Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA MARCHETTA AGLI EVASORI FISCALI DEL GOVERNO GIALLOVERDE NON SONO SERVITI A UNA MAZZA, COME ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO: SONO SOLO UN INSULTO AGLI ONESTI
Ammontano a 19,9 miliardi totali, con un incremento del 3,4% rispetto al 2018, le risorse recuperate lo scorso anno grazie alle attività ordinarie e alle misure straordinarie di contrasto all’evasione fiscale.
Che però sottrae alle casse dello Stato molto di più, oltre 100 miliardi l’anno. Quest’anno, causa Covid, i dati non sono stati annunciati dall’Agenzia delle Entrate a marzo ma sono riportati in uno degli allegati al Documento di economia e finanza.
Le Entrate hanno riscosso quasi 17 miliardi dalle ‘ordinarie’ attività di controllo, circa il 4% in più rispetto al 2018 (16,2 miliardi).
Di questi, 11,7 miliardi derivano dai versamenti diretti su atti emessi dall’Agenzia, 2,1 sono frutto dell’attività di promozione della compliance (+18%) e 3 miliardi il recupero derivante dalla riscossione coattiva di competenza, in calo del 4%.
Dalle misure straordinarie introdotte o prorogate dal governo gialloverde invece sono arrivati 3 miliardi: solo 2,1 miliardi (-19% rispetto al 2018) dalla proroga della rottamazione delle cartelle (risalente al periodo precedente) e la misera cifra di 900 milioni dalla definizione agevolata voluta da Salvini.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO 4 ANNI DI CARCERE, ORA HA APERTO UN RISTORANTE A MONTEVERDE… I SUOI RAPPORTI CON BERLUSCONI, DE GREGORIO E TARANTINI
“Lo spaghetto ai ricci di mare lo facciamo secondo la ricetta di Procida. A crudo. Mettiamo la polpa e
l’acqua del riccio in una terrina con una fogliolina di menta. Nessuna mantecatura: il riccio non vale una padella”.
Valter Lavitola da due anni si occupa di questo: linguine, spigole, frutti di mare. Riparato dagli occhi del mondo, un bistrò di due stanze e una dozzina di coperti a Monteverde, quartiere borghese di Roma, distante dal centro e dai palazzi della politica.
Per oltre 20 anni è stato a fianco del potere vero: prima Bettino Craxi, poi Silvio Berlusconi. È lui che ha scoperto per B. il documento sulla casa di Montecarlo che ha distrutto la carriera di Gianfranco Fini; è lui che ha consegnato i soldi di B. a Sergio De Gregorio nell’operazione che ha fatto cadere il governo Prodi; è lui che pagava per conto di B. Gianpi Tarantini, l’uomo che si occupava degli svaghi privati dell’ex premier (traduzione: le prostitute).
Ora Lavitola spadella, occasionalmente, e il resto del tempo lo passa in sala. Non gli manca il senso dell’ironia: “Prima facevo cadere i governi, facevo la guerra a Prodi e Fini. Adesso faccio la guerra a queste due aiuole qui davanti”, e indica il marciapiede fuori dal locale. “Non mi fanno mettere i tavolini all’esterno. Appena ci ho provato sono arrivati i vigili”.
Ha avuto una vita pazzesca, tutta in mare aperto. Imprenditore ittico con entrature in America latina, poi nuotatore spericolato, sotto il pelo dell’acqua, nelle correnti più scure della politica italiana. Istintivamente simpatico, affabulatore, un po’ mitomane, con frasi da caratterista di Sorrentino: “Solo di due cose ho paura, di Dio e di Valter”. Non si capisce dove inizia la leggenda e dove finisce la realtà . “Cos’ero io per Berlusconi? Giuro che non lo so. Ma ci sono solo due tipi di persone: chi è affidabile e chi è inaffidabile. Io ero affidabile”.
