Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
RIGUARDA SEMPLICEMENTE L’ESTENSIONE A MANIFESTAZIONI DI ODIO DEI REATI GIA’ PREVISTI PER LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE E RELIGIOSA, CON UN INASPRIMENTO DELLA PENA
La possibile introduzione di una legge contro la omotransfobia e la misoginia in Italia sta facendo molto discutere.
Come spesso accade nel campo dei diritti civili, a scontrarsi su fronti opposti sono, da un lato, i partiti di sedicente centrodestra e la Chiesa cattolica, in particolare dalla Cei (la Conferenza episcopale italiana), e, dall’altro, il centrosinistra insieme alle associazioni Lgbti.
In realtà , la legge contro la omotransfobia non riguarda la possibile concessione di nuovi diritti civili, bensì l’estensione a manifestazioni di odio fondate su omofobia o transfobia di alcuni reati, già previsti, legati alla discriminazione razziale o religiosa.
Secondo il mondo conservatore la legge istituirebbe, di fatto, un “reato di opinione”: “Affermare che l’unico matrimonio esistente è quello tra uomo e donna diventerà reato”, protestano da destra. A questi timori l’area progressista e liberal risponde con i dati sulle violenze per motivi di genere o di orientamento sessuale e parla di tentativo di “oscurantismo” da parte della Chiesa.
Il disegno di legge prevede di intervenire sui reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa, attualmente previsti agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale.
In particolare, si vorrebbe estendere l’istigazione a delinquere e gli atti di violenza (non la propaganda, invece) alle manifestazioni d’odio fondate su omofobia o transfobia. In pratica, commette reati motivati da “stigma sessuale, in particolar modo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali” rischierebbe fino a quattro anni di reclusione.
“Non serve una nuova legge, esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio”, osserva la Cei». “Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide”.
“In Italia esiste un serio problema di razzismo e discriminazione verso le persone omosessuali e transessuali”, sottolinea il deputato Alessandro Zan (Pd), relatore de disegno di legge contro la omotransfobia e la misoginia. “Affermare che ‘esistono già adeguati presidi’ per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire”, osserva la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, la deputata M5S Francesca Businarolo.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
ERA IN COMPAGNIA DEL SUO FIDANZATO DI 22 ANNI… “NON PERDONO I MIEI AGGRESSORI, MI FANNO SOLO TANTA PENA”
Hanno iniziato con gli insulti, poi il branco è passato alle vie di fatto.
Sette giovani dal marcato accento locale, fra i quali una ragazza, hanno aggredito a Pescara un ragazzo gay di 25 anni.
La violenza, avvenuta 45 minuti dopo la mezzanotte, si è verificata sul lungomare vicino la Nave di Cascella, sulla riviera dirimpetto ai giardinetti di piazza Primo Maggio, come riporta Il Centro.
A terra è rimasto il ragazzo, ex studente universitario alla D’Annunzio e residente fuori regione. Finito in ospedale all’alba, i medici hanno riscontrato la frattura della mascella sinistra.
«Non perdono i miei aggressori, mi fanno solo tanta pena», ha dichiarato lui stesso. Era in compagnia del suo fidanzato di 22 anni, pescarese. Passeggiavano mano nella mano, diretti verso casa, in direzione nord, quando uno dei due ha subito l’aggressione di stampo omofobo nelle stesse ore in cui nel Circolo Aternino si svolgevano le celebrazioni dell’Abruzzo Pride.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
EUROPE ECOLOGIE LES VERTS LA VERA SORPRESA DEL PRIMO TURNO… AL BALLOTTAGGIO A LIONE, TOLOSA E BORDEAUX … LA DESTRA RISCHIA A MARSIGLIA
La Francia al voto per le municipali: 4.800 città , da Parigi a Bordeaux, da Lione a Marsiglia, devono scegliere nuovo sindaco e consiglio comunale.
Nel primo test elettorale post-Covid sono chiamati alle urne 16 milioni di francesi con mascherina obbligatoria e distanziamento sociale.
