Destra di Popolo.net

AMMINISTRATIVE FRANCIA: ONDATA VERDE, RECUPERO SOCIALISTA E REPUBBLICANI, FLOP DI EN MARCHE

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

HIDALGO CONSERVA PARIGI, PHILIPPE ELETTO A LE HAVRE, I VERDI VINCONO A LIONE, BORDEAUX E STRASBURGO …. LA DESTRA PERDE MARSIGLIA DOPO 25 ANNI

Una catastrofe annunciata per il presidente Emmanuel Macron, che dimostra ancora una volta le fragilità  de La Rèpublique en marche (Lrem), in un contesto nazionale segnato da un tasso di partecipazione ai minimi storici.
A tre mesi e mezzo dal primo turno, la Francia è tornata alle urne per il ballottaggio delle elezioni municipali, tra mascherine, gel disinfettante e seggi sanificati in 4.800 comuni.
A Parigi si conferma la sindaca uscente, la socialista Anne Hidalgo, che si attesta attorno al 50% delle preferenze battendo la rivale repubblicana, Rachida Dati e quella de Lrem, l’ex ministro della Salute, Agnès Buzyn.
Nonostante fino a pochi mesi fa sembrasse in piena crisi, la prima cittadina in carica ha avuto la meglio sulle sue sfidanti concentrando la campagna elettorale sul tema dell’ambiente, diventata ormai la prima sfida politica in Francia.
I Verdi trionfano a Lione e   Bordeaux, dove Pierre Humic viene dato al 46,8 per cento, davanti al sindaco uscente, il repubblicano Nicolas Florian sostenuto anche da Lrem, dietro al 43,2 per cento, mentre Philippe Poutou, del Nuovo Partito Anticapitalista (Npa), è terzo con il 10 per cento.
Il Rassemblement National di Marine Le Pen, si aggiudica la città  di Perpignan con Louis Aliot (52,7%) , portando a casa un magro bottino, considerando che Aliot negli ultimi 15 giorni ha nascosto persino il simbolo del partito perchè gli avrebbe portato piu’ danno che consenso
Una “ondata verde” che, come era prevedibile dopo i risultati del primo turno e gli ultimi sondaggi, ha raffreddato le speranze de la Rèpublique en marche del presidente Emmanuel Macron. Il partito della maggioranza presidenziale ha pagato cara la sua giovane età  e la conseguente assenza sul territorio, lasciando il passo a una sinistra che sembra aver ritrovato la capacità  di dialogare al suo interno sotto l’impulso di Europa-Ecologia-I Verdi, partito ambientalista
Per sbarrare la strada al ritorno della sinistra, la formazione della maggioranza si è alleata con i Repubblicani in molte città  come Bordeaux, Tolosa e Clermont-Ferrand. Un paradosso per il partito del presidente Emmanuel Macron, che punta ad orientare l’ultima parte del suo mandato proprio sui temi ambientali.
Ma adesso Macron vuole al più presto voltare pagina per lasciarsi alle spalle il pessimo risultato di queste municipali. Macron vuole cambiare musica, ma prima bisogna prendere un decisione sul direttore d’orchestra. Il primo ministro Edouard Philippe fino ad oggi ha diretto fedelmente l’esecutivo senza mai steccare, ma la sua presenza sembra essere diventata ormai una nota stonata per Macron, che vuole tornare sulla scena come unico solista.
Secondo le indiscrezioni trapelate sulla stampa in questi ultimi giorni, tra l’Eliseo e Matignon (sede del governo), sono sorti attriti riguardanti soprattutto la gestione della crisi sanitaria. Il capo dello Stato e quello dell’esecutivo sarebbero ormai ai ferri corti, tanto che il secondo ha deciso di candidarsi a sindaco nel suo feudo di Le Havre, in Normandia, dove è primo al il 59% dei voti secondo le prime stime. Una sorta di paracadute, nel caso in cui il presidente dovesse decidere di metterlo alla porta.
Il premier ha più volte affermato che non abbandonerà  il suo posto, e fino a quando farà  parte dell’esecutivo delegherà  l’incarico al sindaco uscente, il repubblicano Jean-Baptiste Gastinne. Ma Macron non può liberarsi così facilmente della figura più popolare del suo governo, che continua a crescere nei sondaggi a differenza del presidente.

