Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
“UN’IDEA, NULLA DI DECISO”…GELO DI PD E M5S
L’Iva funesta che infinite discussioni addusse al governo, si potrebbe dire.
Nel day after da Palazzo Chigi escono segnali che smussano, che mirano a buttare acqua sull’incendio prima che divampi. Spiegano che lo stesso Giuseppe Conte sia rimasto stupito del clamore intorno alla sua proposta.
“Eppure è uno dei temi che più è ricorso durante gli Stati generali – il ragionamento che fa ai suoi – non solo da parte del mondo delle imprese, ma anche da molti degli economisti accorsi a Villa Pamphili. Ma ”è solo un’idea” filtra dal suo entourage, che specifica che nulla è stato deciso.
L’annuncio di voler procedere al taglio dell’Iva ha colto di sorpresa anzitutto Roberto Gualtieri. Il ministero dell’Economia è febbrilmente a lavoro per simulare costi, impatti e coperture di quella che si annuncia come una manovrina da fare entro luglio, e l’Iva non c’è. Tagliare un punto costerebbe dai 3 ai 10 miliardi, a seconda del come e del cosa, soldi che non sono minimamente stati previsti nelle tabelle del Mef.
Il premier con chi lo ha sentito ripete che la sua idea sarebbe quella di un taglio selettivo e limitato nel tempo, legato al meccanismo del cashback. Idea che ha impattato sul gelo del Pd: “Partire dalla riforma fiscale e dall’Irpef potrebbe dare un risultato più strutturale”, spiega il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta.
Non è un mistero che sia questa anche l’idea di Luigi Di Maio, e l’intero mondo 5 stelle è da due giorni sul crinale di non sconfessare il presidente da un lato e predicare prudenza dall’altro.
Federico D’Incà , uno dei ministri ritenuti più vicini al capo del Governo, quasi derubrica la proposta: “E’ sicuramente un’ottima idea, pero’ fa parte di un grande numero di idee condivise uscite da villa Pamphilj e che nelle prossime giornate saranno al centro di un attento confronto in maniera tale che si possa procedere spediti”.
Il sottosegretario Gianluca Castaldi, il capogruppo alla Camera Davide Crippa e il presidente della commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco escono con una dichiarazione in fotocopia in cui rilanciano la relazione della Corte dei conti, che proprio oggi ha parlato dell’inderogabilità di un taglio delle tasse. Tutti e tre hanno prudentemente circumnavigato la questione. Pesco ha spiegato che “siamo già a lavoro per un piano organico di riduzione del prelievo fiscale che riguarderà le aliquote Irpef”, e solo in seconda battuta “prenderà in considerazione anche ipotesi di riduzione dell’Iva”.
A Palazzo Chigi la testa ce la sta mettendo Mario Turco, sottosegretario con la delega alla Programmazione economica, vera mente grigia del premier su questi temi, che spiega: “La riduzione dell’Iva può avere l’effetto di aumentare i consumi e permettere alle imprese di innovarsi. Stiamo pensando se associare questa riduzione dell’Iva per qualche mese ad un utilizzo dei pagamenti elettronici. Questo potrebbe essere uno strumento concreto ed effettivo per la lotta all’evasione fiscale”. Da Italia viva e Leu sono già arrivate robuste prese di distanza, il quadro generale su come e quanto tagliare le tasse verrà affrontato – secondo quanto riferito ad Huffpost – in un vertice di maggioranza ad hoc previsto tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.
L’ennesima discussione in cui rischia di impantanarsi il governo, che annuncia blitzkrieg per poi trincerarsi in logoranti guerre di trincea.
Un punto di caduta sui decreti sicurezza, altra questione che agita molto soprattutto i pentastellati, non verrà trovato come annunciato in prima battuta entro questa settimana.
Appena per martedì prossimo Luciana Lamorgese ha riconvocato gli esponenti di maggioranza per sottoporre un nuovo testo che ne recepisca le osservazioni, ma le posizioni sono ancora distanti.
