L’ITALIA DEI CONDONI: NELLE ZONE DEL SISMA 7.000 CONDONI IN 24 ANNI
L’ITALIA SEPPELLITA SOTTO LE MACERIE DEGLI ABUSI… 300 CONDONI L’ANNO PER 24 ANNI… CONTROLLI QUASI NULLI, CEMENTO FRIABILE… SUBAPPALTI A CATENA
L’italiano “furbo” probabilmente riesce a turlupinare lo Stato in tante cose, ma difficile poi fregare i terremoti. Dai dati ufficiali emerge che in una zona ad altissimo rischio sismico come l’Abruzzo sono stati concessi la bellezza di 300 condoni all’anno per ben 24 anni, oltre 7.000 in totale.
La maggior parte classificati sotto la voce cambio di destinazione d’uso”.
Tradotto in soldoni vuol dire ampliamenti, innalzamenti, scavi, dove il buon senso, ancor prima della legge, avrebbe caldamente sconsigliato di spostare una pietra.
E ogni autorizzazione a costruire aveva il suo bravo permesso antisismico.
L’ingegnere capo del comune dell’Aquila ammette che “è praticamente impossibile controllare il cemento armato senza distruggerlo, è chiaro che molti hanno fatto i furbi”.
Un esempio? L’hotel Duca degli Abruzzi, dicono ora in Comune, si è piegato su se stesso come una fisarmonica: non aveva muri tra i piloni delle fondamenta, ci avevano fatto il garage.
Senza muri il peso è distribuito male e in caso di sisma crolla tutto.
E che dire degli edifici storici, con tre tipi di problemi: troppo alti, con ambienti grandi e realizzati in malte sciolte.
Gli ambienti troppo alti sono dipesi dalle sopraelevazioni autorizzate negli anni, l’ampiezza dal fatto che una volta le case erano costruite così e le malte sciolte dall’esigenza di risparmio.
Tra i palazzi più moderni sono saltati invece quelli a forma irregolare.
Accanto al distretto industriale è tutto un fiorire di rombi, triangoli, ellissi e figure geometriche combinate.
La forma più sicura è quella squadrata, con i triangoli i piloni si torcono e alla fine esplodono. Nessun problema per le concessioni e neppure per quel vezzo architettonico che si chiama tamponatura a sbalzo e che prevede i piloni nascosti nell’intonaco.
In caso di terremoto i muri crollano all’interno.
L’ultimo piano regolatore dell’Aquila è del 1972. L’intero quartiere della Torretta, il più danneggiato tra quelli nuovi, è stato costruito negli ultimi 5 anni a colpi di variante.
Pensate al Palazzo del Governo o Prefettura che si voglia chiamare: avevano appena finito di restaurare la sala del Consiglio e rifatto il tetto, ma nessuno aveva pensato ai muri da mettere a norma i muri e alle fondamenta.
Ben quattro scuole superiori sono inagibili, le altre pericolanti: nel 1977 il Comune ha interrotto la manutenzione, passata in teoria alla Provincia, non c’erano soldi per intervenire con i lavori necessari.
Le domande di sanatoria edilizia all’Aquila sono state 14.000, tra i tre condoni del 1985, 1994, 2003.
E’ Italia dei fai-da-te, della ditta amica, del subappalto del subappalto.
Secondo i tecnici l’80% del centro storico non potrà essere recuperato, salvo accettare l’idea che in caso di futuro terremoto gli edifici si rivelino ancora più fragili.
Giustamente tutti parlano di accelerare la ricostruzione, ma forse sarebbe ora che qualcuno comprendesse che la cosa più importante è come si ricostruirà .
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