(da “Huffingtonpost”)

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IL REGIME SOVRANISTA POLACCO HA L’ACQUA ALLA GOLA: DUDA SI FERMA AL 41,8% , IL SINDACO DI VARSAVIA LO INCALZA AL 31%

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

TRZASKOWSKI AL BALLOTTAGGIO POTRA’ CONTARE SUL 13% DEI VOTI RACCOLTI DAL LIBERALE HOLOWNIA… POLACCHI IN MASSA AL VOTO NELLE GRANDI CITTA’ PER CACCIARE LA CRICCA SOVRANISTA

Qualche giorno fa, Andrzej Duda è anche andato da Donald Trump, primo leader straniero a far visita a Washington post-lockdown, per farsi dare la ‘benedizione’ politica in vista delle presidenziali di oggi in Polonia.
Non sarebbe servito, stando ai primi exit poll diffusi subito dopo la chiusura dei seggi alle 21. Il presidente uscente, candidato del potente Pis (Diritto e giustizia) dell’ultranazionalista Jaroslaw Kaczynski, non ce la fa passare al primo turno.
Si ferma al 41,8 per cento e il 12 luglio se la vedrà  in ballottaggio con RafaÅ‚ Trzaskowski (30,4 per cento), sindaco di Varsavia, candidato di Piattaforma Civica, partito liberal-conservatore che annovera tra i suoi dirigenti anche l’ex presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. La domanda resta: il covid fiacca i sovranismi?
La Polonia potrebbe fornire delle risposte, pur parziali, in vista del ‘big test’ con le presidenziali di novembre negli Stati Uniti.
Perchè 5 anni fa, la Polonia ha un po’ anticipato quello che si è poi affermato come trend politico abbastanza globale: l’ultranazionalismo al governo, il sovranismo, in Europa anti-europeismo, in Gran Bretagna la Brexit, negli Stati Uniti la vittoria di Trump. E dunque il ballottaggio del 12 luglio dirà  se la pandemia cambia anche il corso delle cose politiche in Polonia e magari nel mondo. Sulla carta, a giudicare dai risultati di oggi e dall’andamento del voto, è possibile.
Trzaskowski e Duda hanno la stessa età . Entrambi nati nel ’72, ma di segno politico totalmente diverso.
Il presidente uscente ha caratterizzato la sua campagna attaccando i movimenti Lgbtq, oltre che ‘occupando’ le tv asservite con la sua presenza e propaganda.
Il sindaco di Varsavia è firmatario, già  dall’anno scorso, del manifesto Lgbtq per i diritti degli omosessuali, trans, lesbische. Al ballottaggio potrà  contare sui voti degli elettori del liberal Szymon HoÅ‚ownia, star della tv, presentatore di un noto talent show in Polonia, oggi ha incassato il 13,3 per cento delle preferenze.
Ma secondo alcuni sondaggi pre-voto, anche una parte dei voti di alcuni candidati di estrema destra (se ne sono presentati ben quattro su un totale di 10) potrebbero virare su Trzaskowski e non su Duda.
Questioni di competizione politica sullo stesso campo, probabilmente. Ma le presidenziali in Polonia sono il primo test elettorale nazionale in periodo di pandemia. Nel paese non c’è stato un vero e proprio lockdown e nemmeno una epidemia molto diffusa. Ma gli effetti del covid sull’economia sono già  annunciati se non visibili. Si riverseranno come una punizione su chi governa? Vale a dire: dal governo del premier Mateusz Morawiecki alla presidenza Duda, entrambi ‘controllati’ dal potente leader del Pis Kaczynski?
Il voto di oggi sembra suggerire questa ipotesi. L’affluenza alle urne si è attestata intorno al 48 per cento: che è tanto in tempi di covid e anche in confronto alle ultime presidenziali: nel 2015 votò il 34 per cento degli aventi diritto.
Ma soprattutto l’affluenza più alta è stata registrata nelle città  oltre i 500mila abitanti: oltre alla capitale Varsavia, Cracovia, Breslavia, Łà³dź e PoznaÅ„.
Ed è proprio nei centri urbani che il Pis sta perdendo voti, negli ultimi due anni, a partire da Varsavia dove nel 2018 Trzaskowski ha battuto il candidato di Kaczynski, Patrik Jaki, nel 2018. Come le forze nazionaliste di altri paesi, anche il Pis è più forte nelle campagne e periferie.
Ancora altre due settimane per avere una risposta che potrebbe avere una valenza non solo polacca.