“Servirà uno o più confronti tra Conte e i capi delegazione”, spiega un ministro. Una discussione che prosegue nelle more del paletto piantato in mezzo alla strada dal Movimento 5 stelle: parliamone, ma dopo l’estate. “Non esiste, si chiude prima”, replica a muso duro Federico Fornaro, esponente di Leu, un timing condiviso da gran parte del Pd e di Iv.
Il partito che fu di Beppe Grillo è sempre più malmostoso nei confronti del premier. Lo spettro del Mes si aggira sui pentastellati, che spingono Palazzo Chigi a rimandare il passaggio parlamentare a dopo l’estate: “E’ l’unico dossier sul quale rischiamo seriamente di cadere – dice un big M5s – perchè non abbiamo garanzie di tenuta del gruppo”.
Quel che contestano a Conte è di aver deciso in totale autonomia la strategia europea, di cui pur gli riconoscono i meriti, salvo poi non assumersi l’onere della decisione più divisiva, scaricandola sul gruppo parlamentare.
Ad aumentare la diffidenza il vertice convocato su Autostrade, senza che fosse presente un esponente 5 stelle, nonostante il tema della revoca delle concessioni sia stato un cavallo di battaglia dell’ultimo anno. “Erano presenti i ministri competenti, non c’è nessuna volontà di tagliare fuori il Movimento”, la risposta. “Stanno trattando, ci hanno tenuto fuori perchè sanno della nostra intransigenza”, la replica.
Il Pd osserva sconsolato un terreno di confronto che, nonostante oltre due settimane di appelli al cambio di passo, rimane un pantano.
Il decreto Semplificazioni, di cui si parla da maggio, non arriverà prima di luglio, dopo che il decreto aprile ha dovuto cambiare nome per aver clamorosamente bucato il mese in cui era stato previsto. “Se andiamo avanti così – allarga le braccia un dirigente Dem – vareremo la manovrina di luglio come allegato della legge di stabilità ”. Una provocazione, forse.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
FORSE PER PROTEGGERSI DAL CORONAVIRUS BISOGNA RIADATTARE LA BIANCHERIA INTIMA?
Susanna Ceccardi, candidata leghista alle regionali in Toscana, è stata immortalata in compagnia di Matteo Salvini con una mascherina di pizzo traforata.
In una serie di scatti apparsi sulla pagina Facebook della candidata a Santa Croce sull’Arno si può notare la mascherina della candidata che si è prestata a diversi selfie con i suoi sostenitori.
Nel 2017 Susanna Ceccardi era balzata agli onori della cronaca quando aveva sostenuto che la differenza tra gli stipendi dei medici calabresi più bassi rispetto a quelli dell’Emilia Romagna fosse giusta e che “non dovrebbero essere uguali”.
““Ho visto i dati della differenza degli stipendi tra i medici calabresi e i medici dell’Emilia Romagna. Ci saremmo tutti stupiti negativamente se gli stipendi dei medici calabresi fossero stati più alti di quelli dell’Emilia Romagna. Meno male che non è così”, aveva detto ospite ad Agorà la candidata leghista alle regionali toscane.
Il 16 maggio aveva poi attaccato Silvia Romano pubblicando una vecchia notizia del 2019 in cui si parlava di un attacco da parte del gruppo Al-Shabaab contro alcuni militari italiani a Mogadiscio. “Vedo che i 4 milioni di euro pagati per il riscatto di Silvia Romano sono stati subito messi a frutto!”, aveva detto la candidata lasciando intendere che quei soldi fossero stati usati dal gruppo terroristico per finanziare l’attentato.
Peccato che l’attentato fossse di un anno prima rispetto al rapimento di Silvia.
