Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
“STANNO USANDO L’ACCETTA CONTRO IL SISTEMA PENSIONISTICO, E PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA, LA GENTE È VERAMENTE PREOCCUPATA”… “STANNO SEGUENDO IL VECCHIO MOTTO DELLE SOCIETÀ TECNOLOGICHE, ‘MUOVETEVI IN FRETTA E ROMPETE COSE, E CERTAMENTE STANNO ROMPENDO COSE”
“In meno di 100 giorni, questa amministrazione ha provocato così tanti danni e devastazione, è sconvolgente che sia successo così rapidamente”.
A quasi tre mesi dalla sua uscita dalla Casa Bianca, Joe Biden rompe il silenzio con un durissimo attacco a Donald Trump e alla sua amministrazione, accusati di tentare di distruggere il sistema delle pensioni e del welfare americano.
“Stanno usando l’accetta contro l’amministrazione del Social Security, cacciando 7mila dipendenti, compresi i funzionari più esperti”, ha detto l’ex presidente intervenendo ad una conferenza a Chicago sui disabili, affermando che “l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un governo che sia deliberatamente crudele”.
“Il Social Security non è solo una questione di pensione, ma del rispetto della fiducia fondamentale tra il governo e la popolazione, la serenità per chi ha lavorato un’intera vita”, ha proseguito l’anziano democratico.
“Per la prima volta nella storia, la prima e unica, la gente è veramente preoccupata per il fatto che il proprio assegno possa essere ritardato o interrotto – ha continuato il democratico – lo hanno ricevuto in tempi di guerra, recessione, durante la pandemia. Ma ora, per la prima volta, questo potrebbe cambiare. E questo sarebbe una calamità per milioni di famiglie, milioni di persone”.
“Stanno seguendo il vecchio motto delle società tecnologiche, ‘muovetevi in fretta e rompete cose’, e certamente stanno rompendo cose – ha continuato Biden, con quello che pare un riferimento a Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo a cui Trump ha affidato l’accetta per tagliare spesa
pubblica e dipendenti federali – prima sparano e poi fanno domande, e il risultato è tanta sofferenza non necessaria e notti insonni”.
Il riferimento di Biden è al fatto che con il licenziamento di migliaia di dipendenti dell’amministrazione che si occupa del Social Security, il sito dell’agenzia che gestisce pensioni e welfare ha iniziato ad avere problemi tecnici, è diventato difficile chiamare il numero verde, senza contare i tentativi di accesso ai dati privati dei cittadini americani. In vista delle elezioni di midterm, i democratici intendono fare dell’assalto al Social Security uno degli argomenti cardine della loro campagna elettorale.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
QUANDO FAR PAGARE LE TASSE AI GIGANTI DEL WEB E’ UNO “STRUMENTO DI PRESSIONE” INVECE CHE LA NORMALITA’
Se davvero la web tax è l’“arma finale” dell’Europa nelle trattative con gli
Usa, da usare solo in caso di fallimento delle stesse, questo significa che una misura di equità (far pagare le tasse a chi non le paga, o ne paga pochissime) non vale in quanto tale, ovvero perché è giusta; ma solo come strumento di pressione per disinnescare la minaccia dei dazi.
Il rischio, a quanto si capisce, è che a fronte di un accomodamento sui dazi, i giganti americani del web, un tempo blanditi e ammirati dalle amministrazioni dem (incaute o complici?) e oggi parte organica del governo di miliardari al potere negli Usa, continuerebbero gloriosamente a godere di esenzioni e privilegi che non valgono per nessun altro soggetto economico privato.Il sopruso sarebbe infine consolidato, e per chissà quanti anni ancora l’Europa rinuncerebbe a pretendere che, a fronte di enormi introiti riscossi sul suo territorio, si abbia una tassazione equa.