Pesa il rischio astensione: a mezzogiorno solo il 15,2% dell’affluenza. Già al primo turno avvenuto il 15 marzo – nel mezzo dell’epidemia – un elettore su due (44%) non è andato a votare, rispetto al 63% registrato nelle municipali del 2014. I ballottaggi (anche fra tre o quattro candidati) si svolgono con tre mesi di ritardo, e questo aumenta l’incertezza sulle tendenze politiche registrate al primo turno.
L’exploit dei Verdi
Il successo dei candidati del partito Europe à‰cologie Les Verts (Eelv) è stata la sorpresa del voto del 15 marzo, sulla scia del buon risultato già ottenuto un anno fa alle europee (13,4%, davanti a socialisti e France Insoumise).
Il partito che oggi governa una sola città con più di 100 mila abitanti (Grenoble dove il sindaco Eric Piolle ha buone chances di essere rieletto) potrebbe conquistare altre metropoli. La sfida più importante è a Lione – terza città di Francia – dove Grègory Doucet, 46 anni, dirigente dell’ong Handicap International, è arrivato in testa al primo turno (28,5%) e potrebbe battere il candidato ex maconista Yann Cucherat.
La corsa di Eelv mette in crisi la destra in varie città .
A Bordeaux Nicolas Florian, delfino dell’ex premier Alain Juppè, dovrà vedersela con il verde Pierre Hurmic.
Anche l’attuale sindaco di Tolosa, Jean-Luc Moudenc, sostenuto da Les Rèpublicains (Lr), è sfidato dall’ambientalista Antoine Maurice, sostenuto da una lista di coalizione tra socialisti, comunisti e France Insoumise.
Altre città che potrebbero diventare a guida Eelv sono Strasburgo, Lille e Besanà§on dove invece i duelli sono tra ambientalisti e altri candidati della sinistra.
La rivincita di destra e sinistra
Nel 2017 l’elezione di Emmanuel Macron alle presidenziali e poi il trionfo alle politiche del suo partito, La Rèpublique en Marche (Lrem), aveva travolto le due tradizionali forze di governo: Ps e Lr. Il voto delle municipali è una rivincita del bipolarismo classico e dei “vecchi partiti” che dovrebbero conservare molte delle città dove governano.
L’esempio più clamoroso di vitalità del moribondo partito socialista è Parigi dove Anne Hidalgo dovrebbe trionfare. La gauche dovrebbe mantenersi anche a Rennes, Nantes e Digione e potrebbe conquistare – con una lista di coalizione – la seconda città di Francia, Marsiglia, storica roccaforte della destra.
Il partito conservatore Lr che ha già confermato o conquistato sindaci e maggioranze al primo turno nel 56% delle città con più di 9mila abitanti. Per i ballottaggi ci sono vittorie quasi scontate come quella dell’attuale sindaco di Nizza, Christian Estrosi.
En Marche si ferma
Creato nel 2016 il partito di Macron, Lrem, non ha nessun sindaco nè consigliere municipale. E ha clamorosamente mancato questa opportunità . Il simbolo della dèbà¢cle è Parigi dove Lrem si è diviso tra due candidati e poi ha dovuto cambiare in corsa quello ufficiale Benjamin Griveaux, sostituito da Agnès Buzyn distaccata nei sondaggi di venti punti da Hidalgo. A Lione si è consumato un pasticcio tra il candidato macronista Yann Cucherat che ha deciso di allearsi – senza chiedere ai vertici di Lrem – con la destra dei Rèpublicains.
Alla fine il partito di Macron potrà rivendicare forse un successo – spesso alleandosi con Lr – a Strasburgo, Aix-en-Provence e Pèrigueux. Un caso a parte è quello del porto normanno di Le Havre, dove si presenta Edouard Philippe. Il premier è arrivato in testa ma è tallonato dallo sfidante comunista, Jean-Paul Lecoq. E l’esito di Le Havre è guardato da vicino perchè potrebbe avere conseguenze sul governo.