Dopo le numerose critiche aveva cancellato il post originale
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
MENO PARLA DI POLITICA, MEGLIO E’ PER TUTTI
Da Ballarò a Ballando con le stelle il passo è breve. Alessandra Mussolini a Ballando con le stelle è la notizia del giorno, secondo quanto confermato a Libero: l’ex parlamentare del centrodestra (in varie sfumature) parteciperà al talent show di Milly Carlucci che andrà in onda prossimamente su Raiuno. Con l’edizione 2020 non andata in onda a causa del coronavirus, l’appuntamento è stato rinviato nell’autunno prossimo. Per questo si sta definendo il cast e l’ex europarlamentare di Forza Italia ne farà parte.
Non sarà un’edizione semplice. Oltre che in pista da ballo, Alessandra Mussolini dovrà confrontarsi con persone che, politicamente, la pensano molto diversamente da lei. Personaggi storici di Ballando con le Stelle come Selvaggia Lucarelli o Guglielmo Mariotto sono pronti a confrontarsi con l’inedita partecipazione di Alessandra Mussolini al talent show.
Una scelta ponderata, come ha detto a Libero, che è stata alternativa rispetto alla proposta — che pure le era stata avanzata — per entrare nella casa del Grande Fratello Vip. Probabilmente, un modo per avere una visibilità legata alla televisione pubblica (Ballando con le stelle è uno dei programmi tv più visti della Rai) e di avere un palcoscenico e un target di spettatori diverso al quale rivolgersi.
Negli ultimi tempi, Alessandra Mussolini aveva frequentato altre trasmissioni televisive, non facendo mai mistero di avere una particolare predilezione per il dibattito in tv. Fino a questo momento, si era trattato però di un dibattito che aveva sempre uno sfondo di natura politica. Adesso siamo all’intrattenimento puro.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
IL PALLOTTOLIERE SI FERMA A 160 MA IN REALTA’ ARRIVA A 168 CON I VOTI DI SENATORI DEL MISTO E I SENATORI A VITA
Con l’addio di Alessandra Riccardi il governo Conte non è più sicuro di avere la maggioranza al Senato. La senatrice passata ieri alla Lega garantiva numericamente la quota 161 e ora l’esecutivo si ritrova ufficialmente con un senatore in meno rispetto alla maggioranza assoluta. Ma non è detto che i conti siano giusti.
Stando ai numeri ufficiali dei gruppi che al Senato sostengono il governo, oltre ai 95 di M5S, fanno parte della maggioranza 35 senatori del Partito democratico, 17 di Italia viva, 5 di Liberi e uguali, 2 di Maie e 6 delle Autonomie.
A questi, a seconda delle votazioni, si potrebbero aggiungere o meno alcuni ex 5 stelle che in diverse occasioni hanno sostenuto il governo puntellando la maggioranza.
Il Corriere della Sera però fa altri conti e dice che le forze giallorosse arrivano a quota 162 senatori, con uno stretto margine di voti (senza i senatori a vita) sull’opposizione perchè assegna un senatore in più in appoggio al governo nel MAIE e uno in più nelle Autonomie. Ecco quindi che il margine di due voti sarebbe per ora rispettato. Ma c’è dell’altro:
La situazione rischia anche di aggravarsi. Già , perchè tra i parlamentari a rischio cacciata figurano anche due senatori, Marinella Pacifico (ferma a maggio 2019) e Fabio Di Micco (in ritardo di dieci mesi).
Un quadro complesso, con una deadline (la prima) scaduta lo scorso 15 giugno. A fine mese, la resa dei conti: un pugno duro che potrebbe far vacillare il governo.
Ieri ha lasciato il M5S anche la deputata Alessandra Ermellino, pugliese, passata al Misto: «Il M5S è diventato uno spazio privo di confronto e competenza, dove il rispetto delle regole e dei valori, che ci avevano illusi che un cambiamento fosse finalmente possibile, sono stati calpestati dalle aspirazioni personali», ha spiegato, ma nel Movimento molti fanno notare che Ermellino era tra i parlamentari ritardatari» con le restituzioni: ferma a giugno 2019 secondo tirendiconto.it.