Per quanto l’Europa sia solamente un’entità “metafisica” (l’espressione, amaramente negativa e quasi derisoria, è di Lucio Caracciolo), è tutt’altro che metafisica l’evidenza dei suoi problemi comuni, misurabili in miliardi non incassati, scialo di risorse pubbliche per una difesa Stato per Stato che vale il minimo rendimento con il massimo sforzo, una debolezza diplomatica e politica sempre più difficile da dissimulare.
Non ultima, arriva la presa d’atto che una misura sacrosanta (tassare i padroni del web facendo tornare sulla terra almeno una parte della nube di miliardi che la sorvola) rischia di essere disinnescata per sempre sull’altare della trattativa con Trump. Si chiama: disarmo economico.
(da La Repubblica)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
L’IMPATTO DEL CALO DELLE VENDITE E DEI VIAGGI NEGLI USA POTREBBE PESARE SULLO 0.3% DEL PIL, FACENDO PERDERE AL PAESE QUASI 90 MILIARDI DI DOLLARI
L’economia statunitense si appresta a perdere miliardi di dollari di entrate nel 2025 a causa del calo del turismo straniero e dei boicottaggi contro i prodotti americani. Due elementi che si vanno ad aggiungengere a una lista crescente di fattori che mantengono elevato il rischio di recessione.Gli arrivi di non cittadini negli Stati Uniti per via aerea sono diminuiti di quasi il 10% a marzo rispetto all’anno precedente, secondo i dati pubblicati lunedì dalla International Trade Administration (ITA). Goldman Sachs Group Inc. stima che, nello scenario peggiore, l’impatto derivante dalla riduzione dei viaggi e dai boicottaggi potrebbe ammontare quest’anno allo 0,3% del prodotto interno lordo, pari a quasi 90 miliardi di dollari.
Il turismo straniero ha rappresentato un vento favorevole per gli Stati Uniti negli ultimi anni, grazie alla fine delle restrizioni imposte durante lpandemia che aveva dato impulso alla ripresa dei viaggi internazionali. Ma molti potenziali visitatori stanno ora riconsiderando i propri piani di vacanza a causa dell’aumento dell’ostilità alle frontiere, delle crescenti tensioni geopolitiche e dell’incertezza economica globale. […]
I viaggiatori internazionali hanno speso una cifra record di 254 miliardi di dollari negli Stati Uniti lo scorso anno, secondo i dati della ITA. All’inizio del 2025, le prospettive erano positive: la ITA aveva previsto a marzo che gli Stati Uniti avrebbero accolto 77 milioni di visitatori quest’anno, poco sotto il record del 2019, con l’obiettivo di stabilire un nuovo massimo nel 2026.
Ma queste stime sono state pubblicate poco prima che le notizie su dure detenzioni negli aeroporti statunitensi, che hanno coinvolto viaggiatori provenienti da Paesi come Francia e Germania, cominciassero a far notizia. I canadesi — il gruppo più numeroso di turisti stranieri negli USA — stanno invece scegliendo di restare a casa mentre Trump intensifica i suoi attacchi contro l’economia e la sovranità del loro Paese.
Secondo un’analisi di Bloomberg Intelligence, quasi 20 miliardi di dollari di spesa al dettaglio da parte dei turisti internazionali negli Stati Uniti potrebbero essere a rischio.I primi segnali di un brusco calo sono già visibili. Le tariffe aeree, i prezzi degli hotel e i costi per il noleggio auto sono diminuiti a marzo, secondo un rapporto mensile dell’Ufficio statunitense di statistica sul lavoro pubblicato il 10 aprile.
Gli economisti di Goldman Sachs e HSBC Holdings Plc hanno affermato che una domanda più debole — inclusa quella dei viaggiatori stranieri — ha probabilmente avuto un ruolo.
Le prenotazioni di voli dal Canada verso gli Stati Uniti sono diminuite del 70% fino a settembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo un rapporto di OAG Aviation Worldwide.
