Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRI LAVORANO NEL RISTORANTE ROMANO DELLA MOGLIE DI IANNONE
Almeno quattro anni di bollette idriche inviate “erroneamente” all’indirizzo del Ministero dell’Istruzione. Una sentenza di archiviazione della prima denuncia perchè “l’immobile pubblico non era effettivamente destinato all’esercizio delle funzioni istituzionali”.
E la metà degli occupanti censiti, che si dichiarano “in emergenza abitativa”, sono in realtà dipendenti pubblici che percepiscono anche stipendi “ordinari”, mentre una parte dei restanti lavora in un noto ristorante romano di proprietà della moglie di Gianluca Iannone.
Grazie a tutta una serie di casualità , intoppi e omissioni la “grande famiglia” di CasaPound dal 2003 ha resistito all’interno del prestigioso immobile di via Napoleone III, oggi di proprietà dell’Agenzia del Demanio (e dunque del Ministero Economia e Finanze).
Nell’informativa della guardia di finanza consegnata nel 2019 alla Corte dei Conti — sulla base della quale i magistrati contabili contestano un danno erariale di 4,6 milioni di euro — si può leggere nero su bianco l’excursus di 17 anni di una delle occupazioni abusive più longeve fra le 78 presenti nella Capitale.
Occupazione minata, per la prima volta, dal decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Roma in relazione all’inchiesta della Procura per associazione a delinquere finalizzata all’istigazione razziale.
I dipendenti del Mef e quelli di Comune e Regione
La guardia di finanza ha consegnato al procuratore generale della Corte dei Conti, Andrea Lupi, un elenco di 16 nomi. Fra questi ci sono due dipendenti del ministero Economia e Finanze, ente proprietario dell’immobile.
La prima, D.D.G., è una donna di 41 anni impiegata presso la Direzione centrale sistemi informativi e innovazione, che fra il 2014 e il 2017 ha dichiarato un reddito imponibile di Latina di circa 17mila; la seconda S.G., invece è un’altra 41enne, che lavora alla Ragioneria territoriale dello Stato ma che nel 2017 ha dichiarato solo 11mila euro di reddito.
C’è anche F.C., dipendente del Policlinico Gemelli di Roma e uno stipendio medio annuo di 20mila euro.
Poi ci sono i dipendenti di Regione Lazio e Comune di Roma.
D.N., impiegato 54enne di LazioCrea Spa, con 19mila euro di imponibile, è sposato con E.C., dipendente della municipalizzata capitolina Zetema, 17mila euro di reddito. Sempre in Zetema lavora M.C., 17mila euro annui.
Sabrina Properzi, invece, è una dipendente Cotral, la società dei trasporti della Regione Lazio. Nel 2016 è stata candidata al Comune di Roma nelle liste della tartaruga frecciata: dichiara in media 27mila euro l’anno, mille euro in più del marito, che lavora sempre in Cotral.
Dipendente diretta del Comune di Roma è invece S.C., con uno stipendio medio annuo imponibile che si attesta sui 22mila euro.
Il caso delle bollette Acea inviate al ministero
Stipendi ordinari da impiegati normali diventano dei salari discreti quando non ci sono mutuo, affitto e bollette da pagare.
“Se vogliono far rendere l’immobile, siamo disposti a pagare un canone, ovviamente calmierato”, ha dichiarato il portavoce di Casapound, Simone Di Stefano, durante il punto con i cronisti.
Fino al 2014, in realtà , esistevano delle utenze intestate al movimento. Poi è subentrato la legge 47/2014 (decreto Lupi) che ha vietava agli occupanti, fra le altre cose, avere servizi elettrici e idrici.
Ma con Acea accade qualcosa di strano. La multiutility capitolina l’8 giugno 2004 riceve dal Miur (allora proprietario dell’immobile) richiesta di interrompere l’erogazione. Acea blocca la fatturazione, ma non la fornitura, perchè “per chiuderla i tecnici sarebbero dovuti intervenire all’interno dello stabile, esponendo a rischio la loro incolumità ”.
Ma dal 28 settembre accade una cosa ancora più strana: “Con il passaggio al nuovo sistema informatico di fatturazione — si legge — sono state erroneamente emesse bollette a carico di Miur intestatario della fornitura”. Tra queste una dell’importo di euro 238,93 risulta addirittura essere stata pagata dal ministero, forse per errore, il 14 dicembre 2018
La prima denuncia del 2004 e l’archiviazione del giudice
L’inchiesta del pm Eugenio Albamonte non è la prima relativa allo stabile dell’Esquilino. E la vicenda è ben ricostruita dai finanzieri.