Anche per il Fatto Quotidiano sono 160 i voti certi a Palazzo Madama, uno in meno della maggioranza assoluta:
E presto potrebbe andare peggio, perchè ci sono almeno altri tre senatori in bilico nel Movimento. Senza dimenticare che altri rischiano l’espulsione per le mancate restituzioni. Di certo la prima da recuperare è la catanese Tiziana Drago, che qualche settimana fa si era astenuta nel voto sulla mozione di sfiducia per il Guardasigilli del M5S, Alfonso Bonafede. “Con questi numeri non reggiamo, diventerà indispensabile appoggiarci a Forza Italia”, ammettono dai 5Stelle.
Ma la maggioranza c’è o non c’è?
Il capogruppo M5S al Senato Gianluca Perilli però non si scompone se qualcuno gli fa notare che la maggioranza è sempre più risicata: “Abbiamo superato la prova, difficile, dell’ultima volta, con due richieste di numero legale, l’ultima delle quali superata alla prima chiama, e il gruppo ha risposto compatto. Per quel che mi riguarda — ha spiegato all’Adnkronos — dinanzi ad ogni difficoltà sono uno che combatte e non si arrende…”. Repubblica invece stima l’attuale maggioranza a 167, sei in più della maggioranza assoluta.
Sarebbero numeri rassicuranti, se non fosse che questa somma include anche due senatori a vita — Mario Monti ed Elena Cattaneo — e sette peones del Misto. Una compagine eterogena. Un margine preoccupante: che succede, ad esempio, se sul Mes si sfilano cinque grillini, come stimano a Palazzo Chigi?
Succede che Forza Italia rischia di risultare determinante, i renziani diventano l’ago della bilancia, il Senato si trasforma in una palude.
“In corso c’e’ una offensiva del centro destra per andare al voto ancora prima della fine dell’estate”, spiega una fonte parlamentare all’agenzia di stampa AGI.
Matteo Salvini punta a fare cadere il governo prima dell’autunno perchè sa che dopo quella dead line sarebbe più difficile fermare la legislatura e andare al voto, è il ragionamento che si fa all’interno della maggioranza.
Per evitarlo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dovrebbe “mettere a segno due o tre mosse” che darebbero respiro alla maggioranza e all’esecutivo.
“E’ chiaro a tutti che se il quadro si stabilizza e il governo mette a segno tre mosse buone si arriva al 2022 senza problemi. Se blocchi questo lavoro, invece, il banco salta”, sottolineano da Palazzo Madama.
A guardare i numeri della maggioranza al Senato, d’altra parte, c’è poco da stare tranquilli. All’ultima votazione, venerdì scorso, i numeri della maggioranza si sono fermati a 168. Ora, con l’addio di Riccardi, si arriverebbe a 167, ma si tratta di una stima che comprende anche senatori a vita e senatori passati al Misto che continuano a votare con la maggioranza.
Da questo nascerebbe il pressing ormai asfissiante del Pd su Conte per chiudere quei dossier, da Alitalia ad Autostrade passando per Ilva e decreti Salvini, rimasti sul tavolo di Palazzo Chigi.
Sullo sfondo resta la partita per la conquista della leadership del Movimento. Il numero 1 di Rousseau Davide Casaleggio ha ribadito che sulla scelta del capo politico decidono gli iscritti grillini. “Alessandro Di Battista ha sempre dato tanto al Movimento 5 Stelle, vedrà in che modo vorrà dare supporto al Movimento 5 Stelle in futuro”, ha affermato in una intervista a ‘Fanpage’, precisando però di non voler entrare “nel merito di singole candidature o singole persone”: “Siano gli iscritti a scegliere qualunque cosa importante per il Movimento 5 Stelle per la direzione del Movimento 5 Stelle”, ha aggiunto.