Nel frattempo, le prenotazioni estive negli USA da parte di turisti europei presso gli hotel del gruppo Accor SA sono calate del 25% — un dato che l’amministratore delegato Sébastien Bazin attribuisce alle detenzioni alle frontiere che hanno generato un “cattivo passaparola” e spinto i turisti verso altre destinazioni.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA DELL’UE, RISPONDE AGLI ATTACCHI DEL CREMLINO CHE AVEVA CHIESTO PER LEI UN PROCESSO DA PARTE DI UN TRIBUNALE ONU – “LA COLPA DELLA GUERRA È DEI RUSSI. NON DI ZELENSKY, NON DI BIDEN. TRUMP POTREBBE DAVVERO PORRE FINE A QUESTA GUERRA IN BREVISSIMO TEMPO FACENDO PRESSIONE SU MOSCA. LA PRESSIONE INVECE È SULL’UCRAINA. E L’EUROPA DEVE ANCORA AIUTARE KIEV. NON POSSONO DIFENDERSI SENZA MUNIZIONI”
La Russia non è un Paese democratico e Putin è un dittatore. Ma io non ho paura delle
loro minacce». Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, risponde con questa intervista agli attacchi del Cremlino contro di lei. E mette una serie di puntini sulle “i” rispetto a quel che ha detto Donald Trump di recente sul conflitto in Ucraina: «La colpa della guerra è dei russi. Non di Zelensky, non di Biden».
Il presidente della Duma russa, Vjaceslav Volodin, ritiene che lei debba essere rimossa e processata da un tribunale della Nazioni Unite.
«Che lo dica lui è un onore».
Ha paura di queste parole?
«Perché? Questo è il modo in cui operano i russi: minacciare e intimidire. Vogliono che abbiamo paura delle loro minacce. La risposta è non averne».
È la prova che la Russia non è un Paese democratico?
«È evidente. Da tempo non ha elezioni democratiche, libere ed eque. L’ultima volta è stato con Eltsin».
E quindi Putin non è un leader democratico?
«Certo. È un vero dittatore. E i dittatori funzionano così. Eliminano tutti i concorrenti. Basta pensare a come hanno ucciso Navalny. Il metodo è quello di eliminare le alternative e rendere felici i compari intorno a lui, le strutture di potere, come l’esercito e la polizia. E così si resta al potere».
Lunedì, però, il presidente Trump ha detto che Zelensky e Joe Biden, più di Putin, hanno la colpa della guerra in Ucraina. Lei è d’accordo?
«In quella guerra c’è un aggressore e una vittima. La Russia ha attaccato palesemente un altro Paese, la sua integrità territoriale, la sua sovranità. La Russia sta uccidendo civili sul territorio dell’Ucraina. L’Ucraina non ha fatto nulla per provocare questa guerra».
Quindi non è vero?
«Dobbiamo essere molto chiari. È molto raro nel mondo che i conflitti siano così bianco o nero. Ecco, la guerra in Ucraina è bianco o nero.C’è un
aggressore e una vittima».
Dunque Donald Trump sbaglia?
«Non so perché lo dica. Oggi tutto è documentato. La Russia ha iniziato questa guerra il 24 febbraio 2022, una guerra su vasta scala. Nel 2014 hanno annesso la Crimea. Ma posso darvi un elenco di Paesi che hanno attaccato e nessuno ha mai aggredito la Russia.Da nord a sud: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Georgia, Ucraina, Cecenia, Siria, Afghanistan. L’elenco è lungo».
Domenica scorsa l’aviazione russa ha bombardato la città di Sumy. L’esito è stato drammatico. È un’ulteriore dimostrazione che Putin non vuole la pace e nemmeno un cessate il fuoco?
«Purtroppo sì. Ci vogliono due persone per volere la pace. Ne basta una per volere la guerra. Trentaquattro giorni fa, l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco incondizionato. Per trentaquattro giorni la Russia ha bombardato colpendo i civili. Bambini, gente che andava in chiesa. Dimostra chiaramente che vuole solo la resa incondizionata dell’Ucraina».
Trump è stato troppo ottimista quando sosteneva che avrebbe chiuso la guerra in un giorno?
