Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO DEM VOLA NELL’ELETTORATO FEMMINILE E TRA AFROAMERICANI E ISPANICI… TRUMP DAVANTI SOLO TRA I BIANCHI SENZA TITOLO DI STUDIO
Joe Biden prende il largo nei sondaggi. Secondo l’ultima rilevazione del Siena College commissionata dal New York Times il candidato democratico alla Casa Bianca è avanti di 14 punti sul presidente Donald Trump col 50% delle preferenze.
L’ex vice di Barack Obama vola soprattutto nell’elettorato femminile e delle comunità afroamericana e ispanica.
Fra gli afroamericani il distacco è di 74 punti, fra gli ispanici di 38.
Biden è anche largamente preferito dalle donne bianche che sono andate al college: il vantaggio è di 40 punti, un dato importante se si pensa che, agli exit poll delle elezioni del 2016, fra questa categoria di elettrici, la democratica Hillary Clinton batteva Trump di soli 7 punti.
Trump batte nettamente Biden in una sola categoria, quella dei bianchi senza titoli di studio, dove è avanti di 19 punti.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE OGGI FA CAMPAGNA ACQUISTI IN PARLAMENTO
Oggi che accoglie con entusiasmo l’approdo della senatrice Alessandra Riccardi nella Lega e prova a togliere la maggioranza in Senato al governo attraverso la campagna acquisti nelle fila della maggioranza, non possono che tornare di moda i tweet che Matteo Salvini dedicava al vincolo di mandato, dicendosi scandalizzato dei cambi di casacca dei politici.
Certo, però bisogna guardare bene le date dei tweet per contestualizzarli: all’epoca il Capitano giocava tutta un’altra partita politica, si andava verso le elezioni politiche del 2018 e ancora non stava costruendo un’alleanza con i grillini ma cercava invece di toglier loro voti “rubando” argomenti politici.
Qualche anno dopo possiamo dire che il piano del Capitano è perfettamente riuscito: pur avendo perso il ministero dell’Interno grazie alla crisi del Papeete, ovvero la stronzata politica più grossa da quando l’uomo inventò il cavallo (cit.), ha svuotato di tutto l’elettorato di destra i grillini e ha incamerato nel Carroccio quei voti, come ha dimostrato la vittoria alle elezioni europee del 2019.
Per questo oggi può permettersi di dire e fare il contrario di ieri, visto che l’orizzonte di lungo periodo medio dei politici italiani è domani mattina.
Intanto però di acqua sotto i ponti ne è passata talmente tanta che anche la sua leadership comincia a scricchiolare, per lo meno secondo i sondaggi. Per questo Salvini ha fretta di far cadere il governo.
Sa che nella politica italiana oggi ci sei, domani chissà .
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
DAL FIGLIO UNICO DI STATO AI MILITARI IN OSPEDALE CHE NON FANNO ENTRARE GLI ANZIANI
Tre è il numero perfetto. Se poi si aggiunge anche un’immagine fuori contesto si riescono a raggiungere altissime vette. Il tutto condito da un racconto «di un mio amico medico che mi ha detto…», senza conferme ufficiali.
Il tutto accade sulla pagina Facebook del senatore della Lega Simone Pillon, in un unico post.
Tre bufale sulla Cina: la prima sugli anziani che non vengono curati e rimandati a casa (parlando di «eutanasia di Stato); la seconda sul fatto che ci sia (ancora) la legge sul figlio unico per ogni famiglia cinese; la terza sull’aborto selettivo sulle bambine. Insomma, un pot-pourri di cose non reali e non attuali.
Partiamo dal suo racconto che, poi, sconfina in altri ambiti. Simone Pillon racconta di aver saputo da un fidato medico bresciano una notizia sconvolgente: «A quanto riferivano, in Cina chi ha meno di 70 anni non viene neppure ricoverato. Le guardie armate di mitra che custodiscono le porte degli ospedali hanno l’ordine di ‘convincere’ gli anziani a tornarsene a casa».
Una cosa gravissima e che non può che provocare indignazione. Ma è vera?
Come spiega Butac, innanzitutto, la foto utilizzata dal senatore leghista è fuori contesto: i militari non sono fuori dagli ospedali per fare ‘selezione all’ingresso’, ma fuori da una stazione ferroviaria di Wuhan per controllare che le persone contagiate non lasciassero la città (al tempo del primo focolaio cinese).