Anche due lutti hanno segnato il gruppo. Il 22 novembre è mancato Franco Ortolani (al suo posto e’ subentrato Sandro Ruotolo, ma al Misto) e il 17 marzo è scomparsa Vittoria Bogo Deledda. E tra poco in Sardegna si svolgeranno le suppletive.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
“NEL GOVERNO NON VEDO L’IDEA DI PAESE”… “CONGRESSO PD ORA NON E’ UNA BUONA IDEA”… “BONOMI NON E’ DI DESTRA”
Sindaco Giuseppe Sala, lei condivide le critiche di Giorgio Gori a Nicola Zingaretti?
Ci sono degli elementi di verità in quello che dice Gori, concreti, su cui si può discutere. Non capisco il “modo”, nel senso che una proposta del genere, se non preparata e condivisa, rischia di essere dimenticata in pochi giorni.
Andiamo al dunque: serve un Congresso, per cambiare la segreteria?
Non credo che in questo momento sia una buona idea cambiare il segretario del Pd. Non ha senso, non lo sentirebbero in primo luogo gli elettori. Il punto è un altro. Non vorrei rischiare di passare per una Cassandra, ma io vedo un autunno durissimo. Il Congresso non si organizza dall’oggi al domani, e non mi sembra una buona idea mettersi a fare una cosa del genere, mentre ci sarà un passaggio così delicato.
Autunno durissimo. Il Governo è seduto su una bomba sociale pronta a esplodere se non cambia passo?
Sì, c’è seduto il Governo e più in generale il Paese. Io sono molto preoccupato. In questo momento tutti i nodi sociali stanno venendo al pettine e noi stiamo rimandando il problema, ma arriveranno al dunque: il 17 agosto finisce il divieto di licenziare, la Cassa integrazione finisce, insomma a un certo punto ci sarà un limite. Io parlo con gli imprenditori, è facile intuire che stanno preparando dei piani di licenziamento significativi per l’autunno.
E a quel punto altro che Salvini, solo Dio sa quel che arriva.
Proprio così, solo Dio lo sa. Sa perchè ho detto “basta con lo smart working”? Perchè se tu imprenditore hai a casa tutta questa gente, ti chiedi: “Siamo sicuri che proprio non posso rinunciare a qualcuno in una situazione di calo dei profitti?”. È inevitabile. Vede, a me non convince l’idea di ridurre l’Iva. Non è che se tagli l’Iva di 4 punti corro a comprare una macchina o una camicia, l’idea che i consumi possano essere la panacea di tutti i mali è discutibile. Le ripeto, sono preoccupatissimo.
Paralisi, stallo, rinvio. Scelga lei il termine. Non c’è un solo dossier su cui si riesce a decidere.
Si, alcune questioni stanno lì da anni come Alitalia, sin dai tempi dei capitani coraggiosi. Altre sono più complesse come l’Ilva, su altre c’è un colpevole ritardo. Mi auguro che il Governo stia coltivando una idea di ricostruzione del paese che, al momento, non c’è o non è riuscito a esprimere. E questo è davvero un paradosso.
In che senso?
Il paradosso è che da un lato la politica non sembra essere in grado di essere centrale proprio nel momento in cui stanno per arrivare un sacco di soldi per la ricostruzione. Sarà finanziato lo Stato, non le imprese, e dunque è necessario che lo Stato, la politica, abbiano idee chiare, progetti, capacità realizzativa. Io credo molto all’idea del “Big State”, dello Stato centrale nei processi industriali.
Questa squadra di Governo le sembra all’altezza?
A Conte ho suggerito senza polemica di cambiare qualcuno. Lui dice di no, ma secondo me, lo dico con grande rispetto, sarà costretto a cambiare prima o poi.
Ha suggerito di cambiare qualcuno o le piacerebbe che cambiasse il Governo?
No, non vedo alternative. Per quante criticità ci siano non vedo alternative all’alleanza con i Cinque stelle. Anche se non mi pare così “organica” come in parecchi speravano. Guardi le Regioni: l’opposizione è unita ovunque, la maggioranza è separata. La situazione dei Cinque Stelle non è ancora definita. All’interno c’è un’anima di destra e una di sinistra, ci sono realtà territoriali dove prevale quella di sinistra tipo Torino e Milano e altre dove prevale la destra. C’è un travaglio in atto, parlando con Beppe Grillo avverto che si sta interrogando su quale sia il suo ruolo, avendo comunque una idea chiara sul posizionamento del Movimento.