«Credo che potrebbe davvero porre fine a questa guerra in brevissimo tempo facendo pressione sulla Russia. La pressione invece è sull’Ucraina».
Insomma il presidente Trump è troppo amico di Putin?
«Sto dicendo che non si è ancora vista una forte pressione sulla Russia. Capisco che all’inizio tutti debbano salvare la faccia, ma la Russia avrebbe potuto mostrare un po’ di buona volontà restituendo, ad esempio, le migliaia di bambini deportati o rilasciando i prigionieri di guerra o qualsiasi altra cosa. E invece nulla».
L’Europa deve ancora aiutare l’Ucraina?
«Certo. Gli ucraini si stanno difendendo. Non possono farlo senza munizioni. Dobbiamo aiutarli anche con le sanzioni alla Russia».
Ma ce la farete a convincere Orbán?
«È difficile, ma dipende anche da quello che fanno gli americani».
Ma lei definirebbe ancora gli Usa un alleato militare?
«L’America ha confermato di essere nella Nato. Quindi sì, è un buon alleato».
La guerra commerciale sta indebolendo le relazioni tra Stati Uniti e Unione europea?
«Non ci sono vincitori nella guerra commerciale. Chi ne beneficia è la Cina».
Eppure sembra che questo conflitto sui dazi possa ripercuotersi anche sulla difesa.
«Il presidente Trump per molto tempo ha detto che gli europei devono fare di più per la propria difesa. Tutti dobbiamo fare di più».
Il 3% di Pil è sufficiente?
«Naturalmente dobbiamo spendere di più. Dipende con cosa lo si confronta. Se si paragona con la Russia, loro spendono oltre il 9% del loro Pil per la difesa e allora il 3 appare un numero piccolo. Ma in realtà contano anche le capacità, accorciare i tempi di approvvigionamento e ridurre i costi. Bisogna fare tutto questo con saggezza».
(da La repubblica)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
LA CAMALEONTE GIORGIA DA QUINTA COLONNA TRUMPIANA PROVA A RIACCREDITARSI COME “MEDIATRICE” PER CONTO DELL’EUROPA. PER QUESTO HA CHIESTO AL TRUMPUTINIANO SALVINI, CHE ANCORA IN QUESTI GIORNI BERSAGLIAVA “GLI ULTRA’ DI BRUXELLES”, DI ABBASSARE I TONI PERCHÉ “LA POSTA IN PALIO È TROPPO ALTA”
Giorgia Meloni parte oggi alla volta di Washington con un bagaglio pieno
di preoccupazioni. Domani nello studio ovale l’aspetta Trump. Il clima sui dazi, come sull’Ucraina, resta arroventato, tra le due sponde dell’Atlantico. La mediazione offerta dall’Ue sulle tariffe, in cui anche la premier confidava, traballa. Dunque la vigilia della trasferta americana, per la leader della destra, è un mix di attendismo e incertezze, che forse serve anche a tenere basse le aspettative.
«Non sento alcuna pressione, come potete immaginare…», è la battuta sfoderata ieri davanti alla platea dei premi Leonardo, pensati per riconoscere le eccellenze dal made in Italy , dunque difronte a un folto gruppo di imprenditori impauriti dallo spettro delle tariffe. È un modo per rassicurare il mondo produttivo del Belpaese, certo, con cui Meloni sembra però finire per rinfrancare pure se stessa.
Alla Casa bianca sarà il primo bilaterale vero con The Donald, a tutto tondo. La vigilia è pessima per l’Italia, come per il resto del continente, perché ieri il tycoon, così ha riportato Bloomberg , ha cassato le offerte dell’Ue per allentare i dazi sull’alluminio. Le incognite anziché sfumare, si moltiplicano. E se la premier in premessa, a Villa Madama, sostiene che, sì, «abbiamo superato ostacoli ben peggiori», ammette però in un passaggio che «siamo in un momento difficile». Quindi «faremo del nostro meglio, vediamo come va…».