(da agenzie)

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MARONI DIVENTA CONSIGLIERE DEL GRUPPO DELLA SANITA’ PRIVATA SAN DONATO (MA CHE STRANO…)

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

TRA LE NEW ENTRY CON INCARICHI APICALI ANCHE LA MOGLIE DI BRUNO VESPA E L’EX CONSIGLIERE REGIONALE CAPELLI

Roberto Maroni e Angelo Capelli. Entrambi furono protagonisti dalla riforma della sanità  lombarda realizzata nel 2015, alla quale ancora oggi ci si riferisce proprio come “riforma Maroni”:
Capelli (Nuovo Centro Destra) ebbe il ruolo di relatore, insieme al collega della Lega Fabio Rizzi. La suddetta riforma è stata ampiamente discussa in questi mesi, sia per gli effetti che ha prodotto anche nella gestione dell’emergenza Covid, sia per l’imminente scadenza della fase sperimentale quinquennale e per la necessità , sollevata da diversi operatori del settore, di una sua profonda revisione.
Tale riforma è stata pesantemente criticata sul piano politico non solo da sinistra, ma anche da Roberto Formigoni, il quale sostiene che il suo successore abbia in questo modo peggiorato il modello sanitario lombardo da lui forgiato.
Ora Capelli entra a far parte del board degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, mentre Maroni diventa consigliere degli Istituti Clinici Zucchi.
Entrambe le strutture fanno parte del Gruppo San Donato, galassia che include anche il San Raffaele e in forza alla quale c’è da tempo anche un altro ministro dell’Interno: Angelino Alfano, ex Forza Italia e poi fondatore del Nuovo Centro Destra.
Dal 2019 Alfano è presidente della holding della famiglia Rotelli, tra i leader nazionale della sanità  privata.
Tra i nuovi ingressi annunciati dal prestigioso Gruppo figurano anche Augusta Iannini (moglie di Bruno Vespa), vicepresidente dell’Autorità  Garante per la protezione dei dati personali e già  a capo dell’Ufficio Legislativo del ministero della Giustizia.
Iannini è stata nominata nel CdA del Policlinico San Donato e in quello dell’Ospedale San Raffaele, insieme ai consiglieri Patrick Cohen, amministratore delegato del Gruppo AXA Italia, e a Flavio Valeri, già  amministratore delegato di Deutsche Bank Ag.
Nel CdA della Casa di Cura La Madonnina entrano poi i consiglieri Ilaria Romagnoli, Head of Italy Wealth Management di Rothschild, e Caterina Bima, notaio, consigliere di amministrazione di UniCredit Leasing, di ASTM Spa e di Fondazione Cassa Risparmio di Torino. Gianni Papa, già  direttore generale di Unicredit, entra nel CdA dell’Istituto Clinico Villa Aprica, nonchè del centro Resnati dell’Ospedale San Raffaele, il principale tra quelli gestiti dal Gruppo.