Affidabilmente si occupava di affari pubblici e privati: “La famosa festa in Brasile dopo gli accordi con Lula? L’ho organizzata io. A San Paolo avevo contatti. Portai un giro di fiche spaziali. Ma Berlusconi non fece niente, era con la ‘dama bianca’” (Federica Gagliardi, poi arrestata per traffico di cocaina). Le abitudini del premier erano notorie: “Aveva una rubrica fissa di 23 putt…, le chiamava ‘fidanzate’. Capisce cosa significa per la sicurezza di un uomo così potente? Quando andavano da lui, impediva pure che venissero perquisite”.
Lavitola ha un talento da narratore. La casa di Montecarlo? “Per lo scoop mi aiutò un amico dell’Mi5, i servizi inglesi. Berlusconi mi diede 500mila euro ma non bastarono, ne aggiunsi altri di tasca mia. Non pensavo che avrebbero squagliato Fini così”.
La compravendita di De Gregorio? “I 3 milioni che diedi a Sergio servivano per liquidarlo dall’Avanti! (il giornale socialista riesumato da Lavitola, ndr), dove lui e la moglie avevano uno stipendio da 5mila euro. Per far cadere Prodi invece gli promisero la presidenza della commissione Difesa e la rielezione al Senato”. I soldi di Tarantini? “Quelli li portavo io, ma con il giro delle prostitute non c’entravo niente. Ho conosciuto la moglie di Tarantini nel 2010, è per l’amicizia con lei che davo una mano alla famiglia”.
Dopo la ruota del potere, il carcere: tentata estorsione, ovviamente ai danni di B. “Ridicolo. Con lui c’era un sistema di mutua assistenza consolidato. Quando uno doveva un favore all’altro, non c’era nemmeno bisogno di chiedere. Pensate che dovessi minacciarlo?”. Eppure… “Quando sono tornato dalla latitanza tutti pensavano che l’avrei rovinato. Avrei potuto raccontare tutto. E invece mi sono fatto 4 anni interi, nemmeno un giorno di pena sospesa. In una cella con 11 persone, c’era pure uno che aveva ucciso il padre con la balestra. Ho fatto la galera per Berlusconi”.
Questo ristorante è la sua catarsi: “Gli dedico 12 ore al giorno. A volte vado di persona a fare le aste del pesce all’alba, a Fiumicino o Terracina”. L’adrenalina di prima, dice, non gli manca: “Sono andato a tremila per tanti anni, non potevo continuare. Mi piacerebbe svernare ai Caraibi, ma non posso. Per fortuna c’è il ristorante. Guardate Sergio che fine ha fatto”. Ancora De Gregorio, amico fraterno e padrino di cresima, arrestato la settimana scorsa: “Hanno scritto che andava a fare le estorsioni ai bar. Non ci credo. Poi tutto è possibile… lui a differenza mia non ha mai capito che era finita un’epoca. Ma gli vorrò sempre bene”.
Valter Lavitola sembra finalmente un uomo in pace, libero. Ma gli resta un cruccio: “Sto per fare causa a Berlusconi. Ho diritto a un risarcimento. Non mi ha mai ristorato dei danni”. Alla fine si parla sempre di ristorazione.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
PD SEMPRE PIU’ IRRITATO DAL PREMIER, M5S E LEU BOCCIANO COLLAO, PROGRAMMA ANCORA IN ALTO MARE
“Gli stati generali dell’economia sono contestati anche dai partiti di maggioranza” ha buon gioco a dire Mariastella Gelmini sul far della sera, proprio mentre Giuseppe Conte a Palazzo Chigi incontra i ministri.
E’ la novità delle ultime ore, un antipasto degli incontri che dovrebbero iniziare venerdì, per i più ottimisti, “una perdita di tempo, un contentino”, a sentire un colonnello del Pd.
Finchè la situazione era calda e in gioco c’erano provvedimenti da cui dipendeva la sopravvivenza degli italiani i partiti di maggioranza sono andati in buon ordine dietro il premier. Su un piatto freddo come gli incontri ideati dal presidente del Consiglio sono esplose tutte le tensioni covate sotto il tappeto negli ultimi tre mesi.