Inoltre non c’è alcun riscontro sul fatto che gli anziani (gli over 70) vengano respinti all’ingresso degli Ospedali (e un senatore della Repubblica non può diffondere messaggi che esordiscono dicendo «mi hanno detto»).
Il post social di Simone Pillon trascende, poi, su altri temi che, come quello sopracitato, servono solamente ad acuire l’indignazione contro la Cina. Si parla di «figlio unico di Stato».
Ma di cosa parla il senatore leghista? Si fa riferimento a una legge del governo cinese per evitare il sovrappopolamento, consentendo alle famiglie di fare un solo figlio. Peccato che Pillon non dica che quella legge fu abolita nel 2015, cinque anni fa.
Passiamo all’ultimo aspetto, sui cui Simone Pillon sembra avere ragione, ma non nei modi e nella spiegazione.
Il senatore del Carroccio parla di «aborto selettivo femminile». Ma le leggi, in questo caso, non c’entrano nulla. Il governo cinese non è mai intervenuto su questo ambito e si tratta di una scelta — probabilmente sbagliata — di alcune famiglie che decidono autonomamente di mettere al mondo solo figli maschi.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
FAZI EDITORE: “LA CONSULENZA SI E’ CONCLUSA, NON E’ USCITO NULLA”
La domanda sorge spontanea e rimbalza da Facebook in tutto il web: ma che fine ha fatto il libro di Alessandro Di Battista su Bibbiano?
Il cittadino (ex) deputato del MoVimento 5 Stelle lo aveva annunciato nel luglio 2019, quando l’inchiesta non era stata ancora chiusa (nei giorni scorsi sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio da parte della procura) e aveva fatto sapere della sua collaborazione con Fazi Editore:
“In tal senso vi annuncio che presto (vi terrò aggiornati) uscirà un libro sullo scandalo di Bibbiano e sarà il primo libro frutto della mia collaborazione con Fazi. Ci è sembrato doveroso approfondire questo scandalo anche perchè abbiamo registrato un silenzio assordante da parte del 90% del sistema mediatico nazionale. Tuttavia il libro su l’inferno di Bibbiano sarà solo l’inizio. Vogliamo dare spazio a nuovi autori e a nuove idee.”
Secondo le intenzioni del Dibba sarebbe stato il primo tomo frutto della sua collaborazione con l’editore e “un doveroso approfondimento” di questo “scandalo, anche perchè abbiamo registrato un silenzio assordante da parte del 90% del sistema mediatico nazionale”.
Poi arrivò il governo M5S-PD e il coraggiosissimo Dibba ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco anche se, come ha raccontato il Fatto, insieme a Di Maio e Casaleggio Junior era contrario all’alleanza.
Ieri però è arrivato anche un annuncio da parte di Thomas Fazi, figlio di Elido: “La consulenza con Di Battista si è conclusa” e “non è uscito nulla”.
Quindi niente più libro su Bibbiano per Dibba. In compenso, ha scritto ieri MF, Dibba la creazione di una piattaforma nazionale di car sharing.
Che Guevara addio, meglio fare concorrenza a Enjoy e Car2Go. Certo, Dibba ci tiene a sottolineare che non diventerà un bieco capitalista. Quella che sta per lanciare sarà «un’impresa pubblica sia chiaro, con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti gli italiani, su tutto il territorio nazionale, migliaia di auto elettriche». Si tratta di «un progetto che -ovviamente- faccia profitti ma con lo scopo di reinvestirli nel rafforzamento di questa nuova azienda di Stato e nell’ampliamento del parco auto. L’obiettivo è ambizioso: una parziale sostituzione di auto private con vetture pubbliche». Il progetto è certo impegnativo e quindi Dibba si rivolge a «tutti coloro che vorranno darmi una mano: associazioni, ingegneri, giovani».
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
LEI INVECE RAPPRESENTA IL NUOVO, I TOSCANI LE DARANNO LA RISPOSTA CHE MERITA
Non solo medici calabresi. In un video che torna a circolare in rete in occasione dell’annuncio della sua candidatura alla presidenza della Regione Toscana Susanna Ceccardi spiega di non aver messo la foto di Sergio Mattarella nel suo ufficio a Cascina «perchè lo considero un retaggio da ancien règime, un retaggio antiquato e comunque direi che in questi giorni l’avrei comunque tolta se ci fosse stata
In compenso Ceccardi ha fatto sapere di aver esposto altro: «In ufficio ho appeso il crocifisso che non c’era, il calendario dell’Arma, due bei quadri del Gioli, una riproduzione della battaglia di Cascina. Sono felice di non averla mai appesa, mi sono evitata la fatica di toglierla dal muro».
