ALFIO BIFRONTE: “NE’ A DESTRA, NE’ A SINISTRA, SI’ AI VOTI DI BERLUSCONI MA STO CON LA MIA LISTA”
MARCHINI AMMETTE L’INCONTRO CON IL CAVALIERE: “NON HO MAI VOTATO PCI”…”HO GIA’ IN TESTA LA SQUADRA PER IL CAMPIDOGLIO”
Mette in conto che Roma potrebbe diventare la sua tomba politica ora che Berlusconi lo ha cresimato o forse meglio scresimato: “Piace alle donne e dunque appoggeremo Alfio Marchini ” .
Ma come, il figlio del Pci, l’erede della tradizione ghibellina, a capo dei guelfi?
E Marchini racconta di un bisnonno ghibellino che fu cacciato da Firenze: “A lui dobbiamo il nome Alfio: era un fabbro che amava la cavalleria Rusticana”.
Nell’Italia dove Renzi passa per il figlio politico di Berlusconi, questo figlio della sinistra candidato della destra sarebbe l’ultimo paradosso.
Perciò gli dico che se davvero si presentasse con il Centrodestra non solo non lo voterebbe, come ha già detto, sua cugina Simona Marchini, ma neppure sua madre, la signora Milly.
E Marchini ride: “Amor omnia vincit”. Poi si fa serio: “Nel 2013 quando mi presentai da solo con il cuore come simbolo, tutti dissero: quel giovane signore capriccioso sarà spazzato via e il mondo riderà di lui. Non è andata così e abbiamo sfiorato il 10 per cento”.
Dunque, di una cosa Marchini è sicuro: “Correrò di nuovo con lo stesso simbolo, il cuore, e correrò da solo “.
Berlusconi del resto è stato il primo a dirgli: “Il mio abbraccio potrebbe esserti mortale”. Si sono visti, ma Marchini non è mai andato in via del Plebiscito nè tanto meno ad Arcore: “Se Berlusconi facesse un passo indietro e, come ha detto ieri, desse davvero l’indicazione di votare Marchini, io lo ringrazierei. Ma io non mi sposto di un millimetro, non cambio e non contratto posizioni, non vado in casa di nessuno, non sarò mai ospite nelle liste di destra o di sinistra: hospes e hostis, ospite e nemico, appartengono allo stesso campo semantico”.
Davvero lei pensa che Berlusconi abbia la saggezza di esserci senza starci, la lungimiranza di tenersi a distanza, la generosità di dare senza prendere?
“E’ quello che mi ha detto e non è certo uno stupido. Perchè non dovrei credergli? “.
E se fosse astuzia?
“Si rivelerebbe con le gambe corte, come tutte le bugie”.
Con Renzi, invece, non si sono visti. “Se potessi dargli un consiglio non richiesto lo inviterei a riunire, almeno una volta al mese, tutti gli ex presidenti del Consiglio e gli ex capi dello Stato. Sono loro i veri senatori”.
Anche a sinistra, dove tutto dovrebbe essergli più facile, Marchini sa riconoscere gli abbracci insidiosi.
E infatti mi racconta che ci sono molte personalità che pensano a una lista “Democratici per Marchini”.
Per la prima volta dunque la minaccia a Renzi non verrebbe dalla sinistra ideologica e neppure dal populismo di piazza, ma dalla tradizione più rossa e allo stesso tempo dalla borghesia più rassicurante: “Siamo riusciti a liberare Roma da Marino perchè era inadeguato. Il Pd, che insieme a noi lo ha cacciato, dopo due anni è venuto sulle mie posizioni. Non c’è però alcun dubbio che la sconfitta di Marino è una sconfitta del Pd”.
Marchini di sè dice: “Sono un innovatore e sono un conservatore “.
Pensa davvero che Roma, “l’emergenza della nostra amatissima Roma”, non abbia bisogno dei soliti indipendenti di sinistra o di destra, dei furbi neutrali di una volta “ma di coraggiosi che si sospendano dai luoghi mentali noti, come sono appunto la destra e la sinistra, e si appendano in quelli ignoti, e non per ignavia ma per formare, sul campo della capitale occidentale più bella e degradata del mondo, i nuovi codici della politica”.
Mancano ancora otto mesi alle elezioni “e otto mesi in politica sono un’eternità “, ma Marchini sta già preparando la squadra : “Ci saranno personalità di alto livello, sarà una specie di manifesto per Roma. Sono convinto che l’ottanta per cento dei romani capisce che coprire le buche o pulire le strade non è nè di destra nè di sinistra”.