La prima denuncia fu presentata da un funzionario del Ministero Istruzione nel 2003, poche settimane l’ingresso “dimostrativo e temporaneo” nell’edificio dell’allora CasaMontag.
Una querela affidata ai carabinieri di Piazza Dante. La sentenza “di non doversi procedere” venne pronunciata quattro anni più tardi, il 2 ottobre 2007, dalla giudice Valeria Ciampelli.
Nell’atto si descrive il vizio di forma. Al momento dell’occupazione l’edificio non era destinato “all’esercizio delle funzioni istituzionali dell’ente pubblico”: serviva dunque una querela di parte da parte del Miur, rendendo vana la “procedura d’ufficio” avviata. In realtà la denuncia c’era stata, e l’aveva presentata un funzionario del Ministero.
Il quale, tuttavia, era “sprovvisto di procura in tal senso”. Tradotto: è come se a querelare fosse stato un cittadino comune. Risultato: i leader di Casapound tutti assolti.
Ma c’è anche un altro aspetto. I finanzieri contestano anche al Miur e all’Agenzia del Demanio il fatto di non essersi costituita parte civile al processo.
Il ministero si difese affermando di “non essere venuto a conoscenza dell’esito del procedimento”, nonostante le notifiche della Procura allegate all’informativa.
La direzione di viale Trastevere ritenne anche che “l’occupazione dell’immobile non ha recato alcun danno al Miur” in quanto si sarebbe provveduto ad una “ottimizzazione degli spazi”. Non solo.
Anche i funzionari dello stesso Demanio si sarebbero disinteressati della questione, affermando di “non conoscere l’identità degli occupanti”, nonostante i volantini e le bandiere di Casapound e l’insegna gigantesca con font stile fascista per 16 anni rimasta incollata al muro del palazzo di via Napoleone III.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
IL SURREALE INTERVENTO IN CONSIGLIO COMUNALE: ” CI SONO ANCHE I RICCHI A UDINE, BISOGNA PENSARE ANCHE AD AIUTARE LORO”
Attenzione, abbiamo il video politico dell’anno. In questo 2020 funestato dal coronavirus, ci è toccato ascoltare anche l’intervento del consigliere Lega Udine Carlo Pavan, nella seduta consiliare che si è svolta nella città friulana
Il video del suo intervento è stato diffuso nella giornata di oggi ed è subito diventato virale.
Il consigliere è intervenuto per sottolineare alcuni punti relativi al modo di affrontare l’emergenza coronavirus dei suoi concittadini. La prima cosa che salta all’occhio è che i suoi guanti sono di due colori diversi, ma il punto non è questo.
Carlo Pavan, infatti, si lascia andare a un intervento surreale, in cui si lamenta della distribuzione dei fondi che dovrebbero dare sollievo nell’emergenza.
«Quando si parla di supporto non c’è equità sociale e ve lo dimostro. Parlano tutti di dare fondi ai poveri — dice serissimo Pavan — e ai ricchi che pagano l’Imu chi ci pensa? Ci sono anche i ricchi a Udine, non soltanto i poveri. Ma mi sembra che i democratici nei loro interventi non prendano in considerazione questa mancanza di equità ».
Ma il consigliere della Lega non ha ancora dato il meglio di sè.
Il suo deve essere stato vero e proprio risentimento nei confronti dei poveri, o dei presunti tali: «L’altro giorno mi hanno detto che da Mediaworld c’erano 200 persone in fila per l’iPhone nuovo a 600 euro. Mi chiedo: ma questi sono davvero poveri o finti poveri?».
Vi state chiedendo come il consigliere leghista abbia stabilito con certezza che si trattasse di persone povere? Ha un metodo infallibile: «Erano tutti con la tuta. Io non ho niente contro quelli che stanno in tuta, ma non erano certo in giacca e cravatta».
Insomma, questi fondi di supporto ai poveri proprio non gli scendono giù.
Tant’è che alla fine si lascia andare a una previsione che, oltre ai cori di dissenso, ha anche scatenato qualche gesto di scongiuri. «Il 2020 è un anno bisestile. C’è stata l’acqua alta a Venezia, doveva arrivare il meteorite e poi c’è stato il coronavirus. Se dovesse arrivare qualche altra catastrofe e finiamo tutti i soldi, poi dove li prendiamo?».
«Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato, è che il virus non fa distinzioni. Ricco, povero, bianco, giallo, nord, sud. Invece questo intervento del consigliere della Lega ci fa capire che neppure una pandemia è servita a renderci più umani, a scrollarci di dosso stereotipi da quattro soldi» — le parole, amare, sono della consigliera di minoranza Cinzia Pavan che ha reso virale il video del consigliere comunale della Lega di Udine sui social network. Sipario.