(da TPI)

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LA STATUA DI MONTANELLI “COMPLETATA” CON LA BAMBINA DODICENNE

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

L’ARTISTA CRISTINA DONATI MEYER HA INTEGRATO IL MONUMENTO CON LA BAMBINA SCHIAVA SESSUALE COMPRATA DAL GIORNALISTA IN ERITREA

L’artivista Cristina Donati Meyer, ha ‘completato’ il monumento a Indro Montanelli, integrandolo con la bambina dodicenne, “schiava sessuale, che il giornalista comprò in Eritrea, durante l’occupazione italiana” si legge in una nota che aggiunge: “Non occorreva colorare la statua, era sufficiente aggiungere, sulle ginocchia del vecchio la bambina eritrea di 12 anni della quale abuso’ da soldato colonialista”.
Elusa la sorveglianza della polizia e scavalcando la doppia fila di reti e transenne, l’artista-attivista, ha posato in braccio a Montanelli il fantoccio di una bambina eritrea e affisso un cartello esplicativo: ‘Il vecchio e la bambina’.
Gli agenti della polizia sono intervenuti prontamente, interrotto la performance e fermato l’artista che dopo essere stata identificata e’ stata rilasciata dopo circa un’ora.
“Non era mia intenzione deturpare il monumento, anzi. Quella statua ha avuto, dopo oltre un decennio, un ruolo fondamentale per riaccendere una discussione e una riflessione, mai fatta in Italia, su cosa significo’ l’invasione e colonizzazione italiana in Etiopia, Eritrea, Somalia e Libia”, afferma Cristina Donati Meyer che prosegue: “Gas nervino sulle popolazioni civili, bombardamenti, stupri di massa, stragi, schiavizzazione di ragazze e bambine, spose bambine, acquistate dalle famiglie, sottrazione di beni artistici e monumentali, risorse e terre. Dovremmo essere tutti grati a Montanelli e al suo monumento, il quale, fungendo- in taluni casi da capro espiatorio — ha consentito alle italiane e agli italiani di conoscere e fare i conti con un passato orrendo: quello delle guerre e aggressioni coloniali”, conclude.

(da agenzie)

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LUCA BIZZARRI CRITICO CON IL DUO SOVRANISTA TOTI-BUCCI? ORA LO VOGLIONO METTERE SOTTO ACCUSA PER LA GESTIONE DI PALAZZO DUCALE, COSI’ IMPARA

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

“SO CHE DO’ FASTIDIO PR QUELLO CHE DICO, MA DA QUI NON MI MUOVO, NON PRENDO UN EURO E NON MI INTERESSANO POLTRONE: SE VOGLIONO CACCIARMI LO FACCIANO SENZA NASCONDERSI”

I vertici di Palazzo Ducale, uno dei più importanti motori culturali di tutta la Liguria, faro anche a livello nazionale, sono sotto esame e il livello di tensione con il Comune è alto.
Il rinvio dell’approvazione del bilancio consuntivo 2019 della Fondazione Palazzo Ducale ha fatto venire a galla i problemi ed esacerbato il confronto.
Il sindaco Marco Bucci, durante una recente riunione, a cui hanno partecipato il presidente Luca Bizzarri, la direttrice Serena Bertolucci e l’assessore alla Cultura Barbara Grosso, ha richiesto una serie di dettagli sulle varie attività  (dalle mostre agli eventi, dalle locazioni al personale), che finora non sono stati forniti.
Il Ducale non vorrebbe soffermarsi in modo critico su quei dati (la richiesta riguarda il 2017-2018) non per una mancanza di trasparenza, ma perchè in realtà  sentirebbe minacciati alcuni aspetti della propria indipendenza, in particolare gli elementi di autonomia sul fronte della proposta culturale.
Il Ducale è un motore sempre acceso, come dimostra l’immediata apertura post lockdown, fra le prime in Italia. L’iniziativa “A tu per tu con le Ninfee di Monet”, che ha raggiunto vari media nazionali, stimolato la curiosità  di molti visitatori con continui tutto esaurito, per esempio, sarebbe finita nel mirino del Comune perchè portata avanti senza una “regia condivisa”, offuscando altre iniziative.
«Non sono allineati» è il leitmotiv che si ripete fra i corridoi di Palazzo Tursi per attaccare il recente operato del Ducale, messo in discussione anche per la perdita di visitatori paganti per le mostre organizzate rispetto agli anni scorsi.
«I dati? Nel 2017-2018 c’erano altri vertici — puntualizza subito Bizzarri — e comunque mi fa impressione essere messo sotto esame perchè se avessi saputo che una Fondazione si valuta solo per i numeri, sarei rimasto a fare televisione. Parliamo di quelli di oggi: è vero, i numeri dei visitatori paganti sono in calo, ma è un problema generalizzato. Non ho mai visto Bucci e Toti all’inaugurazione di una nostra iniziativa. Ilaria Cavo (assessore alla Cultura della Regione, ndr) mi sembra l’unica persona che abbia capito il nostro lavoro». Sta pensando alle dimissioni?
«No, io non mi muovo. So che do fastidio per quello che dico, ma io non ho cariche da difendere, per me questo è un servizio civile, sono qui per la città  — continua Bizzarri — se vogliono sfiduciarmi, c’è un cda per farlo». Il sindaco conferma la messa sotto esame dei vertici.