I Dem sono ancora scottati dai tempi e dai modi scelti da Conte.
Andrea Marcucci, capogruppo al Senato, la sintetizza così: “E positivo iniziare un confronto che deve essere rapido ed approfondito con gli Stati generali. Vorrei però ricordare a tutti che è il Parlamento il luogo dove si discutono ed approvano le leggi, soprattutto in una fase cosi’ delicata ed importante, non Villa Pamphili”.
C’è qualcosa che scricchiola intorno all’avvocato del popolo. Nicola Zingaretti continua a ripetere incessantemente che altri schemi non esistono, ma i distingo con il premier si sprecano, la freddezza con Dario Franceschini non si scioglie. “Facciamo questa cosa inutile – continua il colonnello del Nazareno – ma poi mettiamoci a lavorare sul serio. L’emergenza ci ha costretto a fare determinate cose, e anche su quelle Palazzo Chigi è arrivato in ritardo, se non ci diamo una mossa in autunno saremo travolti”.
Dal ministero dell’Economia continuano a dire che “noi non ne sappiamo nulla”, nonostante il Mef dovrebbe essere il pivot dell’evento, e nonostante Conte smentisca tensioni con Roberto Gualtieri. Così come, per ben due volte, la presidenza ha smentito la frase riportata da alcuni giornali “c’è un pezzo di stato che rema contro le riforme e contro il governo”, un tentativo infruttuoso di arginare i sospetti che albergano a Palazzo che un pezzo di deep state stia remando per un cambio al vertice del paese.
Oggi Conte ha incontrato i ministri Manfredi, Provenzano, Amendola e i capi delegazione Di Maio e Franceschini. Domani gli altri, forse anche delegazioni della maggioranza,mentre Vito Crimi ha dato il via una consultazione parallela con i suoi per un pacchetto di proposte da portare sul tavolo. Che non sono quelle di Vittorio Colao. Anzi, i 5 stelle hanno visto come fumo negli occhi il paper messo a punto dalla task force, che ha lasciato freddo anche il Pd. Leu, con Nicola Fratoianni, è stata categorica: “Quel piano va lasciato nel cassetto”.
Il Palazzo è ricolmo di veleni, e non si spengono le voci che la manina che lo abbia diffuso abbia sede proprio a Palazzo Chigi.
Se così fosse, è stato un boomerang. Perchè la contrarietà di tutti (fatto salvo per Italia viva) al metodo e al merito delle proposte sta mettendo in forte imbarazzo Conte.
Al punto che il documento Colao “sarà uno degli spunti di riflessione” da cui partire, e il manager sarà probabilmente presente agli stati generali, ma il piano non verrà presentato nella sua interezza.
Raccontano che l’intenzione del premier fosse quella di partire proprio da un duetto con l’ex ad di Vodafone. Ma che dopo aver visto le reazione dei partiti della sua maggioranza abbia deciso di archiviare con meno rumore possibile il lavoro della task force.
Chi si è occupato del dossier racconta di un cortocircuito: “La task force doveva essere l’equivalente del Comitato tecnico scientifico sul versante economico, dare idee di pronta applicazione per il post lockdown. Ma il decreto Rilancio è stato fatto prima, e per non dire che il lavoro è stato inutile lo si è riconvertito in un’analisi sul lungo periodo che però nessuno voleva perchè nessuno è disposto ad accettarla”.
Tradotto: già i partiti di governo litigano su ogni scelta, figuriamoci se ci mette bocca pure un soggetto terzo. “Mi sembra che sia in atto un vero e proprio tiro al bersaglio” commenta Anna Maria Bernini, mentre Matteo Salvini ha offerto un suo personalissimo bacio della morte al piano manifestando il suo gradimento.
I giochi in atto sugli stati generali hanno lo sguardo lungo di una maggioranza che fatica a trovare una quadra nel dopo emergenza e che teme per la sua stessa sopravvivenza, con i 5 stelle che con il passare delle ore diffidano sempre più del Pd, con il Pd che ritiene sempre più inaffidabili i 5 stelle e con tutti che sospettano di Matteo Renzi.