(da agenzie)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
DOPPIA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO
Prima la cassa integrazione che diventa smart working, poi il bonus baby sitter che aiuta — principalmente — le famiglie che pagano la tata in nero; infine le aziende che non potendo ricorrere alla cassa integrazione esigono dai loro dipendenti (mascherati come partite Iva) la restituzione del bonus da 600 euro destinato ai liberi professionisti.
Che il mercato del lavoro in Italia fosse una giungla era noto da tempo, ma nessuno immaginava che nel pieno dell’emergenza sanitaria da Coronavirus le imprese dessero mostra in maniera così sfacciata del loro lato peggiore.
La storia di Luca è quella di tanti altri ingegneri che sono liberi professionisti solo nella teoria in quanto iscritti a una cassa previdenziale privata.
La realtà è molto diversa: Luca fa parte di quelle decine di migliaia di professionisti che lavorano per un mono committente — nel suo caso si tratta di una società in provincia di Milano — senza giorni di malattia o ferie retribuite; senza gli straordinari e tutte quelle voci della retribuzione garantite dai contratti regolari dei dipendenti subordinati: lo stipendio è fisso, per dodici mensilità , e gli viene corrisposto dopo l’emissione di una fattura — sempre di uguale importo. Per far emergere un altro malcostume italiano basterebbe controllare, ma gli ispettori del lavoro sono pochi e i furbi sono sempre di più.
Alla frustrazione di un rapporto di lavoro irregolare sotto ogni aspetto si è aggiunta anche la beffa del Coronavirus: “L’unico committente a cui intestiamo le fatture ha chiesto a me e a molti altri colleghi — racconta Luca — di detrarre dall’importo mensile il bonus emesso dalla cassa di appartenenza nel caso di mantenimento dell’abituale importo mensile fatturato”.
In sostanza la società di Luca continua a fatturare al cliente finale come nulla fosse perchè Luca e i suoi colleghi ingegneri non hanno mai smesso di lavorare, ma grazie al bonus aumenta i propri margini di guadagno.
D’altra parte l’azienda non poteva mettere in cassa integrazione nessuno dei propri dipendenti perchè figurano quasi tutti come partita Iva e allora ha pensato bene di trattenere dallo stipendio/fattura la quota erogata dallo Stato. Esattamente quello che fanno le aziende che mettono in cassa integrazione i dipendenti, ma poi con la scusa dello smart working continuano a chiedere lo stesso impegno ai lavoratori.
Una truffa ai danni dello Stato che — ancora una volta — non può essere denunciata dai professionisti perchè perderebbero il lavoro.
“Oltre all’ovvia perdita dell’incarico — dice Luca — rischierei un deferimento o una diffida all’ordine degli ingegneri”. Una preoccupazione che deriva da un’interpretazione particolarmente severa del codice deontologico della categoria che al punto 13.3 scrive di “astenersi dal porre in essere azioni che possano ledere la reputazione di colleghi o altri professionisti”.
Un’azione del genere potrebbe essere “lesiva del rapporto tra professionisti”, ipotesi che — tuttavia — Patrizia Giracca presidente della commissione etica dell’ordine degli ingegneri di Milano esclude categoricamente: “L’articolo 14 del codice dice esplicitamente che i rapporti fra ingegneri e collaboratori sono improntati alla massima correttezza inoltre si sottolinea che nei rapporti con i collaboratori e i dipendenti, l’ingegnere è tenuto ad assicurare ad essi condizioni di lavoro e compensi adeguati”.
Per Giracca, quindi, non ci sarebbe nessun rischio di procedimento nei confronti del denunciante, mentre l’impresa sarebbe a rischio sanzione: “Purtroppo — spiega l’ingegnere — sappiamo che per molti è difficile farsi avanti per la paura di perdere il lavoro”. Anche perchè trattandosi di liberi professionisti, la fattura viene emessa sulla base del lavoro svolto: se il committente chiede di farla più bassa e l’ingegnere rifiuta, il rapporto di lavoro può esaurirsi immediatamente.
Una trappola dalla quale Luca e i suoi colleghi non vedono via d’uscita: “Pur trattandosi di una quota rilevante dello stipendio, non farò nulla perchè il rischio di perdere il lavoro è troppo grande. Ma bisogna rompere il muro del silenzio”.