Insomma, Mattarella no e il crocifisso sì. I toscani sono avvisati.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
“ACCOLTE UN MILIONE DI DOMANDE SU 2,4 MILIONI DI RICHESTE, NON INCIDE SUL MERCATO DEL LAVORO, APPENA 20.000 NUOVI RAPPORTI DI LAVORO”
Avevano chiamato anche il super esperto della Mississippi State University, Mimmo Parisi, per individuare un meccanismo (quello dei navigator) chiamato a risolvere il problema della povertà in Italia.
Il reddito di cittadinanza, che era stato annunciato dai balconi di Palazzo Chigi con sorrisi e con pugni al cielo, si è rivelato essere un grande flop, secondo le ultime rilevazioni della Corte dei Conti.
Quest’ultima ha intravisto un problema di fondo, non tanto relativo all’erogazione degli assegni — che pure presenta ritardi che poi andremo a esaminare — quanto nella cifra complessiva degli aventi diritto che, grazie al reddito di cittadinanza, poi è in grado di trovare un lavoro.
Fausta Di Grazia, procuratore generale della magistratura contabile, ha messo in evidenza quanto segue: «Dai dati degli uffici di controllo risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego»
Insomma circa 20mila persone avrebbero trovato un lavoro con il reddito di cittadinanza, mentre il sistema — una volta a regime — aveva previsto un inserimento nel mercato molto più impattante. Del resto, con i tanti problemi legati alla disoccupazione, in Italia, era sembrato difficile sin dall’inizio posizionare tutti i percettori del reddito di cittadinanza perchè risultava chiaro che trovare un milione di posti di lavoro non sarebbe stato semplice.
A completare ulteriormente il quadro, la Corte dei Conti ha evidenziato anche come gli assegni vengano erogati in ritardo.
Complessivamente, invece che con una cadenza mensile, il reddito di cittadinanza viene erogato ogni 49 giorni, con ritardi che sono cresciuti fino a 11 giorni in quest’ultimo periodo. Un problema che non sta nella disponibilità economica, quanto nei meccanismi che, purtroppo, non sembrano essere conformi a una misura di questa portata.
Un fallimento su tutta la linea che, in questo momento, rischia di sottrarre risorse preziose al Paese che potrebbero essere impiegate in altri settori.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
LA PATACCA DEL PROVVEDIMENTO MARCHETTA VOLUTO DA SALVINI E PAGATO DAGLI ITALIANI: APPENA 156.000 DOMANDE APPROVATE, ALTRO CHE 300.000 PREVISTE… MILIARDI AL VENTO PER FAVORIRE POCHI PRIVILEGIATI
Le due misure principali attuate dal governo Conte-1 sono state bocciate dalla Corte dei Conti. Si tratta dei due provvedimenti simbolo dell’esperienza condivisa tra il Movimento 5 Stelle e la Lega: da una parte il reddito di cittadinanza, dall’altra quota 100.
Oggi, durante la cerimonia di parificazione del rendiconto dello Stato, il procuratore generale Fausta Di Grazia ha mostrato i numeri reali degli effetti di queste due leggi sul mondo reale dell’occupazione.
La Corte dei Conti boccia quota 100
Perchè si parla di fallimento? Lo spiega Fausta di Grazia, portando numeri reali e non facendo proclami politici: «Per quanto riguarda ‘quota 100’, alla data del 31 dicembre 2019 sono state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, pari a circa il 69% delle domande presentate».
Il tutto con riverberi, inevitabili (vista la spesa sostenuta e stimata all’approvazione del provvedimento), sul bilancio dello Stato dello scorso anno.
Questione di obiettivi che, fin dalle premesse, erano stati contestati da chi sosteneva come quota 100 fosse un provvedimento più propagandistico che realmente fattuale in relazione al mondo del lavoro e al ricambio generazionale nell’occupazione.
«Delle istanze accolte circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un’anzianità lavorativa media di 40 anni — ha spiegato ancora Fausta di Grazia illustrando il giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2019 -. I risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro».