“Ma come possiamo andare avanti con questi se non riusciamo nemmeno a decidere insieme chi far governare ad Ancona?” si chiedono al Nazareno guardando le possibili intese per le regionali sgretolarsi una dopo l’altra e rimanendo aggrappati allo spiraglio ligure.
In questo quadro degli stati generali si ha ancora solo una vaga cornice. Venerdì sono attese le opposizioni, che Conte vorrebbe vedere separatamente anche vista la linea non ostile di Forza Italia, condizione difficilmente accettabile per il duo Salvini-Meloni, sabato la giornata europea con i possibili interventi di von der Leyen, Sassoli e Michel, lunedì le parti sociali.
Un quadro di massima nel quale ancora non si ha contezza delle “menti eccellenti” annunciate da Conte il 3 giugno (“Andrò volentieri nel caso, ma ancora non mi ha chiamato nessuno”, dice uno dei papabili”), nè dettagli sull’eventuale prosecuzione di un evento che Palazzo Chigi continua a dire articolarsi in sei o sette giorni.
Ma soprattutto la grande incognita rimane il piano di base, il documento e le idee che il governo porterà agli incontri, la piattaforma da cui partire per lanciare un confronto. La discussione di lunedì con i capi delegazione ha lasciato tutti insoddisfatti. A sera uno dei ministri confessa sconsolato: “Non sappiamo nemmeno chi va del governo, io non ho ricevuto nessun invito o sollecitazione. Non partiamo benissimo”.
(da “Huffingotonpost”)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
SUL PIANO COLAO VA IN SCENA IL TEATRO DELL’ASSURDO: CHI LO HA VOLUTO LO RINNEGA, CHI NON LO VOLEVA LO LODA… MERAVIGLIOSAMENTE ITALIANO QUESTO VIAGGIO CHE RIPORTA SEMPRE AL PUNTO DI PARTENZA
È tutto meravigliosamente italiano, questo viaggio tra le parole, leggere, incoerenti, che fanno dei
giri immensi poi ritornano a parti invertite.
La parola “Piano”, che evoca tante cose, la politica come programmazione, progetto visione quinquennale, decennale, comunque ambizioso. Piano di ricostruzione, di “Rinascita” dice qualcuno, dimentico di Gelli, ma tanto non se lo ricorda nessuno per fortuna, stavolta è di Colao, stimatissimo manager chiamato da Conte a presiedere una task force in piena emergenza.
Lavoro serio, dettagliato, settimane di approfondimento, decine di call tra esperti. Ecco, consegnato, ti aspetti che il committente lo faccia suo, con pubblico ringraziamento, altrimenti non si capisce perchè sia andato a scomodare un manager che, magari, aveva altro da fare e perchè, tra i tanti, abbia scelto proprio lui, con le sue competenze, la sua visione, le sue idee.
E invece, una volta recepito, il governo, di fatto, lo accantona. Ci sono due formule che, in politica, da che mondo è mondo fanno capire subito quando un qualcosa e un qualcuno vengono messi da parte.
Quando si dice “è un contributo, utile alla discussione” e quando si dice “è una risorsa”, che è un po’ come invitare qualcuno a farsi da parte.
Si capisce che Colao, presentato il contributo, è già destinato a diventare una risorsa, perchè “a ognuno il suo mestiere, e le scelte spettano alla politica”, cioè a coloro, scusate il gioco di parole, che, in assenze di idee, rinunciarono a fare il proprio mestiere, cedendo sovranità ai tecnici.
Chissà se, a questo punto, gli saranno concessi, almeno, gli onori di un passaggio a Villa Pamphili, desiderio mai nascosto dei presidenti del Consiglio nella fase della propria grandeur, lì dove Gheddafi piantò le sue tende per le amazzoni, in piena epopea berlusconiana.