(da Business Insider)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
UN SUO CONSIGLIERE: “ZANGRILLO RASSICURA ALL’ESTERNO MA AL PRESIDENTE DICE STAI ATTENTO NON RIENTRARE IN LOMBARDIA PERCHE’ RISCHI LA PELLE”
Il patriarca del centrodestra si è rifugiato a Valbonne, dalla figlia Marina e non se ne più andato. E non intende tornare in Lombardia. Semmai la prossima tappa la Sardegna.
Silvio Berlusconi è in Francia da metà febbraio, ancor prima che si contassero 1000 morti al giorno per Covid-19. “Mai come adesso sono orgoglioso di essere italiano. Che Dio ci aiuti”, ripete agli interlocutori che sente telefonicamente e che intrattiene sempre su due argomenti: la salute e l’economia.
In quella villa dove si trovano un grande parco e due case molte ampie, accanto agli affetti più cari, ai due nipotini Gabriele e Silvio c’è anche Marta Fascina, classe ’90, originaria di Portici, la nuova fidanzata trentenne del Cavaliere. Non a caso il pettegolezzo che circola fra chi ascolta e sente l’ex premier suona così: “L’esilio francese è stato anche il modo per troncare definitivamente con Francesca Pascale”. Non è dato sapere se sia solo un chiacchiericcio, fatto sta che al leader azzurro di recarsi in Francia sarebbe stato consigliato anche dai medici.
Così uno dei consiglieri di Berlusconi confessa: “Zangrillo dà un messaggio rassicurante all’esterno, ma al presidente dice: stai attento perchè rischi la pelle”.
Dunque è in Provenza che, tra una passeggiata e una preghiera, occupa larga parte della giornata incollato al telefono o sulla piattaforma Zoom (“Ha imparato ad usarla”), non staccando mai l’orecchio dai notiziari tv. La scorsa settimana si è molto divertito quando ha intrattenuto oltre 400 ragazzi della scuola di formazione politica sempre su Zoom. Oggetto della lezione: il piano casa e le infrastrutture.
E il Cavaliere ha raccontato la sua vita da imprenditore edile: “Il lavoro che mi è rimasto nel cuore è quello del costruttore. Lo sapete chi è l’ideatore di Milano 1, Milano 2, Milano 3?”. Risata generale. “Sta molto bene, segue tutto, legge i dossier, ma è un uomo disinteressato alle quisquilie, si appassiona soltanto alle grandi partite”.
E le grandi partite rimandano alle voci: Mes, Recovery Fund, la rabbia sociale, la sburocratizzazione del sistema, il governo Conte. Ma soprattutto l’esecutivo di unità nazionale con tutti dentro. Si muove in questo quadrante l’ex presidente del Consiglio che certo non adora “i due ragazzi”, li chiama così – vale a dire Giorgia Meloni e Matteo Salvini. “Lui ha buoni rapporti con tutti. Sono loro (Meloni e Salvini ndr) che non hanno le giuste attenzioni per il presidente. A volte basterebbe una telefonata per lavorare in grande armonia”, confidano dall’inner circle.
In Provenza il telefono squilla sì ma non si tratta mai del leader del Carroccio, nè tanto meno della pasionaria di Fratelli d’Italia. Se fosse stato per lui mai e poi mai avrebbe consentito ai suoi di scendere in piazza a manifestare contro il governo.
Non a caso mezz’ora prima del fischio di inizio del flashmob di piazza del Popolo, dopo essersi consultato con l’amico Gianni Letta, che sente più volte al giorno, ha vergato un tweet al veleno che aveva come obiettivo il duo sovranista: “Dovevamo limitare al massimo il numero dei partecipanti per evitare il rischio assembramenti e non dare cattivi esempi. Non si può fare la predica e poi essere i primi a trasgredire”. Con una postilla che non ha postato sui social ma ha confidato agli amici: “Ma questi due cosa hanno mai fatto nella vita?”.
Rilascia interviste al piccolo schermo, senza mai apparire in video. Il motivo? “Non ne verrebbe un’immagine pulita, lui che è un perfezionista”. D’altro canto, il leader azzurro era colui che faceva mettere una calza da donna sull’obiettivo per eliminare le rughe. Ma tant’è.
Qui il punto è la politica. In quale direzione va il Cavaliere? Ondeggia fra l’ipotesi di governo di unità nazionale e un’opposizione non brutale, “light” si direbbe dalle parti di Valbonne. E ondeggia al punto che nello stesso giorno è uscito con una lettera al Corriere della Sera dal titolo: “Ora unità e dialogo costruttivo per risollevarci come dopo la guerra”.
Tradotto, il Cavaliere ha proposto una sorta di bicamerale per le riforme nel solco dei moniti del Capo dello Stato che invita allo spirito costituente.