(da agenzie)

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LE BUFALE DI SALVINI SUL PLEXIGLAS A SCUOLA

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

LA STRATEGIA DI METTERE IN GIRO BALLE PER FARE TERRORISMO MEDIATICO… NELLE LINEE GUIDA PER LA SCUOLA NON ESISTE ALCUN PLEXIGLAS… IN OGNI CASO MEGLIO UN FIGLIO PROTETTO DAL PLEXIGLAS CHE MORTO DI COVID-19 PERCHE’ HA UN GENITORE COGLIONE

«E se io devo mandare mia figlia a scuola, chiusa nel plexiglas senza un contatto con i suoi amici e le sue maestre io a scuola non ce la mando»: Matteo Salvini a Codogno continua a diffondere bufale che poi ribadisce anche a Mezz’ora in più: “Pensare di mettere il plexiglas per dividere bimbo tra bimbo e bimbo con la maestra è un fallimento educativo”. E ancora: “I numeri fortunatamente dicono che il virus di adesso non è il virus di febbraio e quindi mi rifiuto di pensare che le scuole riaprano a settembre fra plexiglas, mascherine e classi chiuse”.
Salvini non si è ancora evidentemente accorto che nelle linee guida per la scuola che il governo ha presentato venerdì non c’è traccia di plexiglas.
È una strategia di comunicazione ben precisa quella del Capitano, che inventa e mette in giro fregnacce sugli avversari politici che non hanno alcun senso se non nell’ottica di fare terrorismo.
Il problema è che c’è persino qualcuno che ci crede. Così quando il 14 settembre le scuole riapriranno senza plexiglas lui potrà  dire che è tutto merito suo.

(da “NextQuotidiano”)

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“PORTARE AL GUINZAGLIO” POLITICAMENTE VALE PER UOMINI E DONNE: LA RIDICOLA POLEMICA DELLA CECCARDI CHE DICE CHE LE HANNO DATA DELLA CAGNA

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

LA FRASE ESATTA DEL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA IN TOSCANA GIANI ERA: “LA LEGA STA FACENDO UNA CAMPAGNA FOTOCOPIA DELL’EMILIA-ROMAGNA, DOVE IL MIO AVVERSARIO E’ SALVINI CHE SI PORTA DIETRO AL GUINZAGLIO UNA CANDIDATA”