Lì dove Renzi fu folgorato dal “Casino del bel respiro”, l’elegante altana che svetta dentro un parco di duecento ettari. Leggenda vuole che, per evitare gli ingorghi del traffico romano, ci dormì alla vigilia di un incontro diplomatico.
Niente di nuovo, nella Roma eternamente uguale a se stessa, dove gli stessi simboli hanno sedotto tanti Cesari e tanti Papi. Bettino Craxi, qualche lustro prima, aveva pensato di trasferirci la dimora del presidente del Consiglio, ma fu pressochè respinto dalle petizioni dei romani.
Dicevamo, i giri immensi poi ritornano, a parti invertite. Le parole che non ti aspetti sono quelle di Matteo Salvini, il più critico, solo qualche settimana fa verso le task force che “dimenticano settori”, perdite di tempo di fronte a un paese che rischia la fame.
Adesso, invece, apprezza: “Molti punti sono quelli che la Lega già da marzo propose al presidente del Consiglio”. Anzi, carte alla mano, viene spiegato che sul blocco delle tasse, l’eliminazione del limite della spesa in denaro contante, sblocco dei cantieri, modello Genova, taglio delle tasse sul modello flat tax e anche su investimenti su turismo e scuola, di fatto vengono recepiti, nel Piano, gli emendamenti presentati dalla Lega.
Voi capite: ciò che era una cosa seria per gli uni e inutile per gli altri diventa inutile per gli uni e utile per gli altri, chi ha voluto la task force la rinnega, chi non la voleva la loda, nella sublimazione del pirandellismo per cui nulla è come appare e nulla appare come è.
Il Piano che, come l’amore che diventa calesse, è un nonsense: non si sa cosa sia, ma non è quello che sarebbe dovuto essere, disvelatore di una politica che fa suo, su larga scala, il precetto dell’Inail ai bagnini: “Puoi salvare le vite umane in acqua, ma non puoi fare la respirazione bocca a bocca”.
Una cosa e la sua negazione, in una dimensione dell’assurdo separata dalla realtà . A palazzo Chigi ci si arrovella su come organizzare Villa Pamphili, il Parlamento è bloccato dall’ostruzionismo sulla data del voto, se il 20 o il 27 settembre, voto che sarà alla fine deciso dai presidenti delle Regioni, mentre tutt’attorno succedono cose che con la realtà hanno a che fare.
Tra un “bilaterale” e l’altro con all’ordine del giorno questi benedetti Stati Generali, per dirne una, piomba la dichiarazione del ministro delle Finanze tedesco il quale chiede di ridurre il Recovery fund da 750 a 500 miliardi, a conferma che non piovono soldi, ma che c’è una proposta, una battaglia da compiere in Europa e che solo ora inizia una trattativa vera
E allora ti accorgi che questo teatro, in fondo, con le sue parole in libertà , le sue parti invertite, la sua insostenibile leggerezza, è anche un modo per non parlare d’altro, anche all’interno della maggioranza, perchè è assurdo ma anche innocuo litigare su come fare la “campagna d’ascolto”, se di un giorno, tre giorni, tre mesi, certo meno impegnativo rispetto a tutti quei temi su cui tutta questa drammatizzazione non c’è stata: i migranti, la scuola, la cassa integrazione, i decreti che sembrano un labirinto, le semplificazioni che si complicano, eccetera eccetera.
È tutto meravigliosamente italiano questo viaggio che riporta sempre al punto di partenza.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
I FIGLI DI 5, 7, 10 E 14 ANNI SONO STATI ORA AFFIDATI ALLA NONNA MATERNA… PER DUE GIORNI LA RAGAZZINA PIU’ GRANDE HA BADATO AI FRATELLINI
Hanno 5, 7, 10 e 14 anni i bambini lasciati a casa da soli per un intero weekend dalla madre che ha
trascorso le sue ore lontana dai figli in un’altra casa dove ha partecipato a una festa a base di alcol e droga.