Peccato che sempre la stessa mattina i lettori de La Verità hanno letto le parole di un altro Berlusconi che criticava aspramente l’esecutivo Conte: “Il governo ha affrontato in ritardo l’emergenza sanitaria e questo ritardo ha certamente contribuito al dilagare della pandemia nel Paese. E adesso sta affrontando ancora con ritardo l’emergenza economica: troppa lentezza, troppa approssimazione, troppa confusione”
Ecco, in questa confusione il gruppo dirigente è spaesato. “Nei territori Forza Italia è inesistente, ci sono solo sacche di notabilato al sud…”, è l’accusa che gli rivolgono in tanti. Morire contiani o salviniani?
La maggioranza dei parlamentari, soprattutto i nordisti, propenderebbe per una linea più filosalviniana. Antonio Tajani, numero due del partito, incoronato nel 2017, esautorato dopo le elezioni del 2018, ancora incoronato nei mesi passati, appare più come il commissario liquidatore di Forza Italia.
Nei territori in tanti scappano. Soltanto in Sicilia, la terra del 61 a zero, si contano due fuoriuscite di peso.
Da due settimane hanno lasciato gli azzurri Nino Germanà e Francesco Scoma, entrambi deputati, entrambi ras delle preferenze. Il primo, Germanà , è andato al Misto, il secondo invece ha aderito a Italia Viva di Matteo Renzi.
Per non parlare della rottura del sodalizio fra Gianfranco Miccichè e Stefania Prestigiacomo con quest’ultima che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe minacciato di lasciare il partito.
Il Cavaliere pensa ad altro. “L’uomo punta al governo di unità nazionale anche per i problemi delle sue aziende che hanno perso un terzo del fatturato”, chiosa sconsolato un senatore di lungo corso.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
NON SOLO NIENTE TROIKA, MA PERSINO TASSI NEGATIVI, CI SI GUADAGNERA’ PURE GLI INTERESSI
Se l’Italia prenderà i soldi del Mes non dovrà pagare interessi, quindi saranno fondi a costo zero. O meglio: se si indebiterà fino a 7 anni il tasso d’interesse sarà addirittura negativo, -0,07%, e ciò significa addirittura che il nostro paese verrà pagato per indebitarsi in quanto restituirà meno di quanto preso; se invece il debito sarà a 10 anni il tasso sarà dello + 0,08%, quindi a livelli risibili, molto più bassi della media di mercato, quasi zero.
Il calcolo lo ha fatto il direttore finanziario del Mes, Kalin Anev Janse, ed è un altro tassello che dovrebbe portare i 5 stelle, unico partito di maggioranza ancora dubbioso sull’utilizzo, verso una posizione più ragionevole.
Non un sì nè un via libera ma almeno una sorta di posizione neutra che potrebbe permettere al premier Conte di portare a casa il “tesoretto”.
Pian piano infatti gran parte delle obiezioni sull’accesso al fondo salva-Stati stanno venendo meno, anche perchè l’utilizzo pensato per l’emergenza Covid ne ha mutato le condizioni.
Soprattutto quella principale: non ci sarà nessuna perdita di sovranità , nessuna troika che verrà in Italia a commissariare il Tesoro, nessun memorandum lacrime e sangue da firmare.
Il paese che sarà interessato dovrà solo indicare le spese sanitarie dirette e indirette che verranno finanziate. Questa l’unica condizionalità prevista, almeno per ora.
Quindi l’Italia può accedere a 36 miliardi potenziali per finanziare il maxi-piano per ammodernare il sistema sanitario nazionale senza particolare restrizioni. E, stando ai calcoli della stessa struttura del Mes come visto, sono prestiti praticamente a costo zero. In particolare, alle condizioni vigenti sui mercati, il risparmio potrebbe arrivare fino a 6 miliardi in dieci anni rispetto all’emissione di titoli di stato. Non proprio briciole.
Insomma, i due principali ostacoli sulla strada del Mes sembrerebbero molto più bassi, se non proprio caduti.
Ed è questo il motivo per cui la pressione degli altri partiti di maggioranza verso i 5 stelle si sta facendo più insistente.
Non è un caso che sul Sole24Ore sia stata pubblicata l’anticipazione del piano per la riforma della sanità a cui sta lavorando il ministro in quota Leu, Roberto Speranza.
Un progetto molto ambizioso che prevede 20 miliardi di investimento, di cui la metà per potenziare gli ospedali e i pronti soccorso e la metà per creare una struttura di medicina più capillare sul territorio, fondamentale per questa epoca di prevenzione e convivenza con il virus.