Lei ha una consuetudine con Grillo?
Sì, ci diciamo come la pensiamo in modo sincero e disinteressato.
Torniamo alla questione del paese. Anche lei, come Bonomi, pensa che sia squadernata una questione settentrionale, intesa come rivolta dei ceti produttivi e incapacità della politica di rappresentarli?
Con Bonomi ho parlato più volte in queste settimane, lui sostiene di essere poco ascoltato dal Governo. Ho l’impressione che anche questa idea degli Stati Generali, con l’ascolto di tutti, abbia fatto sentire gli industriali una parte di tante. Forse avrebbero preferito un’interlocuzione più strutturata.
Per lei Bonomi esprime una cultura di destra, alternativa al sovranismo, o pone istanze legittime?
Ma no, gli industriali non sono nè di destra nè di sinistra. Credono nell’economia, nel profitto, nella crescita delle loro aziende. Il tema è che loro ritengono, anche giustamente, di essere il motore della ripresa e chiedono attenzione e misure concrete. E la politica a loro deve chiedere di essere partecipi del momento rispettando i diritti dei lavoratori.
Crede anche lei, come De Bortoli, che ci sia un clima anti-industriale e anti-settentrionale?
Un po’ sì. Ed è un po’ ingiustificato. Gliela dico così: è ripartito il campionato? Sì, ed è tornato più o meno tutto come prima: vince la Juve, il Napoli, l’Inter. Non riparte con valori stravolti. Il paese riparte solo se la Lombardia gioca un ruolo da protagonista. Non so se ho reso l’idea. Invece anche io ho letto in alcune reazioni un po’ di invidia e un certo compiacimento nel vedere colpita una Regione modello.
Le rigiro la questione. Non crede invece proprio che sul Covid si sia manifestato il default del modello lombardo? Non parlo solo di Fontana e della sanità regionale. Ma proprio della crisi di un modello e di una mentalità : Milano non si ferma, Bergamo non si ferma. L’idea che il Pil sia sempre più forte della salute.
Non so se è il Pil o la nostra attitudine a essere ottimisti e positivi, a volte non rendendosi conto del fatto che non può essere così. Anche io, nella fase iniziale di fronte a un’ondata popolare, ho rilanciato “Milano non si ferma”. Non mi giustifico, ma fa parte della nostra natura.
Sta facendo un’autocritica?
Sì, ho sbagliato, dovevo non farmi trascinare. Ma non era il Pil, erano gli umori della gente che ha il “non fermarsi” proprio nell’indole.
A proposito: ha deciso se ricandidarsi o meno?
Entro fine settembre lo chiarirò. Non ho un “piano b” dal punto di vista politico, il punto è che dieci anni a tirare la carretta, tra Expo e primo mandato, sono duri, voglio interrogarmi sul fatto di essere la persona giusta. Se mi ricandido, lo faccio in discontinuità con me stesso, anche interpretando alcune sensibilità che non hanno casa in nessun partito, come per esempio quella ambientale.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
LO SFOGO DEL DIRETTORE DELLE MALATTIE INFETTIVE DEL SACCO DI MILANO
C’è un meme che circola su internet da diverse settimane: in Italia si è passati dall’essere virologi a esperti di economia in un batter di ciglia, per poi diventare (o tornare a essere) allenatori di calcio alla ripresa dei primi match ufficiali.
Una presa di posizione ironica che, però, nasconde alcune verità . E se a farlo è un cittadino rimane un problema di poco conto, ma se questi sconfinamenti arrivano all’interno del comparto medico allora la questione è più seria.