Meloni non può sbilanciarsi. Pure nella sua cerchia, a taccuini serrati, raccontano che nonostante il massiccio lavoro preparatorio degli sherpa, c’è sempre l’imponderabile: l’effetto Trump. Il carattere, il personaggio, la battuta feroce che può sfuggire, magari in apertura davanti ai cronisti. Meloni per oltre un’ora, in serata, ha riunito a Palazzo Chigi i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, più il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Con una richiesta politica agli alleati, raccontano fonti governative, che suona così: «In questi due giorni, zero polemiche», perché «la posta in palio è troppo alta». È la richiesta di un livellamento dei toni, che pare rivolta soprattutto al leghista, che ancora in questi giorni bersagliava «gli ultrà di Bruxelles».
Nel vertice si è fatto il punto sui principali dossier che saranno affrontati alla Casa bianca. I dazi, le spese militari da portare al 2%, il gas liquefatto da acquistare in maggiori quantità dagli Usa, i rapporti industriali, l’asse anti-Cina, l’Indo- Pacifico, il Medio Oriente. E l’Ucraina. Roma rimane a sostegno di Kiev, è la linea, nonostante le ultime sortite di Trump. Secondo fonti italiane, il governo era pronto a sottoscrivere la dichiarazione del G7 per condannare il brutale attacco a Sumy, che gli Stati Uniti non hanno voluto sostenere.
Lo scopo della missione negli Usa (confermata ieri sera da Palazzo Chigi, dopo il ricovero del presidente Mattarella) secondo Tajani sarà «la pace commerciale». Per il capo della Farnesina «a Bruxelles abbiamo sempre insistito che non ci fossero reazioni di pancia».
La premier ieri si è sentita nuovamente con Ursula von der Leyen. È ormai chiaro che la missione di Meloni, tecnicamente un bilaterale Italia- Usa, potrebbe essere sfruttata da Bruxelles — così sostengono fonti governative italiane — per avvicinare la popolare tedesca al presidente americano. Per arrivare a un confronto Ue-Usa, che Meloni caldeggia da settimane, finora inascoltata dall’inquilino di Pennsylvania Avenue.
(da La Repubblica=
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
IERI RECORD SUI 100 SL, OGGI QUINTA PRESTAZIONE MONDIALE STAGIONALE SUI 50 SL… MADRE NIGERIANA E PADRE ITALIANO VIVE IN CAMPAGNA A GENOLA
Vita frenetica tra studio e sport, ha trovato la pace della piscina tra le galline e le oche
a Genola, dove vive e attende la maturità. Così la nuotatrice si è guadagnata i Mondiali facendo cadere dopo nove anni il primato italiano di Pellegrini sui 100 stile libero agli Assoluti di Riccione: “Voglio diventare la bomber del nuoto”
Sara divina. Per strappare a Federica Pellegrini il record italiano nella gara delle gare, i 100 stile libero, Sara Curtis da Savigliano avrebbe dovuto nuotare in modo sublime. A vederla con quelle braccia tese è come rivedere un film iniziato dalla Divina Federica ventuno anno fa.
Ieri a Riccione, s’è compiuta un’altra magia come a Livorno, quando Fede si presentò al mondo con un 54”40 e si qualificò per Atene. Aveva 15 anni. Sara ne ha 18, e da un anno è la nuotatrice più veloce d’Italia: per qualificarsi ai Giochi di Parigi fece uno sprint d’un fiato in 24”56, per qualificarsi ai prossimi Mondiali di Singapore le sarebbe bastato un 53”8. Ma lei quel crono che aveva “già nel cuore ma non ancora nella testa e nelle braccia”, è riuscita ad estrarlo dalla sua straordinaria performance già a metà con un margine di 74 centesimi rispetto al vecchio record per fissare al tocco un 53”01 che nessuna velocista al mondo nel 2025 ha ancora nuotato. Ciao Fede, scusami Fede per quei 17 centesimi impiegati a sovvertire il primato del 2016, ma ora comincia, anzi si rafforza, un’altra storia, la storia di un pesce chiamato Sara che preconizza chiara: “Voglio arrivare più in alto possibile”.