Ambizioni deluse per Le Pen
Alle municipali del 2014 l’allora Front National aveva lanciato la sua conquista al potere, prendendo il governo di una quindicina di città . Questa volta il Rassemblement National ha conservato già al primo turno molti comuni, come Frèjus e Hènin-Beaumont, ma non riesce ad avanzare a livello locale. L’unica presa su cui Le Pen punta è Perpignan, la città al confine con la Spagna dove il suo ex compagno, Louis Alliot, è favorito nella corsa a sindaco. Se vince, sarà la più grande città governata dal Rassemblement National anche se Alliot ha fatto praticamente di tutto per cancellare il simbolo del partito dalla campagna.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
SCELTA DA JOLE SANTELLI, PER LA PROCURA AVREBBE FAVORITO FAMIGLIE MAFIOSE DI REGGIO CALABRIA
L’assessora alle Infrastrutture della Regione Calabria, Domenica Catalfamo, è indagata non solo per corruzione, ma anche per concorso esterno con la ‘ndrangheta.
Lo scrive oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Lucio Musolino tornando sull’inchiesta della Dda che ha portato all’amministrazione giudiziaria le società Avr e Ase. Tra loro 8 amministratori del Comune di Reggio Calabria, del Consiglio comunale, della Città Metropolitana, del Consiglio regionale ed ex Provinciale e del Comune di Taurianova ai quali sono contestati reati contro la Pa per indebite pressioni per l’assunzione di personale segnalato
Con l’inchiesta “Helios ”, la Dda di Reggio sta scardinando i rapporti tra la politica e la società Avr che si occupa della raccolta dei rifiuti, per conto del Comune, e della manutenzione delle strade in tutta la provincia.
Per la città metropolitana, la dirigente Catalfamo era il responsabile del progetto per i lavori della strada Gallico-Gambarie. Probabilmente a causa di quell’appalto, di 43 milioni di euro, i pm l’hanno iscritta nel registro degli indagati per concorso esterno.
I carabinieri stanno approfondendo il tentativo della ‘ndrangheta di infiltrare l’Avr che —scrivono — “ha concesso assunzioni di soggetti sponsorizzati dalla politica e affidato lavori a ditte gradite dalla criminalità organizzata”.
Il quadro è inquietante. Nominata assessore da Jole Santelli (Forza Italia), oggi Domenica Catalfamo è in giunta regionale assieme al capitano “Ultimo” Sergio De Caprio.
Per gli inquirenti, però, potrebbe avere favorito le famiglie mafiose reggine. Il sospetto vale anche per l’amministratore unico della società Claudio Nardecchia, un imprenditore romano noto in Calabria e in Toscana.
Non è un caso che i carabinieri considerano di “interesse operativo ” un messaggio da lui ricevuto nel maggio 2015 quando è stato “invitato a un incontro con Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio”.
L’incontro alla fine non c’è stato, ma i tanti omissis nelle informative lasciano intendere che l’inchiesta “Helios ”potrebbe allargarsi sul fronte dei rapporti con le cosche. Sono già chiari, invece, i “benefit ” che l’assessore Catalfamo ha ricevuto dall ‘Avr. “Un foulard di Dior per Mimmuzza tua”. Era il regalo di Natale che una dipendente dell’azienda ha ritirato su richiesta di Nardecchia.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
HA PORTATO A CASA TANTE PERSONE CHE ARRIVAVANO DA ZONE A RISCHIO SENZA AVER SUBITO ALCUN CONTROLLO
Paolo Berizzi racconta oggi su Repubblica la storia di un autista di Noleggio con conducente (NCC) chiamato solo con le iniziali M. C. che racconta il suo lavoro di febbraio e di marzo: i due mesi durante i quali la falce del virus, nella Wuhan italiana con epicentro la Val Seriana, ha colpito più duro. L’uomo è stato sentito dalla procura di Bergamo.
«Tra febbraio e marzo ho fatto 3mila e 700 chilometri. Ho preso imprenditori della Val Seriana di ritorno dalla Cina e li ho accompagnati dall’aeroporto a casa. Arrivavano a Orio al Serio, Linate, Malpensa. Quando, con il lockdown, gli aeroporti hanno chiuso, sono andato a recuperare i clienti in Svizzera – a Zurigo, o a Lugano per i jet privati – e a Nizza. Perchè tanti clienti di rientro hanno dovuto volare su questi scali. Poi macchina fino a Bergamo».