Solo domenica pomeriggio soccorsa dal personale medico a causa di un abuso di sostante stupefacenti e superalcolici ha ripreso conoscenza e allertato un conoscente affinchè si recasse nel suo appartamento per accudire i piccoli.
Quando le forze dell’ordine si sono recate in casa della donna hanno infatti trovato l’uomo che ha spiegato loro di essere arrivato poco prima allertato dall’amica: a rassicurare gli agenti ci ha pensato la più grande dei bambini, un’adolescente di 14 anni che ha spiegato di aver badato ai fratelli. “Stiamo tutti bene”, avrebbe detto ai poliziotti la piccola con fierezza.
Una storia di abbandono che arriva da Lecco e che è stata scoperta in maniera fortuita dopo che la donna, 36 anni, mamma single e di professione operatrice sanitaria, è finita in ospedale domenica 7 giugno.
A portarla lì l’ambulanza che l’ha soccorsa a causa di un malore nell’appartamento dove aveva trascorso gli ultimi giorni abusando di cocaina e alcol.
È stata lei a raccontare i dettagli ai medici che l’hanno sottoposta alle cure del caso. Non è chiaro da quanti giorni fosse in quella casa e da quante ore fosse in corso il festino che le ha poi provocato il malore. Saranno gli inquirenti a ricostruire i dettagli della vicenda nella quale a pagare il prezzo più caro però sono stati i figli della donna che è stata denunciata per abbandono di minori.
Non è chiaro cosa la donna abbia raccontato agli agenti che hanno preso in custodia i figli prima di affidarli alla nonna, madre della 36enne dove rimarranno fino a quando il giudice per i minori non deciderà del futuro dei quattro, tutti minori.
Il pubblico ministero di turno presso il Tribunale per i minorenni di Milano intanto ha disposto nei confronti dell’operatrice sanitaria il decadimento della potestà genitoriale.
(da Fanpage)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
ALICE CUTTER FACEVA PARTE DELL’ORGANIZZAZIONE NATIONAL ACTION
Alice Cutter, vincitrice qualche anno fa in Gran Bretagna di un concorso di bellezza denominato ‘Miss Hitler’, e il suo ex boyfriend Mark Jones, condannati l’8 maggio, si sono visti infliggere oggi dalla Birmingham Crown Court (Inghilterra centrale) rispettivamente 3 anni e 5 anni e mezzo di reclusione. L
La coppia è stata riconosciuta colpevole di aver fatto parte di National Action, gruppo extra parlamentare di ultradestra dichiarato illegale come organizzazione terroristica nel 2016.
Originari dello Yorkshire, nell’estremo nord inglese, Alice e Mark erano stati arrestati l’anno scorso assieme ad altri due giovani, poi processati separatamente.
L’ex miss si è sempre dichiarata innocente, ammettendo di aver partecipato a raduni dell’estrema destra, ma negando d’aver fatto parte dell’organizzazione anche se ha partecipato a raduni intitolati “Hitler was right”.
National Action fu sciolta dopo aver dato vita a manifestazioni giudicate d’istigazione all’odio, alla violenza e al razzismo, non senza slogan inneggianti all’uccisione nel 2016 della deputata laburista Jo Cox.
Jones, 25 anni, ex membro del British National Party e ingegnere ferroviario, era un “leader e stratega” che aveva un “ruolo di primo piano e attivo”, ha sentenziato la corte.
Il “piccolo gruppo segreto di neonazisti nazisti” era pronto a raggiungere i propri obiettivi attraverso il terrorismo, con la pulizia etnica di ebrei, neri, asiatici, gay e liberali. “L’obiettivo finale del gruppo era la guerra razziale a tutto campo”, ha dichiarato il procuratore Jameson. “I membri di National Action si stavano attrezzando con le armi e la capacità di produrre esplosivi”.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
TRA CORI E LACRIME IL VIDEO MESSAGGIO DI BIDEN
L’ultimo saluto a George Floyd, l’uomo di 46 anni ucciso dalla polizia di Minneapolis il 25 maggio
scorso, ha richiamato a Houston migliaia di persone.