Curtis non è più solo una bravissima cinquantista, ma una che ha imparato a gestire la gara più difficile provandola e riprovandola sin dal mattino senza risparmiarsi mai: “Lei ha un sorriso, un entusiasmo che tolgono qualsiasi pressione. Ha testa e cuore importanti: il suo punto di forza è la concretezza quando si allena, ogni allenamento è il più importante dell’anno”. A sottolinearlo è Thomas Maggiore, l’allenatore al quale Sara consegna una collana con il ciondolo dell’Africa, simbolo di quella Nigeria
da dove partì mamma Helen che poi si sposò con Enzo. Da questa coppia sarebbero nati Andrea e Sara, spinti da mamma e papà in piscina per imparare a nuotare. Sara aveva solo due anni e un destino che a sei si è compiuto: non sarebbe più uscita dall’acqua. “La piscina è il mio posto sicuro”. A Savigliano hanno appena presentato una petizione (c’è anche la firma di papà) al Comune per costruire una piscina per farla nuotare in modo più confortevole, ma magari se ne andrà in America da dove sono già partite offerte d’oro. Del resto, come sostiene il dt Cesare Butini, Sara è “la Ceccon al femminile”.
Fa tante gare, deve scegliere come il re di Parigi: qui ha già vinto i 50 dorso e i 100 sl da record, le restano i 50 stile libero (oggi) e i 50 farfalla (domani) per chiudere in bellezza una settimana pazzesca.
Sara è elettrica, dice lei a volte lunatica, sprizza gioia e se le chiedete qual è il suo segreto vi risponderà: “La concentrazione”. Non a caso sta pensando di iscriversi alla facoltà di Psicologia dopo la maturità che sosterrà prima dei Mondiali all’Istituto tecnico economico e turistico dov’è in classe con altri otto compagni.
(da La Gazzetta dello Sport)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
È GIÀ IN ATTIVITÀ E QUESTA MATTINA HA LETTO I GIORNALI… IN CASI DI QUESTO GENERE LE DIMISSIONI DALL’OSPEDALE AVVENGONO ENTRO LE 48 ORE DALL’IMPIANTO. QUINDI TEORICAMENTE GIÀ IN GIORNATA MA PIÙ PROBABILMENTE DOMANI
Sergio Mattarella ha passato una notte tranquilla dopo l’impianto del pacemaker e già questa mattina ha letto i giornali sul suo ipad. Da quanto si è appreso il presidente della Repubblica sta bene ed è in attività.
Ora saranno monitorate le sue condizioni ma in casi di questo genere le dimissioni dall’ospedale, in questo caso il santo Spirito di Roma, avvengono entro le 48 ore dall’impianto. Quindi teoricamente già in giornata ma più probabilmente nella giornata di domani.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato ricoverato ieri per un intervento programmato di impianto di pacemaker, dopo aver completato gli impegni previsti in agenda per la giornata di ieri.
L’intervento -riferisce una nota del Quirinale- è stato effettuato alle ore 20.00. Al termine dell’intervento il presidente è rientrato nel reparto di cardiologia dove ha trascorso una notte tranquilla. Il presidente è totalmente asintomatico e in condizioni cliniche stabili.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
SOLO NEL 2014 AVEVA ACCUMULATO UNA SOMMA DI 26.900 EURO, MATURATA TRA RISTORANTE, BAR E DISCOTECA DELLO STABILIMENTO BALNEARE DELL’AMICO FLAVIO BRIATORE, DI CUI ALL’EPOCA LA “SANTA” ERA SOCIA DI MINORANZA…. IL “FATTO” TIRA FUORI LE FATTURE A VISIBILIA SRL, IMPUTATA DI FALSO IN BILANCIO INSIEME ALLA “PITONESSA” E AD ALTRE 15 PERSONE, SU CUI PROPRIO IERI A MILANO SI È APERTO IL PROCESSO
A Daniela Santanchè Visibilia pagava proprio tutto: dai lavori nella villa di famiglia in
Versilia pieni di abusi sino al conto stratosferico che lasciava “in sospeso” al Twiga: 26.900 euro solo nel 2014. Benché “scontata del 30%” è una bella somma, maturata tra ristorante bar e discoteca in poco
più di quattro mesi nella stagione estiva trascorsa a Marina di Pietrasanta, nello stabilimento balneare di lusso dell’amico Flavio Briatore, di cui l’attuale ministra del Turismo all’epoca era socia di minoranza.
