AL PREMIO SCIASCIA ARRIVA FINALISTA UN KILLER DI MAFIA E UN GIURATO SI DIMETTE
GASPARE AGNELLO NON CI STA: “NO AI ROMANZI SCRITTI DA MAFIOSI, UN’OFFESA ALLA MEMORIA DI SCIASCIA”
Dei libri bisognerebbe prendere in considerazione soltanto la qualità letteraria o anche la biografia degli autori?
L’eterna questione torna vigorosa per il Premio Sciascia, poichè tra i finalisti è incluso un killer di mafia.Per questo motivo uno degli storici giurati, Gaspare Agnello, ha deciso di dimettersi.
In corsa per la vittoria dell’evento fondato nel 1980 dall’autore del Giorno della civetta, c’è infatti “Malerba”, scritto a quattro mani dal giornalista Carmelo Sardo e dal capo della Stidda Giuseppe Grassonelli, detenuto, condannato all’ergastolo e con in tasca una laurea in Lettere. Nel testo il boss racconta la sua vita e ammette i suoi tragici errori.
A contendersi il premio, oltre a Salvatore Falzone (“Piccola Atene”), c’è Caterina Chinnici (“E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”), figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia.
Le votazioni finali sono fissate per domenica.
“Io e Giuseppe Grassonelli siamo felici e immensamente orgogliosi. Comunque vada per noi è già un successo”, scrive Sardo su Facebook.
Alla fine del libro lo stesso Grassonelli si rivolge al lettore spiegando che ha sbagliato, ma che dopo venti anni di carcere è cambiato e chiede una nuova opportunità .
L’ormai ex giurato Agnello spiega la sua decisione: “E’ possibile che un ergastolano che si è macchiato di crimini efferati partecipi a un premio letterario di cui sono stati protagonisti Sciascia, Consolo e Bufalino?”.
La risposta è: “Io penso di no perchè il libro racconta la verità di Grassonelli che non è neppure collaboratore di giustizia e che le sue vittime non possono contestare”.
E ancora: “Grassonelli tenta una velata giustificazione delle sue azioni che continua a chiamare atti di guerra e non assassinii di mafia. Ciò lancia una cattiva luce sul libro. E dargli il premio, nato come strumento culturale di riscatto del Sud, ma che da oggi non può più fregiarsi del nome di Sciascia, sarebbe un’offesa alla tante vittime. Che sconfitta per la cultura…”.
(da “Huffingtonpost“)
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