Ma questi miliardi dove vanno presi? Dal Mes, ovviamente.
Su questo è d’accordo anche il Pd, che sta cercando di persuadere i 5 stelle della bontà del progetto nonchè della necessità di attivare il fondo Salva-Stati, come confermato anche dal sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa.
Se poi si va dalle parti di Italia Viva, il pressing addirittura si fa asfissiante, con il vicecapogruppo alla Camera Daniele Marattin che ha rilanciato con un contro-piano ancora più poderoso, che andrebbe a spendere tutti e 36 miliardi prendibili.
Una bella manovra a tenaglia che sta mettendo sempre più alle strette il Movimento, che già nei giorni scorsi è passato dal “niet” irremovibile al “parliamone”.
Ora, stando a quanto si apprende da fonti governative pentastellate, i vertici stanno ragionando come minimizzare il danno politico ovvero non fare barricate in parlamento quando la proposta arriverà senza però perdere la faccia e farsi massacrare dalla prevedibile invettiva sovranista di Salvini e Meloni. Un problema di “come” non di “se”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
“PUO’ RAPPRESENTARE UN PUNTO DI EVOLUZIONE DEL PENSIERO DEMOCRISTIANO”
Primo: “Con Giuseppe Conte ci sentiamo frequentemente”. Secondo: “E penso che quando si tratterà di andare alle urne dovrà nascere all’interno della coalizione di centrosinistra una formazione più centrale di rito popolare che dovrà ruotare attorno alla sua leadership”.
Bruno Tabacci, storico dirigente della Democristiana cristiana, già presidente della Regione Lombardia, oggi all’ottavo giro a Montecitorio, si illumina al solo sentire il nome dell’avvocato del popolo.
Onorevole Tabacci, è diventato contiano?
Trovo che le sue posizioni siano corrette. In questa emergenza si è comportato bene. E’ andato meglio di Boris Johnson e Donald Trump. E mi pare che la conferenza stampa di ieri e la proposta di una sorta di Stati generali per realizzare il rilancio di questo Paese vadano nelle direzione giusta.
Ormai il professore di Volturara Appula è il riferimento di voi ex Dc.
Ma quale ex… Io sono ancora democristiano e sono fiero di esserlo. La cultura democristiana è la forza della cultura di questo Paese. Detto questo, oggi sono il presidente di Centro Democratico che ha dato al centrosinistra la possibilità di governare.
Qualcuno vocifera che sia lei il regista del partito contiano che è già stato ribattezzato “Con-Te” e starebbe già lavorando ai circoli.
Non rispondo a questi pettegolezzi. Ma dico altresì che Conte può rappresentare un punto di evoluzione del pensiero democristiano.
Insomma voi democristiani lo considerate uno di piazza del Gesù (sede storica della Dc ndr.)?
Lui stesso si definisce interprete della tradizione democristiana. Di certo non mi metto a fare gli esami. Ma mi faccia dire una cosa.
Prego.
Bisogna dare atto ai Cinquestelle di averlo individuato.
La fermo, ma oggi Conte sembra più vicino al Pd.
No, no. Penso che rappresenti una posizione distinta.
Non è più ascrivibile ai Cinquestelle, è distinto dal Pd, dunque manca poco per un partito a guida Conte?
Certamente quando si tornerà al voto dovrà nascere una formazione più centrale di tipo popolare che potrebbe ruotare attorno alla sua figura.
Sarà lui il leader di questo nuovo contenitore centrista?
Non c’è dubbio.
Lei, Tabacci, sarà della partita?
Io sono già in campo con Centro Democratico.
Si sente spesso con l’inquilino di Palazzo Chigi?
C’è un certo rapporto.
Una curiosità : quale leader di Piazza del Gesù le ricorda l’attuale premier?
I grandi leader democristiani sono stati straordinari. Ha delle maniere calibrate, equilibrate, raramente perde la pazienza. Talvolta fa riferimento ad Aldo Moro per ragioni di origine, essendo entrambi pugliesi.
Conte come Moro?
(Sorride ndr.).
Un’ultima domanda: in questa fase emergenziale il premier è stato assai criticato. Quali errori ha commesso?
Qualche conferenza stampa è stata sopra le righe, ma l’emergenza era così grave e pesante. Ma quando le critiche vengono da Salvini con le dirette facebook di cinque minuti è tutto lecito. Ci ricordiamo cosa ha combinato in un anno al governo il segretario della Lega? Senza dimenticare la piazza della destra dell’altro ieri. Ecco, in questa fase è stato più saggio Berlusconi.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO DUE SETTIMANE DALL’INAUGURAZIONE DOMANI SERA CHIUDE… DODICI SANITARI AL GIORNO PER UN SOLO DEGENTE
L’ospedale Covid di Civitanova Marche, la cosiddetta “astronave” costata 12 milioni di euro e voluta dalla Regione Marche per affrontare l’emergenza coronavirus, chiuderà domani, 5 giugno.