Susanna Ceccardi e la Lega accusano Eugenio Giani di aver dato della “cagna” alla candidata del Carroccio alla presidenza della Regione Toscana per colpa dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui il presidente del Consiglio Regionale della Toscana dice che è “al guinzaglio di Salvini”.
La risposta “incriminata” è questa:
Pensa che la Toscana sia divenuta contendibile per la prima volta, come ha spiegato la sua avversaria?
«In Emilia Romagna i leghisti dicevano le stesse cose, mi sono sentito con il presidente Bonaccini l’altro giorno ed ho subito capito: stanno facendo una campagna fotocopia, dove il mio avversario è Salvini che si porta dietro al guinzaglio una candidata».
Ceccardi utilizza una tattica di comunicazione politica che è vecchia come Matusalemme: dice che non vuole fare la vittima e intanto fa la vittima, con la pagina della Lega a tirarle la volata.
“Non voglio fare la vittima, una certa sinistra griderebbe allo scandalo se un nostro esponente dicesse a una donna dello schieramento avversario che è buona soltanto a stare al guinzaglio come una cagna: si leverebbero le grida di indignazione a livello internazionale. No, io non mi sento una vittima.”
Si tratta, tra l’altro, della stessa strategia utilizzata da Lucia Borgonzoni quando era candidata in Emilia-Romagna, che non ha portato tantissima fortuna alla parlamentare che doveva dimettersi per entrare in consiglio regionale ma poi non lo ha fatto (a proposito, la Ceccardi invece lascerà  la poltrona di europarlamentare?).
Peccato che, vista la grande attenzione con cui legge i giornali, Ceccardi non si sia accorta della rubrica che le ha dedicato Aldo Grasso in prima pagina proprio sul Corriere:
“La ricordiamo ospite fissa di Announo di Michele Santoro (era giovane, era determinata) intenta a esprimere pensieri come questo: «Chi mi accusa di tenere più alla vita di un chihuahua che alla vita di un immigrato, non capisce che i chihuahua non sbarcano a migliaia sulle nostre coste». Quando diventa sindaco si rifiuta di appendere la foto del presidente della Repubblica, perchè «Mattarella è un retaggio dell’Ancien Règime».   Negli anni si è distinta per la lotta all’unione civile delle coppie gay («Il registrucolo   degli amanti omosessuali»), ai migranti, a chi aiuta i migranti e per una squisita sensibilità  femminista: «La violenza è parte dell’uomo e della donna, è parte della natura». Che si menino!

(da “NextQuotidiano”)

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SONDAGGIO: PER GLI ITALIANI MATTARELLA E CONTE MERITANO UN AUMENTO DI STIPENDIO (COSI’ COME PROF E INFERMIERI)

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

VANNO DIMINUITI QUELLI DEI PARLAMENTARI

Secondo gli italiani il premier Giuseppe Conte guadagna troppo poco, così anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
I parlamentari, invece, se la passano fin troppo bene e, a fine mese, dovrebbero trovare qualcosa in meno in busta paga.
È quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto Noto e riportato da Il Giorno che basa i risultati sull’immaginario collettivo del Paese. I dati raccolti si riferiscono a quanto lo Stato dovrebbe pagare una carica pubblica e a quanti soldi quella carica effettivamente percepisce — sempre secondo le ipotesi degli italiani. Ogni cifra è dunque fittizia, non aderente alla realtà , ma si basa su delle stime.
Le cifre
Se Mattarella guadagna 12.000 euro mensili, secondo gli italiani dovrebbe esserci un incremento di 6.000 euro, portando il suo stipendio finale a 18.000 euro.
Stessa cosa per Conte: dai 6.700 percepiti, il compenso ideale sarebbe di 8.000 (+1.300). C’è invece un allineamento per i ministri: sia lo stipendio sperato che quello incassato raggiungono i 4.500 euro.
Diversa è la situazione per i parlamentari nazionali che, secondo il campione intervistato, hanno una retribuzione eccessiva. Da uno stipendio di 12.290 euro, lo Stato dovrebbe invece versare per ognuno di loro 3.000 euro al mese — decurtando, di fatto, più di 9.000 euro per ogni mensilità . Lo stesso accade per i parlamentari europei: dai 14.000 euro guadagnati, la cifra ideale, per gli italiani, è di 4.000.
Taglio degli stipendi, ma in misura minore in alcuni casi, anche per assessori regionali (-2.395), sindaci (-2.000 euro), consiglieri regionali (-5.800 euro), assessori comunali (-1.400 euro), governatori regionali (-3.300 euro) e presidenti di società  pubbliche (-8.000 euro).
Professori e infermieri
Quelle degli infermieri e dei professori di scuola media e superiore sono categorie che, per il Paese, dovrebbero vedere riconosciuti degli aumenti di stipendio. Se quindi il professore guadagna circa 1.960 euro, lo Stato dovrebbe versargliene circa 2.700. Gli infermieri, con uno stipendio di 1.700 euro dovrebbero arrivare almeno a 2.300 alla fine del mese.

