A PROPOSITO DI LIBERALIZZAZIONI: LA PAGLIUZZA E LA TRAVE
NON SOLO TAXI, EDICOLE E FARMACIE: PERCHE’ NON SI INTERVIENE PRIMA SU GAS, ACQUA, FERROVIE, ENERGIA, RIFIUTI CHE SONO IN MANO PUBBLICA?
Come Fiorello, che ne ricava un divertente video quotidiano su Twitter , ognuno di noi alla mattina va dal giornalaio, scambia due chiacchiere col benzinaio, saluta la farmacista, salta su un taxi.
Sono giornate di grandi discussioni.
Noi consumatori sosteniamo che se questi mestieri si aprissero a un po’ di concorrenza, spenderemmo qualche euro in meno e avremmo qualche occupato in più.
Loro ci mostrano i volti di gente modesta e lavoratrice, che di certo non ha passato le vacanze a Cortina, e che comincia a soffrire di una sindrome da accerchiamento.
Su un punto hanno ragione: non meritano di portare da soli la croce dei ritardi italiani in materia di libero mercato, nè di essere additati come l’ostacolo principale alla crescita.
L’altra sera in tv Antonio Catricalà ha detto che il governo sarà «senza pietà » con chi evade, e analoga inflessibilità ha annunciato nei confronti delle categorie cosiddette protette.
Ma lo stesso sottosegretario, a una domanda sui vantaggi che porterebbe la separazione proprietaria tra Eni e Snam rete gas, ha invece risposto che «non è una priorità » del governo.
Ora, poichè noi italiani paghiamo il gas fino al 50% in più del Paese più liberalizzato d’Europa, la Gran Bretagna (fonte Istituto Bruno Leoni), e poichè negli ultimi dieci anni abbiamo pagato il gas il 43,3% in più (fonte Cgia di Mestre), e poichè una famiglia tipo pagava 1.050 euro nel 2010 e ora ne paga 1.209 (fonte senatore Morando e onorevole Testa), ci domandiamo perchè mai non sia una priorità intervenire in questo settore. Quanti giornalai e tassisti e farmacisti liberalizzati ci vogliono per fare un mercato del gas liberalizzato?
L’equità , stella polare dichiarata di questo governo, deve valere anche per i lavoratori autonomi e i professionisti.
Prima di cercare la pagliuzza nell’occhio dei «piccoli» e dei «privati», bisogna rimuovere la trave in quello dei «grandi» e dei «pubblici».
Sono infatti i mercati in cui il soggetto dominante è pubblico quelli dove c’è più grasso da raschiare.
Negli ultimi quattro anni l’impennata maggiore l’hanno registrata le bollette dell’acqua (+25,5%) e i biglietti dei trasporti ferroviari (+23,6%), a fronte di un’inflazione del 4,9%.
Si parla tanto di concorrenza nell’Alta velocità , ma pochi sanno che un recente decreto legge del governo Berlusconi proibisce ai concorrenti delle Fs sulle tratte regionali di effettuare fermate tra una regione e un’altra, con l’esplicita finalità di… evitare la concorrenza alle Fs, i cui treni locali sono sussidiati con i soldi dei contribuenti.
Quanto ci costa tutto ciò?
E quanto ci costa spostare un conto corrente da una banca a un’altra?
E quanto pesa sulle nostre bollette il grande business degli incentivi che paghiamo non solo alle energie «rinnovabili» ma anche a quelle cosiddette «assimilate», al punto che in Italia in nome dell’ambiente diamo soldi perfino ai petrolieri?
E perchè le tariffe della raccolta dei rifiuti urbani sono cresciute del 60% in dieci anni, e quelle delle assicurazioni auto quattro volte più dell’inflazione dal ’94 a oggi
Di barriere da rimuovere per liberare la crescita il governo ne ha dunque a sufficienza. Siccome è tecnico, non può avere timore di cominciare da quelle che proteggono i santuari più ricchi e più inaccessibili.
Antonio Polito
(da “Il Corriere della Sera“)
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