Gli faccio notare che, senza nomi, la trasversalità delle liste è solo una slogan, campagna elettorale: “Lo capisco, ma io ci credo davvero e so tacere quando devo tacere “.
Di fronte al lago Trasimeno, dove si rifugia tra cani e cavalli, Marchini mi racconta di questa sua strana stirpe, del nonno comunista, quello che costruì Botteghe Oscure, “ma non mi convinse mai a votare Pci. Votavo repubblicano”.
Tutti sanno che nonno Alfio e lo zio Alvaro, che fu a lungo presidente della Roma, erano soprannominati “Calce e martello” oppure “Rosso San Pietro”, a riprova che a Roma perfidia e grandezza sono da sempre la stessa cosa o, se preferite, che non esiste l’univocità e non bastano le chiavi etiche per acchiappare la storia.
In fondo, questo nuovo Alfio, trasversale tra le macerie della destra e quelle della sinistra, si ricongiunge davvero alla Roma dei ponti, quella che dal Vaticano portava a Botteghe Oscure, un ponte pubblico e tuttavia segreto.
Alfio Marchini va a messa ogni mattina e in Argentina ha conosciuto bene questo Papa, anche se non riesco a strappargli nulla sull’argomento, neppure quando gli dico che lo hanno visto entrare nella Domus Santa Marta …
E’ stato amico di Cuccia, di Shimon Peres, di don Giussani “che una volta mi portò a braccetto dentro l’arena del Meeting di Rimini e, io che pure avevo litigato con i ciellini romani, mi presi tutti quegli applausi “.
Con D’Alema e Veltroni è ancora amico. Marchini ha spesso mediato tra i due: “Una volta che non si parlavano, organizzai un incontro a casa mia, e fu una bellissima notte d’amicizia “.
Un giorno nonno Alfio lo nominò capofamiglia e lo mandò in cantiere: “Studiavo e lavoravo “. Poi arrivò la stagione dei sequestri: “Rapirono un mio zio”. E allora cominciarono a spostarsi, a disinvestire dall’Italia: Londra, l’Argentina …:
“Io non sono mai stato mondano, mi piace la solitudine, al rosso fuoco dell’Inferno o al giallo del Paradiso preferisco il pastello, le sfumature tenui la cui forza sta nella durata, amo la sobrietà e la discrezione. Eppure mi chiamano il bel Ridge, dicono che sono bello per dire che sono stupido”.
Anche la lieve balbuzie che in lui viene liquidata come l’imperfezione che turba, una variante dello strabismo di Venere, è in realtà pensiero affollato.
Infatti Marchini balbetta di più in privato, quando perde il controllo.
“Mio nonno mi diceva: Non sottovalutare mai nessuno e sii contento quando ti sottovalutano”.
C’è la foto che lo ritrae mentre gioca a Polo e quella con la regina Elisabetta che lo premia. E però nel retroscena della sua vita non c’è la futilità e neppure il libertinaggio che sospetta Berlusconi.
C’è invece una ferita che si può infettare ma mai si rimarginerà : “Era una serata come oggi, stessa ora, più o meno …”. Marchini era in macchina e squillò il telefono. Gli dissero di accostare. Gli passarono la madre … “e fu un dolore talmente grande da non riuscire neanche a disperarsi “.
Alessandro, il padre, aveva scelto di andarsene dal mondo: era delicato, aveva una sensibilità acuta e soffriva di diabete. “Mio nonno una volta mi disse: sei sopravvissuto a ogni cosa, anche a me, sopravviveresti a tutto. Non era vero”.
Marchini ha cinque figli. Il più grande si chiama Alessandro, come quel fragile nonno. Capitò che, mentre andava in motorino, fu travolto da un’auto e rimase in coma per sette giorni.
“Mi rivolsi a Dio e gli dissi di perdonarmi, ma che non ce l’avrei fatta a sopravvivere a mio figlio”.
Il settimo giorno il ragazzo si svegliò “e io mi risvegliai con lui: decisi di tornare in Italia e di mettermi in gioco”.
Oggi i sondaggi gli attribuiscono il 25 per cento, in competizione con il grillino Di Battista e con Giorgia Meloni. Marchini è una specie di Giano di Roma, quello che dà nome al Gianicolo, il colle dell’epopea risorgimentale, e ha due facce: una per sbrogliare gli ultimi nodi del Novecento, l’altra per imbrogliarne gli ultimi sfilacci.
Francesco Merlo
(da “la Repubblica“)
Leave a Reply