Il tutto, dunque, smentisce la ricostruzione data da Matteo Salvini nei giorni scorsi, quando ha parlato di 300mila persona che, grazie al suo provvedimento, hanno lasciato il mondo del lavoro per lasciare spazio ai più giovani. Un ricambio generazionale che non è avvenuto. Nonostante i proclami elettorali e populisti. Perchè quando arrivano i numeri, la realtà non può essere più condizionata a proprio piacimento. Ed è per questo che la Corte dei Conti boccia quota 100.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
SONO SEMPRE TUTTI SOTTOPOSTI A TAMPONE, IN QUESTO CASO IN QUARANTENA SULLA MOBY ZAZA’… IL GOVERNO TUTELA LA SALUTE DI TUTTI, ANCHE DEI LEGHISTI
Sono 28 i migranti, salvati in acque internazionali dalla nave Sea Watch e imbarcati sulla nave-quarantena Moby Zazà che è ormeggiata a Porto Empedocle in provincia di Agrigento, che sono risultati positivi al Covid-19.
I tamponi sui 209 migranti presenti sulla Moby Zazà erano stati effettuati ieri mattina. Appena ieri sera era stato reso noto che uno dei migranti sbarcati dalla Sea Watch era stato ricoverato nel reparto Malattie infettive dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta. Inizialmente era un caso di sospetta tubercolosi. Poi l’esito del tampone aveva fatto chiarezza. Si tratta dell’unico dei 28 migranti positivi al coronavirus che ha accusato sintomi. Gli altri 27 rimasti sulla nave risultano al momento asintomatici.
Adesso, fanno sapere dalla Croce Rossa che gestisce la nave, i migranti risultati positivi sono stati messi in un’area diversa del traghetto e lì resteranno fin quando non saranno trascorsi i 15 giorni di quarantena e i tamponi non daranno esito negativo. A bordo ci sono 26 persone tra medici, infermieri, operatori dell’accoglienza e mediatori. “Le procedure adottate per i migranti sbarcati dalla nave Sea Watch e accolti per la quarantena obbligatoria a bordo del traghetto Moby Zaza, ancorato nella rada di Porto Empedocle, garantiscono la piena tutela della sicurezza sanitaria del Paese”. Così fonti del Viminale, precisando che “tutti i migranti sono stati sottoposti fin dal loro arrivo alle procedure previste dalle linee guida sul sistema di isolamento protetto elaborate dalla direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute”.
In particolare, segnalano le fonti del ministero, “per l’intero periodo di quarantena, sono state adottate misure di isolamento totale per i singoli, con la garanzia del mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale sempre e comunque. I pazienti confermati e sospetti per il Covid-19 sono stati alloggiati in ponti isolati della nave: come previsto dalle linee guida, è stata istituita a bordo una ‘zona rossa’ in cui il personale può accedere unicamente con dispositivi di protezione individuali completi”. Per tutti gli altri migranti, proseguono, “è attivo un servizio di sorveglianza che prevede uno screening individuale due volte al giorno per la ricerca di eventuali sintomi, con particolare attenzione a quelli respiratori. Al termine del periodo di quarantena obbligatoria, tutti i migranti verranno sottoposti ad un ultimo accurato screening per garantire la piena tutela della salute pubblica al momento dello sbarco”.
Inoltre i 181 migranti che erano assieme ai 28 risultati positivi al tampone Covid-19 fra due giorni verranno sottoposti ad un nuovo test rino-faringeo. C’è il rischio, infatti, che il loro tampone, attualmente negativo, possa positivizzarsi con il passare delle ore.
Da Sea Watch commentano: “Abbiamo appreso che 28 tra le 211 persone soccorse da Sea-Watch e trasferite sulla Moby Zazà sono risultate positive a Covid19. L’allerta è partita dopo che un caso asintomatico segnalato dal personale medico di bordo alle autorità prima dello sbarco, per via della sua storia clinica recente, e trasferito a Caltanissetta per accertamenti, è risultato positivo al tampone. Pur non avendo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle autorità sanitarie, oggi abbiamo richiesto un secondo tampone per il nostro equipaggio, che già si era sottoposto al test prima della partenza, con esito negativo”.
Lo afferma Sea Watch, che assicura che il personale medico ha messo in atto il protocollo di monitoraggio costante dell’insorgere di potenziale sintomatologia nelle persone presenti a bordo, con relativa trasmissione dei dati alle autorità competenti.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2020 Riccardo Fucile
IMPEGNATI 200 AGENTI… IN MANETTE I CAPI STORICI DELLE COSCHE DE STEFANO, TEGANO E LIBRI
E’ iniziata alle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dei capi storici, elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alle potenti cosche della ‘ndrangheta DE STEFANO-TEGANO e LIBRI operanti nella citta’ di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diverse estorsioni in danno di imprenditori e commercianti, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa.
Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, coadiuvati dagli operatori dei Reparti Prevenzione Crimine e di altre Squadre Mobili del Sud, Centro e Nord Italia, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e alcuni sequestri di aziende.
Impiegati circa 200 agenti della Polizia di Stato.
L’operazione e’ stata chiasmata in codice “Malefix”. Gli arresti sono stati eseguiti nella provincia di Reggio Calabria ed in altre province d’Italia, con il supporto delle Squadre Mobili di Milano, Como, Napoli, Pesaro Urbino, Roma.
Le indagini svolte dalla Polizia di Stato – sotto le direttive dei magistrati della Dda di Reggio Calabria – documenterebbero l’esistenza e l’operativita’ delle cosche De Stefano, Tegano e LIbri, in posizione di preminenza nella citta’ di Reggio Calabria e le gravi frizioni registratesi in seno al sodalizio criminale De STefano-TEgano e tra questa consorteria e quella dei LIbri rispetto alla spartizione degli ingenti proventi delle attivita’ estorsive poste in essere in danno di operatori economici e commerciali del centro cittadino di Reggio Calabria.
Un tentativo di scissione stava maturando all’interno del clan De Stefano. Lo hanno documentato, monitorando i summit di ‘ndrangheta, gli investigatori della Polizia di Stato che, nell’ambito delle indagini sfociate stamane nell’operazione “Malefix”, hanno ricostruito le dinamiche criminali del “locale” di Archi, rione di Reggio Calabria.
Il tentativo di scissione sarebbe stato attuato dalla famiglia facente capo a Luigi Molinetti dalla casa madre dei De Stefano storicamente egemone anche nel centro della citta’ di Reggio.
La volonta’ di Gino Molinetti e dei suoi figli di rendersi autonomi dai De Stefano trovava le sue ragioni nel malcontento del gruppo dovuto all’iniqua spartizione dei proventi estorsivi, nel mancato riconoscimento di avanzamenti gerarchici all’interno della organizzazione mafiosa, nella mancata elargizione di prebende che la famiglia pretendeva in virtu’ degli anni di fedelta’ e dedizione alla cosca, nell’avversione alle pretese espansionistiche dei Molinetti sul “locale” di Gallico. Il timore che i dissidi con Luigi Molinetti potessero degenerare avrebbe indotto i fratelli Carmine e Giorgio De Stefano a investire della delicata questione Alfonso Molinetti, fratello di Luigi, ritenuto uno dei loro alleati piu’ fedeli.
Un summit fra i clan De Stefano-Tegano e Libri per mettere appunto un piano di spartizione dei proventi delle estorsioni a Reggio Calabria. Nulla di straordinario nelle dinamiche della criminalita’ organizzata se questa volta a documentarlo non ci fossero state le intercettazioni della Polizia. L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che stamani si e’ conclusa con 21 arresti nell’ambito dell’operazione “Malefix”, ha portato alla luce i forti attriti tra le cosche De Stefano-Tegano e Libri.
Dalle attivita’ tecniche e’ emerso che ciascuna consorteria raccoglieva le estorsioni secondo prassi che non tenevano conto degli accordi in base ai quali i proventi dovevano essere divisi tra le cosche di riferimento sul territorio. Antonio Libri, che aveva assunto le redini dell’omonima cosca dopo l’arresto dei capi, aveva saputo che, in occasione delle festivita’ natalizie del 2017, era stata raccolta da Carmine e Giorgio De Stefano una consistente somma di denaro, dell’ordine di alcune migliaia di euro, senza che nulla venisse corrisposto alla sua cosca.
L’episodio estorsivo riguardava un noto imprenditore reggino della ristorazione, titolare anche di alcuni locali di intrattenimento. Di questo fatto Libri aveva informato Orazio Maria De Stefano, esponente di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta nonche’ altri esponenti della famiglia federata dei Tegano, con alcuni dei quali ha organizzato un summit per concordare nuove strategie di profitto attraverso l’innovazione delle modalita’ operative estorsive ai danni degli operatori economici e la formazione di un gruppo misto costituito da appartenenti alle due distinte consorterie, una sorta di “commissione tecnica” con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni e fraintendimenti e provvedere a un efficiente sistema di rastrellamento estorsivo lungo tutto l’asse del centro cittadino di Reggio Calabria in danno delle attivita’ economiche, organizzando anche l’imposizione intimidatoria delle assunzioni da parte dei gestori di attivita’.
(da agenzie)
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