E proprio su questo tema si è sfogato Massimo Galli ieri sera a CartaBianca, su Rai3, con un messaggio indignato rivolto ai suoi colleghi non virologi che, però, si accalcano tra televisioni, radio e giornali parlando di virologia.
Il tema è quello in discussione in queste settimane: da una parte ci sono esperti medici che parlano di un virus «diventato più buono», dall’altro c’è chi sostiene che i numeri indicano tutt’altro che la fine dell’emergenza sanitaria. Tra questi ultimi c’è proprio Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, che sottolinea come questo ottimismo sia del tutto fuori luogo.
«Dire che il virus si è rabbonito è una grossolana sciocchezza», sostiene Massimo Galli. Secondo lui, infatti, i nuovi focolai in Italia sono l’esatto sintomo di come il Coronavirus sia ancora vivo in mezzo a noi e che le storie che arrivano dalla Cina e dal focolaio nel mattatoio in Germania (che ha costretto il governatore del Nordreno-Westfalia a imporre un nuovo lockdown fino al 30 giugno nell’area di Guetersloh) non possono far fare proclami ottimistici.
Poi l’attacco diretto: «I miei illustri colleghi si sono improvvisati una competenza su virus e epidemia, venendo da fantastici curricula in altri campi e altri ambiti. Io non mi metto a fare l’oncologo, il nefrologo. Io non mi metto a fare altri mestieri in termini di valutazioni di elementi e di esperienza. Sono veramente esausto: non posso dover contrastare posizioni di colleghi che si basano su impressioni e non sui numeri. È necessario parlare sulla base di dati, non sulle opinioni».
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
LO STUDIO CENSIS CONFERMA IL CINISMO CHE ORMAI IMPAZZA NEL NOSTRO PAESE
Chi pensava che saremmo usciti migliori dalla pandemia di Covid-19 deve fare i conti con quanto emerge dal rapporto “La silver economy e le sue conseguenze nella società post Covid-19” dell’Osservatorio Censis-Tendercapital.
Lo studio registra un nuovo rancore sociale e generazionale dei più giovani contro i più anziani, esploso con violenza proprio a seguito della pandemia.
Nel dettaglio, un giovane su due in emergenza vorrebbe penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure e nella competizione sulle risorse pubbliche: il 49,3% dei millennial (il 39,2% nel totale della popolazione) ritiene che nell’emergenza sia giusto che i giovani siano curati prima degli anziani.
Un cinismo confermato da quel 35% dei giovani (il 26,9% nel totale della popolazione) convinto che sia troppa la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, a danno dei giovani.
In sostanza monta nella generazione più giovane un’inedita voglia di preferenza generazionale nell’accesso alle risorse e ai servizi pubblici, legata all’idea che l’anziano sia una sorta di privilegiato dissipatore di risorse pubbliche.
Il presidente di Tendercapital, Moreno Zani, si augura che i dati emersi possano dare “un contributo positivo al decisore politico che dovrà adottare scelte più rispondenti alle nuove esigenze emerse a seguito della pandemia”.
Gli risponde il sottosegretario all’EconomiaPier Paolo Baretta dicendo che le politiche pubbliche “devono tener conto dell’alto numero di persone anziane che hanno una notevole capacità di spesa, oltre che un ruolo sociale considerevole nei confronti dei giovani”.
Secondo lui, visto il clima teso, occorre “rimarginare la rottura generazionale” attraverso politiche che da un lato favoriscano l’occupazione e, dall’altro, “contribuiscano a sviluppare un nuovo modello di welfare orientato alla tutela della salute”.
Dal Rapporto emerge che nella fase post-Covid-19, gli anziani guardano al proprio futuro e a quello della propria famiglia con più fiducia degli altri: il 32,8% si dice ottimista, contro il 10,4% dei millennial e il 18,1% degli adulti.
Sono anche i più positivi sulle chance di ripresa dell’Italia (20,9%), mentre crolla in questo caso la fiducia dei millennial (4,9%).
