ALFANO-MARONI IL TANDEM FINISCE SUBITO IN SURPLACE
IL SEGRETARIO PDL NON PERDONA AL LEGHISTA IL VOTO SU PAPA…IL POSSIBILE TICKET DI UN FUTURO GOVERNO NON DECOLLA E MARONI SI RITROVA COL CERINO ACCESO IN MANO: IL PARRICIDIO E’ RINVIATO A GIORNI MIGLIORI… MAURIZIO LUPI ALLA GIUSTIZIA?
La coppia non decolla e Berlusconi tira un sospiro di sollievo.
Alfano rimane fedele al premier e Maroni rimane senza quella sponda sulla quale pensava di costruire «l’evoluzione generazionale» del centrodestra.
Non un altro governo fuori dai confini politici presieduti da Pdl e Lega.
E nemmeno un governo istituzionale o di larghe intese.
Con il voto che ha portato in carcere Alfonso Papa, il ministro dell’Interno ha battuto un colpo di leadership dentro il Carroccio e ha chiesto al nuovo segretario del Pdl un atto di coraggio: è il momento di muoversi, in fretta, di accelerare verso un nuovo assetto, anche di governo se necessario, per uscire dalle secche in cui si trova la maggioranza.
E soprattutto per prepararsi alle elezioni politiche del 2013.
Ma il caso su cui Maroni ha battuto il colpo è stato il peggiore, il più deleterio nella visione garantista di Alfano e di tutto il Pdl.
E’ proprio il terreno sul quale il ministro della Giustizia (forse ancora per pochi giorni) non può sgarrare e non vuole sgarrare rispetto a Berlusconi.
«Angelino – spiega un amico che lo conosce come le sue tasche – è una persona che non tradisce, un siciliano serio, tutto d’un pezzo. Non fa colpi di testa: i cambiamenti li persegue con gradualità e moderazione, ma soprattutto non è disposto a fare il parricidio».
Berlusconi quindi per il momento è blindato e potrà sopravvivere superando indenne l’estate. Lascia che la Lega si intesti la riforma costituzionale.
Una riforma da far sventolare ai leghisti come una nuova bandiera nelle feste padane.
E pazienza se non c’è l’accordo tra Lega e Pdl.
Tanto tutti sanno che questa riforma non si farà .
Intanto Bossi sta cercando di far sentire il suo pugno dentro il Carroccio, riassorbire lo strappo di Maroni. «Finchè sono vivo comando io nella Lega», ha detto Bossi al premier in una telefonata in serata.
C’è stata la zampata di Bossi.
Anzi, la «zampatella» come l’ha definita un ministro che ha osservato l’atmosfera rilassata che si respirava ieri mattina al Consiglio dei ministri. «E’ chiaro che il vecchio leone si è mosso, ha tirato le orecchie sia a Maroni sia a Calderoli, i quali non stanno facendo una partita comune. Dentro la Lega continua il ministro – le partite in corso sono tante e non è finita».
Bossi avrebbe avuto un sussulto di leadership e Maroni, in un incontro prima della riunione di governo, avrebbe confermato a Berlusconi che quello sul caso Papa non era un voto contro di lui o il governo.
Ma quel voto ha creato un vulnus tra Alfano e Maroni.
Per il segretario del Pdl un’alleanza che si rinnova, anche con un cambio generazionale, deve avvenire con il consenso dei «padri». Innanzitutto non può poggiare su un presupposto «manettaro», giustizialista.
Il terreno del garantismo non è un optional, una variabile indipendente: e dovrà essere uno dei tratti costituenti del centrodestra.
La coppia non decolla.
A tarparle le ali sarebbe stato un retroscena che viene raccontano a Palazzo Grazioli.
Il giorno prima del voto, Maroni avrebbe assicurato ad Alfano che Papa si sarebbe salvato nello scrutinio segreto.
Esattamente come garantivano Bossi e Reguzzoni.
Le cose sono andate diversamente. Sarà vero?
I maroniani negano categoricamente e contrattaccano dicendo che chi mette in giro questi veleni sono coloro che nel Pdl e nella Lega vogliono salvaguardare la loro rendita di posizione e impedire il cambiamento.
Rimane il fatto che Berlusconi può dire di parlare con Bossi in maniera prioritaria: Maroni fa prove di successione ma non trova la sponda di Alfano.
Il quale forse la prossima settimana verrà «liberato» dalla carica di Guardasigilli per dedicarsi anima e corpo al partito.
Il capo dello Stato ha detto che il nuovo ministro della Giustizia dovrà essere un parlamentare per evitare che un ministro vada al posto di un altro, innescando un effetto domino. Berlusconi considera le parole di Napolitano «un’ingerenza presidenzialista» finalizzata a stoppare Brunetta.
Cresce di molto il nome di Maurizio Lupi per via Arenula.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
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