ALFANO NEL BUNKER, LA TIMIDA DIFESA DI NCD
E META’ DEL PARTITO VEDE L’OCCASIONE PER ROMPERE CON IL GOVERNO RENZI
Le ventiquattro ore più lunghe al Viminale, dove l’ufficio di Angelino Alfano pare un bunker. Sul tavolo, squadernate le carte dell’inchiesta Labirinto.
Secondo i consulenti legali, al momento, non c’è nulla di penalmente compromettente. Ma è tutto politico l’imbarazzo. E cresce col passare delle ore, alla lettura dei fiumi di inchiostro sulle relazioni della famiglia Alfano.
“Non mi dimetto” ha ripetuto il ministro ai pochi che si sono messi in contatto con lui. Che hanno toccato con mano l’alto livello di tensione: “Angelino – raccontano – si è preso 24 ore per capire fin dove arriva e quanto monta questa cosa, per poi parlare e uscire dall’angolo”.
Già , uscire dall’angolo. Perchè è chiaro che l’attacco all’uso improprio delle intercettazioni non regge di fronte al quadro emerso: il fratello alle Poste, il padre con un pacco di curriculum di persone da sistemare. E un faccendiere al Viminale, Raffaele Pizza, con cui aveva a che fare la famiglia Alfano.
E con cui aveva a che fare, come emerge dalle intercettazioni, anche Davide Tedesco, il principale collaboratore di Alfano, colui che detiene il marchio di Ncd.
Erano Tedesco e Pizza a parlare dell’assunzione del fratello alle Poste.
Tedesco è un fedelissimo, anzi il fedelissimo, di Alfano, sin da quando era un giovane assessore ad Agrigento, feudo di Alfano ai tempi d’oro.
Dietro l’apparente difesa di Ncd, scorrono fiumi di veleno.
Maurizio Lupi, che per il Rolex del figlio si dimise, si è sfogato con più di un collega parlamentare: “Maurizio – racconta il destinatario dello sfogo – si è dimesso per il figlio. E qui padre, fratello, collaboratori? È ovvio che si applicano due pesi e due misure”.
Al Senato in parecchi evocano il precedente Mastella del 2008, perchè “è chiaro che se salta Alfano salta il Governo”.
Miguel Gotor, sinistra Pd, parla fitto con un collega in buvette: “Stiamo a vedere. Certo, il traffico c’è, l’influenza pure… vediamo”.
Ma il cuore del sisma è dentro Ncd, dove la pattuglia degli otto senatori legati a Schifani lavora per rompere col governo e rifare l’alleanza con Berlusconi.
Ecco Peppe Esposito che corre verso la riunione dei gruppi del centrodestra sul “No” alla riforma. Un segnale politico, che sottolinea con queste parole: “Dobbiamo uscire dal governo. Quando? Già domani. Renzi non reggerebbe? Non è un mio problema”.
Da settimane Schifani & co. rimproverano ad Alfano un atteggiamento troppo sdraiato sul governo. Ora sperano che l’inchiesta Labirinto dia la spinta che, finora, la politica non ha trovato.
Un ex ministro sussurra: “Se salta Alfano salta il governo. È l’anello debole della catena. Per questo la metà del suo partito, che vuole ricostruire il centrodestra, non ha detto una parola a sua difesa. E destabilizza partecipando alle riunioni dei comitati del No e chiedendo l’uscita dal governo”.
(da “Huffingtonpost”)
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