Ad oggi infatti la struttura, allestita su un’area di 5.436 metri quadrati alla Fiera di Civitanova Marche, ospita un solo paziente su 84 posti letto disponibili (42 di terapia intensiva e altrettanti di semi-intensiva).
L’uomo è risultato negativo ai due tamponi ai quali è stato sottoposto e domani mattina verrà trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale da cui proveniva, quello di Camerino: qui trascorrerà gli ultimi giorni di degenza sotto osservazione prima di essere dimesso.
A prendersi cura di lui fino ad oggi sono stati almeno un medico, due infermieri e un Oss per ciascuno dei tre turni lavorativi (mattina, pomeriggio e sera): dodici operatori sanitari al giorno sottratti agli altri ospedali del territorio per badare a un solo paziente, ai quali vanno aggiunti addetti delle pulizie, tecnici e altre maestranze necessarie per far funzionare correttamente l'”astronave”.
Per questo motivo non ci sono più ragioni per mantenere l'”astronave” aperta.
Ad ammetterlo la Direzione Medica Ospedaliera dell’Area Vasta 3 (provincia di Macerata) che ha diramato una comunicazione ai sanitari: “Visto l’andamento dell’epidemia di covid-19 e il trasferimento e il trasferimento dell’ultimo paziente dal covid hospital, ente fiera di Civitanova Marche, previsto per domani, venerdì 5 giugno, si sospendono tutte le attività in essere, compresi gli appalti e i noleggi, a partire dalle 20 del 5 giugno. Rimane operativa solo la ditta delle pulizie fino al ripristino della struttura pulita”. Insomma, l’ospedale covid di Civitanova domani sera chiuderà dopo poco più di due settimane dalla sua inaugurazione.
Il covid center di Civitanova Marche è stato esplicitamente ispirato a quello di Milano e la Regione Marche l’ha realizzato coinvolgendo Guido Bertolaso, consulente anche della Regione Lombardia tornato appositamente in fretta e furia dall’Africa.
(da Fanpage)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
LA CONFERMA CHE I DATI UFFICIALI DELLE VITTIME DEL COVID SONO SOTTOSTIMATI
Arriva il secondo report dell’Istat, redatto in concomitanza con l’Istituto superiore di sanità , sull’impatto dell’epidemia di coronavirus sulla mortalità nel nostro Paese.
Dal documento emerge che il numero massimo di casi di Covid-19 nel nostro Paese è stato raggiunto a marzo: dopo il picco del 20 marzo i contagi iniziano a diminuire. Molti dei decessi che si registrano nel mese di aprile, focus del secondo report dell’Istituto nazionale di statistica (qui il primo) riguardano casi diagnosticati nel mese precedente.
A maggio il calo continua. Per quanto riguarda i morti, la Sorveglianza nazionale integrata, tra il 20 febbraio e il 30 aprile ha registrato 28.561 decessi in persone positive al Covid-19. Chiaramente, con la diminuzione dei casi positivi e dei decessi a questi collegati, si vede ridotta la mortalità per il complesso delle cause.
“A livello nazionale i decessi totali scendono da 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell’eccesso di mortalità passa da un aumento medio del 48,6% di marzo (26.350 decessi in più nel 2020 rispetto alla media 2015-2019) al 33,6% di aprile (16.283 decessi in più)”, si legge nel rapporto.
Sono circa 40 mila i morti in eccesso
Ma se i morti ad aprile sono diminuiti rispetto al mese di marzo, si registra comunque un eccesso nei dati, se paragonati con quelli degli scorsi anni, in condizioni di normalità .
Si registrano circa 40 mila morti in più. Calcolando solo i numeri nelle zone più colpite si vede come, se è vero che i decessi (totali, non solo per coronavirus) passano dai 44.998 di marzo ai 32.931 di aprile, questi siano comunque di gran lunga superiori agli anni passati.
A marzo si registra infatti un 113,1% in più rispetto al periodo 2015 — 2019, mentre ad aprile un 73,9% in più.
Il calo rispetto a marzo
I cali più importanti, ad ogni modo, si rilevano proprio nelle province che hanno subito un impatto più violento. In Lombardia, ” morti per il totale delle cause diminuiscono da 24.893 di marzo a 16.190 di aprile 2020 e l’eccesso di decessi rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-2019 scende da 188,1% a 107,5%.