(da Open)

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ALTRO CHE LOCKDOWN, DURANTE IL COVID L’EUROPA INONDATA DI DROGA

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

TRAFFICI RADDOPPIATI, TUTTI I NUMERI E LE ROTTE

Caravelle ricche di oro bianco in arrivo dal Nuovo Mondo. Durante il lockdown, le rotte marittime commerciali e le aree portuali europee non sono mai state chiuse, allo scopo di garantire l’approvvigionamento alimentare degli Stati membri.
All’interno di alcune “caravelle” — altro non sono che mastodontiche navi cargo — sono stati trasportati ingenti quantitativi di cocaina stipati in quei containers corrosi e sbiaditi dalla salsedine dell’oceano Atlantico.
Le forze di polizia europee sono sempre state pronte a dare battaglia, mettendo a segno numerosi sequestri a danno di alcune grosse spedizioni in arrivo da oltre oceano, ma in generale gli arrivi dall’America Latina non sono mai diminuiti.
Anzi, la criminalità  organizzata internazionale sembra aver scelto il lockdown e le settimane immediatamente precedenti, per realizzare consistenti operazioni di traffico via mare.
“Il traffico di cocaina con containers marittimi ha continuato a livelli paragonabili e addirittura superiori a quelli visti nel 2019”, si legge nel rapporto EU Drug Markets-impact of covid- 19 di Europol e Emcdda, European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction.
Il mercato della cocaina è il secondo grande mercato di droghe illecite nell’UE, con un valore minimo di vendita stimato nel 2017 attorno ai 9,1 miliardi di euro.
I sondaggi di alcune agenzie europee di settore stimano che nel corso del 2019 circa 4 milioni di cittadini europei hanno fatto uso di cocaina.
Il consumo sarebbe ancora concentrato nella parte occidentale e meridionale dell’Europa, ma alcune città  europee come Anversa, Barcellona, Parigi, Milano, Eindhoven e Utrecht, secondo il report Wasterwater analysis and drugs: a European multi-city study — 2019, hanno registrato una drammatica impennata nell’utilizzo di questa sostanza. In queste città , la presenza di benzoilecgonina nelle fognature delle città , il metabolita adibito allo smaltimento della cocaina che si trova nelle urine, è schizzata da 300 parti per 1000 mg nel 2015 a 600 parti per 1000 mg nel 2019.
“La pandemia ha avuto un enorme impatto negativo sulle nostre vite e sulle nostre economie”, spiega a TPI Catherine De Bolle, direttrice dell’Europol. “Tuttavia, questa tendenza economica non è stata registrata per quanto riguarda il traffico internazionale di droga. Questi mercati illegali continuano a generare profitti enormi, anche durante la pandemia. I sequestri di droghe illegali in alcuni paesi dell’UE durante il primo semestre del 2020 sono stati superiori a quelli degli stessi mesi degli anni precedenti”.
È un dato di fatto che le restrizioni globali contro gli spostamenti delle persone abbiano dato del filo da torcere al mercato delle OCGs, Organised Crime Groups (le organizzazioni criminali), ma — come riporta un report pubblicato il 29 maggio dall’Emcdda e dall’Europol — il traffico di cocaina tramite containers via mare ha continuato a reiterarsi raggiungendo livelli ben al di sopra della media.
Nel primo quadrimestre del 2020, sono stati sequestrate in Belgio circa 18 tonnellate di cocaina: in quattro mesi è stato sequestrato un quantitativo corrispondente alla metà  della cocaina sequestrata durante il corso dell’intero 2017, 44 tonnellate. I traffici, insomma, sono quasi raddoppiati.
Il traffico di droga durante il lockdown: le rotte
Il 23 aprile scorso, la polizia di Anversa assieme alle forze speciali, irrompeva alle prime luci dell’alba nell’immensa area portuale della città  per sequestrare un carico di cocaina dal valore di 200 milioni di euro. Il problema per le organizzazioni criminali durante la pandemia non è mai stato quello di fare arrivare la cocaina in Europa: il traffico marittimo è stato infatti l’unico settore economico al mondo a non aver subito restrizioni. Lo è stato invece la spedizione, la vendita al dettaglio e lo stoccaggio della merce illegale.