La chiesa di Fountain of Praise della città texana è gremita e la cerimonia funebre è iniziata alle 11 di mattino, ora locale. Il rito segue le usanze della comunità afroamericana degli Stati Uniti: musica soul, cori gospel e discorsi motivazionali che incentivano le persone a «restare unite e a ricordare George lottando per i diritti umani».
Ai lati della bara con il corpo di Floyd, due grandi teli dipinti con un mezzo busto dell’uomo, raffigurato con l’aureola e le ali di un angelo. I famigliari del defunto vestono tutti di bianco. Molte le telecamere presenti a riprendere la funzione celebrata dal reverendo Al Sharpton. Alla fine della celebrazione, la bara sarà scortata fino al Dipartimento di polizia di Houston. Il corpo di Floyd sarà trasportato in una carrozza trainata da cavalli e riposerà accanto a sua madre, Larcenia Floyd.
«Lasciate che la giustizia piova come acqua, questa è la volontà di Dio», recita Al Sharpton, ma non è il solo religioso a parlare sul palco: per il funerale di Floyd si alternano più reverendi, amici e personalità , tra cui spiccano il sindaco di Houston Sylvester Turner e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden. La parola chiave di tutti i sermoni è “love”, ma anche “justice” e “mercy” per la famiglia di Floyd.
Durante la celebrazione va in scena anche una live performance di un artista che dipinge il volto stilizzato di Floyd su una tela colorata di nero. Di tanto in tanto, in fondo alla chiesa, alcuni presenti sollevano il pugno chiuso, il simbolo delle proteste di Black Lives Matter.
Il pastore Mia K. Wright parla di «momento di connessione» in riferimento a quanto successo a Floyd: «Questo è il momento in cui Dio a riunito le persone di tutto il mondo per connetterci intorno alla vita del fratello George Perry Floyd». Da New York a Washington, intanto, arrivano immagini di decine di migliaia di persone riunitesi in contemporanea al funerale.
Ricordando la disperazione di Floyd nell’invocare l’aiuto di sua madre mentre il poliziotto Derek Chauvin gli toglieva il fiato con il ginocchio premuto sul collo per 8 minuti e 46 secondi, la reverendo Dr. Mary White dice: «Nel momento in cui ha gridato “mama, le orecchie di tutte le madri di questa Nazione si sono sollevate. Le orecchie di tutte le madri di questo mondo l’hanno sentito piangere».
«Non possiamo voltarci dall’altra parte. Non dobbiamo voltarci dall’altra parte — dice il vicepresidente degli Stati Uniti -. Questo momento e quello che è successo a George Floyd non può essere dimenticato. Il razzismo punge l’America nella sua anima».
Biden afferma che solo quando ci sarà giustizia per Floyd gli Stati Uniti imboccheranno la strada corretta verso una giustizia razziale.
«Ci sono ancora abusi sistematici che affliggono la vita degli americani — dichiara Biden, prima di rivolgersi alla figlia di Floyd, Gianna, di 6 anni -. So che hai molte domande tesoro. Nessun bambino dovrebbe porre queste domande, domande che troppi bambini neri che hanno dovuto fare per generazioni. “Perchè?”. “Perchè papà se n’è andato?”».
(da Open)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
GLI ESPERTI ITALIANI CONTESTANO LA TESI DELL’OMS
L’Oms sostiene che sia molto difficile che gli asintomatici sia fonte di contagio? Per diversi esperti
non è così. A sostenere la tesi contraria, in particolare, Giuseppe Ippolito, Giorgio Palù e Andrea Crisanti.
“Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stabiliscono che i tamponi devono essere eseguiti sui sintomatici e sui loro contatti, e per quanto ne sappiamo il virus è contenuto nelle secrezioni mucose degli asintomatici in quantità simili ai pazienti in cui la malattia si manifesta”, ha spiegato all’Agi Palù, microbiologo presso l’Università di Padova, commentando le dichiarazioni di Maria Van Kerkhove, epidemiologa specializzata in malattie infettive emergenti presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità , secondo cui il contagio da parte degli asintomatici è da considerarsi meno probabile. “Inizialmente il contagio veniva attribuito solo ai sintomatici, poi studi internazionali hanno dimostrato che anche gli asintomatici possono contagiare le persone con cui entrano in contatto, da qui la necessità di eseguire tamponi alla popolazione sintomatica e non”, ricorda l’esperto, sottolineando poi che la contagiosità dipende dalla carica virale.
“Il principio che vale per tutte le malattie contagiose o communicable, per dirlo in inglese, che si tratti di un microbo, un virus, un parassita o una tossina, è che le probabilità di contagio dipendono dalla concentrazione microbica. Lo sosteneva anche l’alchimista svizzero Paracelso, ‘Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non sit’, Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”, commenta ancora Palù.
Rincara la dose, parlando con l’AdnKronos, Andrea Crisanti: “Penso che sia una stupidaggine. Gli asintomatici trasmettono e basta, questa è la realtà ”.
E ancora: “Il nostro lavoro condotto su Vò Euganeo” -comune veneto fra i primi in Italia ad essere colpiti dal nuovo coronavirus e diventato una sorta di ‘laboratorio a cielo aperto’ su cui l’università di Padova ha condotto più studi ”è stato accettato su ‘Nature’ e in quell’ambito abbiamo ricostruito proprio le catene di trasmissione e dimostrato che anche gli asintomatici trasmettono” il Sars-Cov-2.
Dal canto suo, Giuseppe Ippolito spiega che per stabilire l’eventuale trasmissibilità del coronavirus da parte di persone asintomatiche o presintomatiche (che svilupperanno i sintomi successivamente) “mancano ancora prova scientifiche. I dati sono ancora limitati, non c’è certezza sulle modalità di trasmissione. Servono studi di lunga durata per avere evidenze incontestabili”.
Si tratta, dice Ippolito all’Adnkronos Salute, “sicuramente di una dichiarazione interessante perchè è ufficiale. E perchè può avere implicazioni nelle decisioni politiche di screening del virus. Ma, come ci ha insegnato questa malattia in questi mesi, a diventare ‘bugiardi’ dalla mattina alla sera non ci vuole molto. Maria Van Kerkhove non ha presentato, nella riunione di ieri, ulteriori dati rispetto a quelli che avevamo”.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2020 Riccardo Fucile
E’ PROPRIETARIO DI UN ALBERGO DOVE SPESSO E’ STATO OSPITE SALVINI
«Il 6 aprile arriviamo in vetta come territorio con la maggiore percentuale di contagi in Italia, superando la Lombardia»: Trento a partire da marzo si è piazzata ai primi posti dei contagi da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19, probabilmente a causa delle piste da sci ancora aperte tra 6 e 8 marzo.
E dopo la storia degli scaldacollo a Bolzano, gli amministratori di Trento hanno continuato a invitare turisti per il week end dell’8 marzo, dopo il quale le curve del contagio sono schizzate all’insù. Report racconta che la storia si va ad incrociare con un’altra vicenda, quella dell’assessore al turismo del Trentino che è proprietario di uno dei più grandi alberghi a Pinzolo.
L’assessore Roberto Failoni è stato tra i maggiori supporter della venuta dei turisti in Trentino, è anche l’albergatore preferito di Salvini, che spesso trascorre lì le sue vacanze.
Alle telecamere di Report dice che non ci ha visto un conflitto d’interesse e che si sono attenuti al dispositivo del governo. Trento è il luogo che registra la percentuale di morti più alta in Italia per COVID-19 nelle RSA. Un medico che lavora in una residenza per anziani dice che ha ricevuto istruzioni per non mandare i pazienti al pronto soccorso perchè gli ospedali erano già saturi, ma loro non erano in grado di garantire sicurezza nelle strutture.
(da “NextQuotidiano”)
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