L’IVA FUNESTA DI CONTE
“UN’IDEA, NULLA DI DECISO”…GELO DI PD E M5S
L’Iva funesta che infinite discussioni addusse al governo, si potrebbe dire.
Nel day after da Palazzo Chigi escono segnali che smussano, che mirano a buttare acqua sull’incendio prima che divampi. Spiegano che lo stesso Giuseppe Conte sia rimasto stupito del clamore intorno alla sua proposta.
“Eppure è uno dei temi che più è ricorso durante gli Stati generali – il ragionamento che fa ai suoi – non solo da parte del mondo delle imprese, ma anche da molti degli economisti accorsi a Villa Pamphili. Ma ”è solo un’idea” filtra dal suo entourage, che specifica che nulla è stato deciso.
L’annuncio di voler procedere al taglio dell’Iva ha colto di sorpresa anzitutto Roberto Gualtieri. Il ministero dell’Economia è febbrilmente a lavoro per simulare costi, impatti e coperture di quella che si annuncia come una manovrina da fare entro luglio, e l’Iva non c’è. Tagliare un punto costerebbe dai 3 ai 10 miliardi, a seconda del come e del cosa, soldi che non sono minimamente stati previsti nelle tabelle del Mef.
Il premier con chi lo ha sentito ripete che la sua idea sarebbe quella di un taglio selettivo e limitato nel tempo, legato al meccanismo del cashback. Idea che ha impattato sul gelo del Pd: “Partire dalla riforma fiscale e dall’Irpef potrebbe dare un risultato più strutturale”, spiega il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta.
Non è un mistero che sia questa anche l’idea di Luigi Di Maio, e l’intero mondo 5 stelle è da due giorni sul crinale di non sconfessare il presidente da un lato e predicare prudenza dall’altro.
Federico D’Incà , uno dei ministri ritenuti più vicini al capo del Governo, quasi derubrica la proposta: “E’ sicuramente un’ottima idea, pero’ fa parte di un grande numero di idee condivise uscite da villa Pamphilj e che nelle prossime giornate saranno al centro di un attento confronto in maniera tale che si possa procedere spediti”.
Il sottosegretario Gianluca Castaldi, il capogruppo alla Camera Davide Crippa e il presidente della commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco escono con una dichiarazione in fotocopia in cui rilanciano la relazione della Corte dei conti, che proprio oggi ha parlato dell’inderogabilità di un taglio delle tasse. Tutti e tre hanno prudentemente circumnavigato la questione. Pesco ha spiegato che “siamo già a lavoro per un piano organico di riduzione del prelievo fiscale che riguarderà le aliquote Irpef”, e solo in seconda battuta “prenderà in considerazione anche ipotesi di riduzione dell’Iva”.
A Palazzo Chigi la testa ce la sta mettendo Mario Turco, sottosegretario con la delega alla Programmazione economica, vera mente grigia del premier su questi temi, che spiega: “La riduzione dell’Iva può avere l’effetto di aumentare i consumi e permettere alle imprese di innovarsi. Stiamo pensando se associare questa riduzione dell’Iva per qualche mese ad un utilizzo dei pagamenti elettronici. Questo potrebbe essere uno strumento concreto ed effettivo per la lotta all’evasione fiscale”. Da Italia viva e Leu sono già arrivate robuste prese di distanza, il quadro generale su come e quanto tagliare le tasse verrà affrontato – secondo quanto riferito ad Huffpost – in un vertice di maggioranza ad hoc previsto tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.
L’ennesima discussione in cui rischia di impantanarsi il governo, che annuncia blitzkrieg per poi trincerarsi in logoranti guerre di trincea.
Un punto di caduta sui decreti sicurezza, altra questione che agita molto soprattutto i pentastellati, non verrà trovato come annunciato in prima battuta entro questa settimana.
Appena per martedì prossimo Luciana Lamorgese ha riconvocato gli esponenti di maggioranza per sottoporre un nuovo testo che ne recepisca le osservazioni, ma le posizioni sono ancora distanti.
“Servirà uno o più confronti tra Conte e i capi delegazione”, spiega un ministro. Una discussione che prosegue nelle more del paletto piantato in mezzo alla strada dal Movimento 5 stelle: parliamone, ma dopo l’estate. “Non esiste, si chiude prima”, replica a muso duro Federico Fornaro, esponente di Leu, un timing condiviso da gran parte del Pd e di Iv.
Il partito che fu di Beppe Grillo è sempre più malmostoso nei confronti del premier. Lo spettro del Mes si aggira sui pentastellati, che spingono Palazzo Chigi a rimandare il passaggio parlamentare a dopo l’estate: “E’ l’unico dossier sul quale rischiamo seriamente di cadere – dice un big M5s – perchè non abbiamo garanzie di tenuta del gruppo”.
Quel che contestano a Conte è di aver deciso in totale autonomia la strategia europea, di cui pur gli riconoscono i meriti, salvo poi non assumersi l’onere della decisione più divisiva, scaricandola sul gruppo parlamentare.
Ad aumentare la diffidenza il vertice convocato su Autostrade, senza che fosse presente un esponente 5 stelle, nonostante il tema della revoca delle concessioni sia stato un cavallo di battaglia dell’ultimo anno. “Erano presenti i ministri competenti, non c’è nessuna volontà di tagliare fuori il Movimento”, la risposta. “Stanno trattando, ci hanno tenuto fuori perchè sanno della nostra intransigenza”, la replica.
Il Pd osserva sconsolato un terreno di confronto che, nonostante oltre due settimane di appelli al cambio di passo, rimane un pantano.
Il decreto Semplificazioni, di cui si parla da maggio, non arriverà prima di luglio, dopo che il decreto aprile ha dovuto cambiare nome per aver clamorosamente bucato il mese in cui era stato previsto. “Se andiamo avanti così – allarga le braccia un dirigente Dem – vareremo la manovrina di luglio come allegato della legge di stabilità ”. Una provocazione, forse.
(da “Huffingtonpost”)
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