Il Fatto ieri ha rivelato che anche i lavori nella residenza intestata al figlio Lorenzo Mazzaro nel Parco della Versiliana erano fatturati a Visibilia Srl in liquidazione, società imputata di falso in bilancio insieme a Santanchè e ad altre 15 persone su cui proprio ieri a Milano si è aperto il processo, tra nuove denunce e i primi intoppi procedurali.
Ora nuove carte confermano la propensione di lunga data della ministra a usare le società del suo disastrato gruppo editoriale come “bancomat” per spese personali e familiari.
Le prove del conto astronomico da saldare emergono dall’estate del 2014, quella magnifica stagione in cui l’allora parlamentare di Forza Italia regalava al figlio la villa di Marina di Pietrasanta poi trasformata in una reggia da 4 milioni di euro a suon di abusi, con opere realizzate da una società di Milano che doveva fatturare a Visibilia e ricevere in parte pagamenti e in parte pubblicità, ma che quasi 11 anni dopo in gran parte non ha mai ricevuti.
Martedì 7 ottobre 2014 l’amministrazione del locale scrive a Visibilia per chiedere il saldo di 26.900 euro, con il dettaglio delle consumazioni dal 25 aprile al 21 settembre: “Buonasera, non avendo un preciso referente inviamo il dettaglio consumazioni della stagione 2014 ai tre indirizzi con cui abbiamo interagito per l’anno precedente.
Restiamo a vs. disposizione per ogni chiarimento necessario e in attesa di vs. indicazioni per l’eventuale fatturazione del dovuto. Andiamo a spiegare il criterio di suddivisione utilizzato: consumazioni Dott.ssa Santanchè e suoi ospiti (importi indicati già scontati del 30%); consumazioni Lorenzo (forfait della sua quota concordata in serata con il personale responsabile); consumazioni scorta (applicato prezzo fisso convenuto)”.
Sul conto di “Visibilia” era rimasto un sacco di roba da pagare. Daniela Santanchè, impegnata a farsi paparazzare in pareo e cappello texano tra tende, lettini e interminabili partite a burraco con l’allora compagno
Alessandro Sallusti e l’amica Patrizia d’Asburgo Lorena (all’epoca moglie di Dimitri Kunz, succeduto a Sallusti nelle grazie della ministra), aveva consumato insieme ad amici 11.885 euro di ristorante in 43 giornate, alla media di 276 euro e spicci al giorno che per un cliente qualsiasi sarebbero saliti del 30% a quasi 400 euro al giorno.
La scorta assegnatale dal prefetto per vegliare sua sulla sicurezza aveva consumato 2.987 euro di ristorante al più parco ritmo di 110 euro al dì. Ben più salato il conto dello scatenato figliolo Lorenzo Mazzaro: 5.192 euro di pasti in 34 giorni, 152 euro al giorno (si sa che la gioventù è affamata), e 6.835 euro spesi in 26 notti in discoteca, quasi 263 euro a serata. Il totale fa 26.900 euro e all’ufficio amministrativo di Visibilia arrivano le coordinate bancarie dove fare il versamento.
Vicende che intersecano quelle del processo di Milano per i falsi in bilancio del gruppo Visibilia contro Daniela Santanchè, 15 dei suoi familiari e manager e Visibilia Srl, partito ieri in salita per la Procura. La difesa ha chiesto la nullità del decreto che dispone il giudizio (e quindi del processo) per asserite violazioni dei diritti della difesa nella notifica dell’integrazione dell’avviso di conclusione indagini preliminari.
