ALFANO IMPALPABILE IN CASA SUA: AP RIBOLLE E TORNA A GUARDARE A DESTRA
I CENTRISTI FALLISCONO ANCHE LA SOGLIA DEL 5%, NESSUN SEGGIO IN SICILIA… LUPI E FORMIGONI PRONTI ALLA SPALLATA
Il raggiungimento della soglia del 5% poteva fare la differenza tra galleggiamento ed implosione.
Alla fine, sebbene il lento scrutinio avesse lasciato accesa l’ultima speranza, il verdetto è impietoso: per Alternativa popolare le elezioni siciliane sono una debacle. Un disastro soprattutto per Angelino Alfano e quell’area più filo governativa che ha voluto l’alleanza con il Pd a sostegno di Fabrizio Micari.
Il leader centrista non nasconde il “risultato negativo”, ma rivendica: “Anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati, non abbiamo rimpianti perchè abbiamo fatto la scelta giusta”.
Una scelta che, però, fu fatta a dispetto dell’ala nordista, guidata da Maurizio Lupi, che guardava al centrodestra e – anche a fronte del veto di Salvini – avrebbe comunque preferito una corsa solitaria.
Una decisione che dunque si è rivelata fallimentare e che brucia ancora di più sulla pelle del ministro degli Esteri che nella natale Agrigento ha, o a questo punto aveva, il suo piccolo feudo. E che ora corre il rischio di ritrovarsi minoranza nel partito che lui stesso ha costruito.
Non superare il 5% vuol dire infatti non avere nemmeno un seggio, dunque neanche una briciola di potere contrattuale quando Nello Musumeci andrà a cercare “rinforzi” per formare il governo.
Perchè è esattamente questo lo scenario che prefiguravano molti notabili locali di Ap che in numerosi comizi, spudoratamente, chiedevano il voto per i propri candidati in lista, ma poi suggerivano di votare per il governatore del centrodestra.
I dati lo confermano: il sostegno di Alfano ha portato a Micari poco e niente, al centro è risultata assai più credibile la proposta dell’Udc di Lorenzo Cesa per Musumeci.
Ed ecco che sotto quella soglia, reale e psicologica allo stesso tempo, è già partito quel processo di disgregazione in realtà strisciante da tempo.
I big per ora scelgono la strada della prudenza, Maurizio Lupi approfitta del provvidenziale viaggio a New York per la maratona, e sfrutta il fuso rinviando ogni commento.
Ma il dado sembra ormai tratto e la linea che emergerà è: basta alleanza con il Pd, bisogna guardare al centrodestra.
Lo “sfogatoio” è già pronto: per sabato a Roma è in programma una conferenza organizzativa di Ap, e i “critici” già affilano le armi.
Esplicitamente ne parla Roberto Formigoni: “C’è un’unica cosa che Alternativa Popolare non deve fare dopo le elezioni siciliane: riproporre a livello nazionale – sostiene – l’alleanza con il Pd. È questa l’indicazione chiara che ci viene dai nostri elettori, sia pure a risultati non definitivi”. L’ex hovernatore lombardo invita anche a mollare il governo, già a cominciare dalla legge di bilancio.
Lupi, che proprio per scongiurare scollamenti Alfano ha nominato qualche mese fa coordinatore del partito, per il momento continua a dire che la strada di Ap dovrebbe essere quella di andare da soli alle Politiche.
Ma l’ex ministro sa bene che con il Rosatellum questo percorso è poco praticabile. E, infatti, c’è chi giura che in realtà ormai da tempo abbia stretto un accordo con Silvio Berlusconi per tornare nel centrodestra.
E a quel punto l’implosione sara inevitabile: si tratta solo di capire se i filo governativi – due nomi tra tutti Fabrizio Cicchitto e Beatrice Lorenzin – se ne andranno di loro spontanea volontà o se saranno accompagnati alla porta.
Nè sarebbe un problema il veto che da tempo il leader della Lega ha posto su un ritorno di Ap. Il modo per superare questa impasse sarebbe già pronto: “sacrificare” Angelino Alfano, non candidarlo, lasciarlo al suo destino, magari a cercare un “salvacondotto” con il Pd.
L’esperienza lombarda del governo Maroni che tiene tutti assieme aiuterebbe. Silvio Berlusconi avrebbe già dato il suo benestare: ok al ritorno dei “figlioli prodigi”, tutti – appunto – tranne il suo ex delfino.
(da “Huffingtonpost”)
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