Sono proprio le province più colpite dall’epidemia quelle in cui si osservano le riduzioni più importanti. Bergamo e Lodi sono le aree in cui il calo della mortalità è stato più accentuato, l’eccesso di mortalità scende da 571% di marzo a 123% di aprile a Bergamo e da 377% a 79,9% a Lodi”, si legge nel rapporto.
Numeri migliori, quindi, ma comunque impressionanti rispetto alle condizioni ordinarie. In alcune province, inoltre, questo calo non si registra nemmeno. A Pavia, Monza e Brianza e Milano i livelli rimangono simili a quelli di marzo: sempre calcolando l’eccesso rispetto alla media del periodo 2015 — 2019 queste province registrano rispettivamente il 135%, il 101% e il 98% in più.
L’eccesso di mortalità
Questo eccesso di mortalità , continua a spiegare l’Istat, è più consistente negli uomini tra i 70 e gli 89 anni, mentre l’incremento di mortalità nelle donne risulta più contenuto in tutte le fasce di età .
Ad ogni modo, la diminuzione del numero dei decessi (per il complesso delle cause, non solo per Covid-19) è sempre più marcata specialmente negli ultimi giorni di aprile 2020 rispetto agli anni precedenti. “Questo può accadere anche perchè si è ridotta, per effetto dell’alta mortalità del periodo precedente, la popolazione più fragile e quindi più esposta al rischio di morte”, sottolinea il rapporto. In un quadro di questo tipo aumenta quindi la quota di decessi imputabile al coronavirus: se a marzo 2020 su 26.350 decessi stimati in eccesso il 54% (quindi 14.420) è stato riportato dalla sorveglianza integrata, ad aprile 2020 su 16.283 morti l’82% (quindi 13.426) è stato segnalato dalla sorveglianza.
“La riduzione della quota di eccesso di mortalità totale non spiegata dal Covid-19 è un risultato molto importante documentato nel presente rapporto. Con i dati oggi a disposizione, si possono solo ipotizzare due possibili cause: è aumentata la capacità diagnostica delle strutture sanitarie e quindi sono stati diagnosticati in maniera più accurata i casi di COVID-19 oppure è diminuita la mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette. Quest’ultima componente infatti migliora man mano che si riduce la pressione sui sistemi sanitari”, conclude il rapporto.
(da Fanpage)
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Giugno 4th, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCUSA E’ DETENZIONE ILLEGALE DI ARMI CON FINALITA’ DI TERRORISMO ED EVERSIONE… INTERCETTAZIONI TELEFONICHE: “SIAMO PRONTI A PASSARE ALL’AZIONE”
Gli agenti delle Digos di Genova e di Imperia hanno arrestato Pasquale Nucera, 65 anni, ex referente di Forza Nuova nel ponente ligure: è indagato per la detenzione illegale di più armi comuni da sparo.
Sulla base delle intercettazioni telefoniche (in cui gli interlocutori si dichiarano pronti “a passare all’azione”), il reato viene contestato nella forma aggravata dalla finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
I poliziotti sono intervenuti nella casa dell’uomo nel pomeriggio del primo giugno, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, in esecuzione del provvedimento del Gip del Tribunale di Genova che ha disposto gli arresti domiciliari e l’uso del braccialetto elettronico.
La posizione di Nucera era emersa lo scorso autunno nel corso dell’indagine “Ombre Nere” condotta dalla Procura distrettuale di Caltanissetta, relativa a un gruppo di persone ritenute dagli investigatori appartenenti a una rete eversiva di estrema destra diffusa in numerose province italiane.
Le indagini svolte da varie digos in tutta Italia — coordinate dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione del dipartimento della pubblica sicurezza — avevano avuto risvolti anche in Liguria, dove una delle cellule dell’organizzazione sarebbe stata identificata.
A fine novembre del 2019 era arrivata la perquisizione dell’abitazione di Nucera nel comune di Dolceacqua in Provincia di Imperia. A intervenire erano stati gli agenti del “Servizio contrasto terrorismo interno” della Direzione centrale della polizia di prevenzione e delle digos di Genova, di Imperia e di Enna.
Oltre a numerose armi bianche e a materiale propagandistico di estrema destra erano stati trovati due fucili ad aria compressa (di cui uno clandestino), un fucile Flobert, varie repliche ad aria compressa di pistole, un silenziatore nonchè numerose munizioni. L’indagato inoltre deteneva, in un’altra abitazione in Francia, nove fucili e cinque pistole: anche queste sono state sequestrate dalla polizia francese.
(da agenzie)
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