A PASQUA UOVA E COLOMBE DIVENTANO MINI
VERSIONE ECONOMICA E LEGGERA DEI DOLCI PER BLOCCARE IL CALO DEI CONSUMI… PREZZI RIBASSATI DEL 15% NEI RISTORANTI, MA SI RIDUCE ANCHE IL MENU’
La crisi economica mette a dieta anche le colombe e le uova pasquali che quest’anno arrivano all’appuntamento con le feste in una versione ridotta rispetto al passato.
Per rilanciare i consumi, infatti, pasticceri e panettieri hanno pensato bene di “alleggerire” i tradizionali dolci di Pasqua, in modo da rendere più a buon mercato il rispetto della tradizione. Anche se i prezzi al chilo sono rimasti gli stessi del 2008, grazie anche a qualche lieve ribasso del costo delle materie prime, i formati sono stati tutti un po’ ridimensionati.
Nella produzione artigianale ad esempio le colombe da 750/800 grammi, la cui produzione è ormai entrata nel vivo, hanno tendenzialmente sostituito il classico formato da un chilo.
Stesso discorso per le uova e i coniglietti di cioccolato, dove hanno prevalso le versioni da 200-300 grammi, mentre sono quasi scomparse quelle grandi.
Ormai si punta al formato medio e lo stesso accade anche a livello industriale, in quanto sono ormai i formati più diffusi e richiesti.
Con le colombe di pasticceria in vendita a un prezzo medio tra i 20 e i 25 euro al chilo, e con le quotazioni delle uova di cioccolato che possono tranquillamente superare i 50-60 euro al chilo, una riduzione di 100-200 grammi non passa certo inosservata.
E visto che alla tradizione nessuno vuole rinunciare, i produttori qualche effetto positivo sui consumi contano di vederlo.
Si assiste anche a numerose prenotazioni di ristoranti per il pranzo pasquale, favorite da un taglio dei prezzi tra il 10 e il 15% rispetto all’anno scorso e operato dalla maggior parte dei ristoranti. Mentre a Natale le presenze erano state parecchio in calo, per Pasqua si preannuncia un pienone. Anche in questo caso si premia la formula del pranzo pasquale “leggero” .
Se il menu della festa è sceso di media di 10 euro rispetto ai 50-60 euro a testa dello scorso anno, è, infatti, grazie alla riduzione delle portate, con la rinuncia a uno degli antipasti e a uno dei primi o dei secondi. Magari nessuno se ne accorgerà neppure, ma la strategia è quella.
Garantire un prezzo minore che possa invogliare la clientela, a scapito di qualche “taglio” al menu. Ovvio che a questo punto qualche maligno obietterà che, dalle colombe alle uova per finire al pranzo, non saranno certo i produttori o i ristoratori a rimetterci…
Il prezzo al chilo dei dolci rimane lo stesso ad esempio.
D’altro lato il consumatore conterrà un poco le spese e pazienza se mancheranno 200 grammi alla colomba che vi attende bella incartata.
Fate finta di nulla, prima o poi la crisi passerà e si ritornerà ai 1.000 grammi…
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