Si ferma un attimo. Aggiunge: «Mi chiedevo – visto che presto si è capito che il coronavirus girava nella Bergamasca ben prima del 21 febbraio e che le aziende della Val Seriana hanno rapporti stretti con la Cina – perchè queste persone, che tornavano da Pechino, Shanghai, Wuhan, Shenzhen, non venissero messe in quarantena. La stessa domanda se la sono fatta anche i miei colleghi».
Il driver ha osservato e assistito alla strage orobica del Covid 19 (6mila morti, di cui 670 in città , ndr) da una prospettiva particolare: il suo posto di guida. «Non abbiamo mai smesso di lavorare». Già .
Perchè dalla chiusura decisa dal governo e entrata in vigore il 10 marzo era esentato anche il trasporto pubblico non di linea, taxi e Ncc.
Lo stupore dell’autista – per come lo descrive ora – non era solo riferito ai mancati “filtri” su imprenditori e uomini d’affari di rientro dalle aree da dove il coronavirus è partito. «Ho visto tantissimi studenti, Erasmus e non, che atterravano a Orio al Serio, accolti dalle famiglie al completo. Mamme, papà , fratelli, nonni. Baci e abbracci e zero controlli».
Siamo ancora a febbraio. «Ho fatto 3mila chilometri in un mese». Il 12 marzo il governo chiude 23 aeroporti italiani.
Come cambia, a quel punto, il lavoro degli Ncc che caricano clienti per 90 centesimi a chilometro? «Nizza, Zurigo, Lugano. Molti si sono fatti venire a prendere lì. Anche al confine. Un’auto dall’aeroporto. Un’altra, la mia, dal confine. Hanno rivisto i piani di viaggio in base a divieti e chiusure».
Quanto hanno contribuito questi “ritorni” non mappati – un combinato aereo-auto Ncc – a diffondere il virus a febbraio nelle valli bergamasche? E che succede quando i contagi impazzano?
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
NEL PRIVATO CHI HA UN REDDITO ANNUALE DI 30.721 EURO RICEVERA’ IN BUSTA PAGA 92,23 EURO MENSILI IN PIU’, CON UNA VARIAZIONE DELLA RETRIBUZIONE NETTA DEL 4,69%… NEL PUBBLICO UNA MEDIA DI 73,49 EURO
Il Sole 24 Ore pubblica oggi un’infografica di riepilogo del taglio del cuneo fiscale dal primo luglio che nel comparto più numeroso della Pubblica Amministrazione, la scuola, porta un incremento netto mensile in busta paga di 73,49 euro, che corrisponde a una variazione del netto del 2,12%.
Nel privato agli impiegati della manifattura che hanno un reddito medio annuale di 30.721 euro, entrano in busta paga 92,23 euro mensili in più, con una variazione della retribuzione netta del 4,69%.
Per gli operai della fornitura di energia elettrica, con redditi medi di 33.972 euro, l’aumento è di 82,93 euro mensili netti (+ 3,90%).
Le simulazioni sono dello studio Fusco & Partners che spiegano che il maggior beneficio è riconosciuto a coloro che oggi dichiarano tra 26.600 e i 28mila euro i quali si troveranno a fine luglio 100 euro di aumento netto in busta paga-
A partire da 28mila euro il beneficio è sotto forma di detrazione fiscale sperimentale per 112020 di valore decrescente (pari a 480 euro rimodulati che scende a 8o euro per un reddito di 35mila euro lordi per poi progressivamente azzerarsi).
Mentre i redditi medio-bassi (da 8.174 fino a 26.600 euro) continuano a percepire il bonus Renzi di 80 euro ma “potenziato” con un’integrazione di 20 euro (per raggiungere i 100 euro di aumento netto complessivo).
Nel privato per gli impiegati della fornitura d’acqua, con redditi medi pari a 30.347 euro, l’incremento del nuovo bonus porta 93,29 euro (+4,79%). Nella Pa il beneficio interessa 3,1 milioni di dipendenti pubblici con redditi fino a 40mila euro.
Secondo i calcoli dello studio De Fusco e Partners restano fuori in meno di 100mila: magistratura, presidenza del consiglio, carriere diplomatiche e prefettizie, Authority, dirigenza.