In un’inchiesta pubblicata a fine maggio dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) sulla riconfigurazione del mercato latino-americano della cocaina, si sottolinea come ad inizio lockdown i produttori colombiani abbiano velocemente sostituito pericolose rotte interne con strategici spostamenti notturni attraverso i passi di montagna o con motoscafi ad alta velocità , difficili da intercettare, difficili da prendere, che permettevano di raggiungere le aree portuali di imbarco per le rotte europee.
Dal primo gennaio al 19 maggio 2020, i porti europei interessati al traffico di cocaina sono stati: Amburgo e Anversa, per ricevere i containers imbarcati al porto di Santa Marta in Colombia; Leixoes, Rotterdam e Anversa per i carichi provenienti da Cartagena; la Svezia come nuovo punto d’arrivo per la cocaina proveniente da Barranquilla, sempre Colombia, e ancora Anversa per le spedizioni in partenza dal Golfo di Urabà , Colombia. Al netto di tutto, la città  portuale fiamminga di Anversa è diventata nei mesi di lockdown il cuore pulsante del commercio internazionale di cocaina.
Anversa, la capitale europea della cocaina
Interpellato sul tema, l’ufficio del procuratore di Anversa, risponde a TPI in perfetto italiano ai dubbi sottoposti in merito a questo exploit di criminalità  nell’area portuale. “Allo stato attuale, tutte le agenzie coinvolte nella lotta contro questo fenomeno hanno adottato misure interne di contrasto contro il virus COVID-19”, spiega in merito ai margini di operatività  dei nuclei di polizia durante il lockdown. “Alcune indagini possono essere sospese (per motivi di sicurezza sanitaria interna, ndr) ma quando è necessario un intervento immediato tutti sono pronti ad agire tempestivamente”.
Le considerazioni in merito alle strategie adottate dalla polizia di Anversa in materia di contrasto all’attività  criminale nell’area portuale sono lapidarie: “Le contromisure, già  in atto, hanno dimostrato la loro efficacia (come il maxi sequestro del 23 aprile, ndr) e saranno intensificate o modificate solo a causa di nuovi fenomeni nel panorama del narcotraffico”.
Quello che la squadra del procuratore di Anversa cerca di fare è prendere i “pesci grossi” capaci di corroborare i contatti criminali locali con i partners d’oltre oceano: “Risulta essere molto difficile stabilire quante gangs criminali siano attive nell’area portuale di Anversa. In generale conosciamo bene alcune figure chiave coinvolte nel traffico, ma collegare questi pesci grossi ai vari canali d’importazione può rivelarsi difficile dato che ci sono molti strati e sub strati gerarchici all’interno di queste organizzazioni”.
5mila euro solo per parlare
La capacità  d’infiltrazione delle gangs del Belgio nell’area portuale di Anversa è capillare e ben affinata. I lavoratori del porto ricevono dai 75 ai 125mila euro se contribuiscono all’approdo sicuro di un container di cocaina (Stoker and Thijssen, 2018). Ma non è tutto: secondo le autorità  portuali europee, le organizzazioni criminali sono disposte a pagare 5mila euro un qualsiasi operatore portuale solamente per “have a conversation”, solo per chiacchierare del più e del meno e sondare la disponibilità  del lavoratore ad un ipotetico coinvolgimento nelle operazioni di scarico. Inoltre, gli operai del porto sono facilmente riconoscibili per la loro divisa inconfondibile, e nel momento in cui qualcuno di loro “collabora con una gang per il trasbordo di un carico di droga, diventa facilmente pedinabile e di conseguenza minacciabile assieme all’intera famiglia” (Emcdda, 2019).
Il fattore commerciale che ha visto le rotte marittime e le attività  portuali europee perpetuarsi senza alcuna restrizione, combinato all’elevata capacità  di controllo delle organizzazioni criminali all’interno dell’area portuali, ha fatto in modo che l’Europa inginocchiata dal Coronavirus diventasse, lentamente e in silenzio, anche l’Europa inginocchiata dalla cocaina.

(da TPI)

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