Secondo Giuseppe De Rita, presidente del Censis, la sfida ora è quella di leggere queste evidenze “alla luce di un ciclo di lungo periodo, tenendo conto che prima del contagio gli anziani erano più predisposti a cedere parte del loro reddito ai figli o ai nipoti, mentre il quadro che sembra ora emergere è quello di un atteggiamento di maggiore controllo da parte dei primi volto a riprendere padronanza della propria capacità finanziaria”.
Questa però non è la sola novità che emerge dallo studio.
Si smentisce ad esempio la relazione tra l’alta presenza di anziani e l’alta incidenza dei contagi. Il Covid non ha colpito solo gli anziani, lo dicono i dati a livello geografico: nelle province con i più alti tassi di contagio l’incidenza degli anziani è contenuta, come accade a Cremona (1° per tasso di contagio, ma al 45° posto della graduatoria per anzianità ) e Piacenza (rispettivamente al 2° e al 36° posto).
Al contempo, la provincia di Savona (1° per anzianità ) si colloca al 30° posto nella graduatoria per contagio, così come Biella (2° nella graduatoria per anzianità e 28° in quella per contagio).
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
285 EURO AL MESE NON POSSONO SODDISFARE I BISOGNI PRIMARI DI VITA
Meno di trecento euro al mese. 285.66 euro mensili, previsti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità , non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita.
È perciò violato il diritto al mantenimento che la Costituzione (articolo 38) garantisce agli inabili. Lo ha stabilito la Corte costituzionale esaminando una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’appello di Torino.
Il caso che ha dato origine alla decisione – spiega l’Ufficio stampa della Consulta in attesa del deposito della pronuncia- riguarda una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno.
La Corte ha ritenuto che un assegno mensile di soli 285,66 euro sia manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i “mezzi necessari per vivere” e perciò violi il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.
È stato quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione” (pari a 516,46 euro) da tempo riconosciuto, per vari trattamenti pensionistici, dall’articolo 38 della legge n. 448 del 2011, debba essere assicurato agli invalidi civili totali, di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età , attualmente previsto dalla legge.
Questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano, in particolare, di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro.
La Corte ha stabilito che la propria pronuncia non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale.Resta ferma la possibilità per il legislatore di rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purchè idonee a garantire agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
LEGA 23,8%, PD 22,2%, M5S 15,6%, FDI 14%, FORZA ITALIA 7,5%, ITALIA VIVA 3%, +EUROPA 2,7%, LA SINISTRA 2,4%, VERDI 2%, AZIONE 1,2%
Secondo il sondaggio di Ixè il calo della Lega, che si porta al 23,8% dal 24,3, a solo 1,6% dal Pd (22,2% dal 22) si fa ancora più accentuato.
Arretra anche il Movimento 5 Stelle (15,6% dal 16,1), in una fase di tensioni interne, e flettono leggermente anche Fratelli d’Italia (14,0% dal 14,2) e Forza Italia (7,5% dal 7,9). Fanno registrare, invece, un saldo positivo rispetto alla scorsa settimana, Italia Viva (3,0% dal 2,7), +Europa (2,7% dal 2,2) e La Sinistra (2,4% dal 2).
Nelle rilevazioni in due mesi la Lega ha perso 2,1 punti percentuali ma anche il Partito Democratico, che è secondo nelle preferenze degli italiani, ha perso lo 0,7 nello stesso lasso di tempo così come il MoVimento 5 Stelle che ha perduto lo 0,8%.
Fratelli d’Italia invece ha guadagnato un punto e mezzo in percentuale così come Italia Viva che è salita dell’1,1%.
Per quanto riguarda la popolarità dei leader politici, al primo posto c’è Giuseppe Conte con un indice di gradimento di 55 (in calo), seguito da Luca Zaia che arriva al 49, Giorgia Meloni che approda al 32 e Matteo Salvini che è al 29%, mentre Zingaretti lo segue con tre punti di distacco. La fiducia in Silvio Berlusconi oggi supera quella in Luigi Di Maio.
(da agenzie)
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