L’aumento massimo va ai circa 150mila ministeriali con un reddito annuo medio di 27487 euro che otterranno 100 euro mensili in più (+2,77% sul netto).
Seguono i circa 10mila dipendenti degli enti pubblici economici e le aziende che producono servizi di pubblica utilità con redditi medi di 29.335 euro, che avranno un aumento di 96 euro mensili (+2,53%).
Per i 34.600 vigili del fuoco con reddito medio annuo di 29.710 euro l’incremento è di 95 euro mensili (+2,48%).
Se per le agenzie fiscali il vantaggio mensile è di 82 euro (+1,93%), per i corpi di polizia il beneficio medio corrisponde a quasi 51 euro mensili (+1,12%). Per tre milioni di lavoratori dipendenti, però, il taglio al cuneo fiscale è a tempo.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
GLI SCREENING TEMPESTIVI SUI RESIDENTI NON HANNO FATTO EMERGERE CRITICITA’: AGLI SCIACALLI SOVRANISTI E’ ANDATA MALE
Il Mattino spiega oggi che il focolaio di Mondragone, per il contesto sociale nel quale si è sviluppato, per le modalità di esordio e di individuazione dei casi (la scoperta di una donna positiva al Covid-19 che si era recata a partorire nell’ospedale di Sessa Aurunca e l’arrivo, nello stesso ospedale, di un suo connazionale, unico sintomatico, con febbre alta e polmonite, da considerare il caso 1) è stato ben controllato e oggi la quota di positivi scoperti dal tampone è zero:
La donna ha partorito a Sessa Aurunca senza provocare contagi intraospedalieri ed è stata trasferita nella struttura ginecologica “Covid” realizzata al Policlinico Federico II. «Il bimbo è stato portato alla pediatria del Moscati di Avellino — avverte Ferdinando Russo, manager della Asl — e sarà restituito alla mamma non appena quest’ultima sarà riscontrata negativa al tampone. Su 2 mila tamponi effettuati negli ultimi due giorni ne abbiamo processato 500 tutti negativi e stasera (ieri nda) avremo l’esito di altri 400».
Da ricordare anche la fuga di 19 bulgari poi ritrovati poi nella piana del Sele e tutti risultati negativi al virus. Infine le tensioni degli ultimi giorni e l’arrivo dell’esercito chiamato da De Luca a presidiare i palazzi dopo un colloquio con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese
La zona rossa resterà in vigore fino allo scadere delle due settimane canoniche, mentre proseguiranno gli screening sui residenti nelle aree contigue, che finora non hanno fatto emergere criticità .
Il sabato è trascorso senza nuovi episodi di tensione dopo gli incidenti dei giorni scorsi tra la popolazione locale ed i bulgari di etnia Rom delle palazzine ex Cirio, dove erano stati scoperti una cinquantina di positivi al Covid-19.
Oltre agli alimenti distribuiti dalla Protezione civile, filtra dietro il cordone sanitario qualche borsone passato da connazionali agli abitanti dei cinque edifici di 10 piani.
Qui — a seconda dei periodi dell’anno — vivono ammassati tra i 500 ed i 1000 bulgari impegnati nei raccolti delle campagne. Le forze dell’ordine che hanno cinturato le palazzine sono state integrate dai Baschi verdi della Finanza e dal contingente di militari del Raggruppamento Campania, che dispone ora di 100 unità .
I residenti, tutti con mascherina, mostrano qualche sintomo di insofferenza per gli operatori delle tv che danneggerebbero lo sforzo di ripresa turistica.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
GENTE CHE NON SA UNA MAZZA E SI PERMETTE SI EMETTERE SENTENZE: E’ LO SPECCHIO DI UN PAESE DOVE E’ LECITO TUTTO
Ci sono stati alcuni errori, anche da parte della stampa, nella diffusione della notizia legata all’omicidio-suicidio di Margno.
Sta circolando, ad esempio, un tweet dell’agenzia Ansa in cui si riporta, nell’eccessiva semplificazione che il linguaggio del social network di Jack Dorsey comporta, come causa del gesto di Mario Bressi (che ha ucciso i suoi due gemelli Diego ed Elena, prima di togliersi la vita) la fine della relazione con la moglie Daniela.