Il Tribunale invece ha chiesto ai Pm di scrivere di nuovo il capo d’imputazione per chiarire chi, come e quando avrebbe truccato i bilanci. La prossima udienza si terrà il 13 maggio. Intanto i soci di minoranza capeggiati da Giuseppe Zeno, dalle cui denunce sono nate le inchieste che hanno portato Santanchè a processo, hanno presentato un nuovo esposto sull’“opaca” cessione di Athena Pubblicità (l’ex Visibilia Concessionaria) da Santanchè alla società svizzera Wip Finance.
Zeno chiede di accertare “anche tramite rogatoria” chi sono gli investitori celati dietro Wip, “i soggetti, istituti di credito e intermediari, coinvolti” e
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Aprile 16th, 2025 Riccardo Fucile
IL RISULTATO DELLE AUTOPSIE, ANTICIPATO DAL NEW YORK TIMES, CONFERMA I CRIMINI DEGLI ISRAELIANI AL SOLDO DELO STRAGISTA NETANYAHU
Uccisi a bruciapelo con molteplici proiettili alla testa e al petto. È il risultato delle autopsie sul corpo dei quindici soccorritori morti lo scorso 23 marzo nei dintorni di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dopo che le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco.
A rivelarlo è il New York Times, che ha visionato i documenti prodotti dall’unità di medicina legale del Ministero della salute di Hamas. Sei uomini sono stati uccisi con colpi al petto o alla schiena, quattro in testa.
La maggior parte, scrive il Nyt, è stata colpita più volte e risultava amputata di qualche arto a causa delle esplosioni causate dalla sparatoria. I quindici corpi, quattordici paramedici e un dipendente dell’Onu, erano stati ritrovati qualche giorno dopo in una fossa comune. L’Idf avrebbe cercato di nascondere tutte le tracce distruggendo le ambulanze, un’autopompa e seppellendo il veicolo delle Nazioni Unite su cui il funzionario stava viaggiando.
La sparatoria contro i paramedici: cosa è successo
Tutti i risultati delle autopsie, condotte dal dottor Ahmad Dhair, sono state confermate da un’analisi fotografica del medico legale norvegese Arne Stray-Pedersen. Immediatamente dopo il ritrovamento dei corpi nella fossa comune, la sparatoria era diventato un caso internazionale. «Sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre erano impegnati a cercare di salvare vite», aveva accusato il vice-segretario generale dell’Onu per gli affari umanitari Tom Fletcher.
L’Idf sosteneva di aver aperto il fuoco perché il gruppo di uomini «avanzava in maniera sospetta» e «non si era fatto riconoscere come appartenente a una missione di soccorso» perché non presentava segni di riconoscimento né luci di emergenza. Un video, girato dall’auto di uno dei soccorritori e pubblicato qualche settimana fa dal New York Times, dimostrava l’esatto contrario. Le ambulanze hanno le luci di emergenza accese, gli operatori sanitari indossano divise fluorescenti chiaramente distinguibili anche nella notte.
L’autopsia, le esplosioni e quei dubbi sui lividi ai polsi
Al momento del decesso, si legge nel documento ufficiale, i quattordici paramedici – del funzionaro Onu non è stato possibile consultare il risultato dell’esame autoptico – indossavano le uniformi ella Mezzaluna Rossa o della Protezione Civile. Molti, oltre ai segni dei proiettili, presentavano diverse ferite compatibili con schegge al petto e all’addome. È probabile che la sparatoria abbia dunque causato una o più esplosioni. Quasi tutti i cadaveri risultavano mutilati di arti o altre parti del corpo. Uno, secondo il dottor Dhair, mostrerebbe segni e lividi ai polsi. Nell’autopsia di questo elemento non viene fatto cenno.
(da agenzie)
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