Questa visione troppo superficiale di un delitto efferato, che potrebbe anche essere stato pianificato nei minimi dettagli, ha sollevato dibattiti surreali sui social network.
Nel tentativo di dare una spiegazione all’irrazionale (un genitore non può mai, mai, mai uccidere i propri figli), si descrive l’uomo di 45 anni come una persona mai sopra le righe, come padre di famiglia esemplare, come persona accecata dalla rabbia perchè la moglie lo stava lasciando.
Partendo dalla premessa che la compostezza nell’agire sociale non sempre evita comportamenti contrari a ogni tipo di logica, sembra davvero surreale colpevolizzare la moglie di Mario Bressi, Daniela, per quanto accaduto.
Ancora una volta di più assistiamo all’involuzione del pensiero comune, in cui vige ancora la gerarchizzazione della famiglia con il padre a fare da capo, dominus del focolare, persona che — come scrivono in tanti sulla bacheca di Mario Bressi (che ancora non è stata chiusa, altra scelta infelice visti i tempi che stiamo attraversando) — aveva aveva «costruito la famiglia» fino a quando «la moglie per noia o per capriccio decide di cambiare vita». Fare leva sulla sua disperazione per il divorzio imminente, a parziale giustificazione di quanto fatto.
Si leggono commenti come: «Questo uomo aveva bisogno di aiuto e nessuno lo ha capito, il male oscuro è dentro ognuno di noi quando si impossessa del nostro corpo», oppure «Chissà che cosa t’aveva fatto tua moglie per farti uscire di testa in questa maniera».
Non sembra esserci rispetto per l’accaduto, non sembra più esserci timore nell’esprimere pensieri che — un tempo — non trovavano sfogo nell’agone pubblico.
Una volta ci si vergognava persino di manifestare idee come questa.
Invece, adesso, tutto sembra essere lecito, tutto sembra anzi conseguente all’idea di un presunto valore che demonizza i divorzi, le scelte individuali, l’idea di nido standard che siamo stati abituati ad associare alla famiglia.
Il chiacchiericcio sulle vite di due poveri ragazzi innocenti, il peso inutile delle parole su una donna: basterebbe questo a far desistere qualsiasi persona dall’esprimere opinioni a vanvera. E invece no.
(da Giornalettismo)
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Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile
IN DUE CASI SU TRE LE VITTIME SONO DONNE
Centocinquantotto omicidi in famiglia, uno ogni 55 ore: e in 19 casi le vittime sono state i figli.
Gli ultimi dati anticipati all’Agi dall’Eures e aggiornati al 2019 confermano come – in costante calo gli omicidi legati alla criminalità organizzata – family e intimate homicide nel nostro Paese rappresentino ormai tendenzialmente poco meno della metà di quelli totali.
L’anno scorso, gli omicidi in famiglia sono stati 75 al nord, 30 al centro e 54 al sud, complessivamente il 10,2% in meno rispetto ai 176 dell’anno precedente: ma le vittime degli ultimi quattro anni sono complessivamente 682.
In due casi su 3, le vittime sono donne (la percentuale media degli ultimi quattro anni è pari al 66%) anche perchè nel 48,5% dei casi la relazione vittima-autore va ricercata nell’ambito del rapporto di coppia: delle 158 vittime dell’anno passato, 48 erano coniugi o conviventi, 16 partner o amanti, 14 ex coniugi o ex partner.
I figlicidi, dopo aver registrato una inquietante recrudescenza nel 2018 (da 20 a 33), sono scesi, come detto, a 19 nel 2019, con una incidenza del 12,1% sul totale.
Sempre nell’ambito degli omicidi in famiglia, tra il 2016 e il 2019 quelli con due vittime sono stati 82 (7 nell’ultimo anno), quelli con tre o piu’ vittime 30.
L’arma più usata si conferma l’arma da taglio (31,7%), seguita da quella da fuoco (27%) e dal soffocamento/strangolamento (15%) mentre la divisione in base alla fascia d’età rileva che ben 67 delle 682 vittime degli ultimi quattro anni – una su 10 – erano minorenni, e di questi 42 (il 6,2%) aveva meno di 5 anni.
(da Globalist)
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