ALITALIA: COMUNQUE VADA SARA’ UN INSUCCESSO (PER QUASI TUTTI)
CONTINUA IL GIOCO DEL CERINO… MA SI STANNO BRUCIANDO IN CREDIBILITA’ UN PO’ TUTTI… IL GOVERNO DOVEVA RIMANERE ALLA FINESTRA, NON FARSI COINVOLGERE IN UN AFFARE POCO CHIARO… MA CHE COMPAGNIA IMMAGINE DELL’ ITALIA, FACEVA PENA… DIFENDIAMO IL TRICOLORE PER LE ALETTE DI UN AEREO E POI ABBIAMO AL GOVERNO CHI MINACCIA LA SECESSIONE… MA NON SIAMO RIDICOLI SU…
Proviamo a dare un’immagine che resti alla base del nostro futuro ragionamento. Immaginate un grande bar- pasticceria di una città italiana: c’è chi si sorseggia un caffè al banco, con relativi addetti; c’è il reparto sala da the con servizio al tavolo e c’è il reparto pasticceria con chi vende bignè e cavolini.
Ora poniamo che da anni questo locale sommi perdite colossali perchè il reparto bar e la sala da the non li frequenta quasi nessuno ( ma il personale chiede aumenti in continuazione), mentre fa cassa, ma non a sufficienza, il reparto pasticcini. Il proprietario ( pubblico) se ne frega fino al limite del fallimento, perchè qualcuno ogni anno ripiana il deficit, solo per il gusto di vedere il bar aperto. Arrivati al redde rationem, il “governo” pubblico del bar che fa?
Non cede l’intero bar- pasticceria a un possibile acquirente ( anche perchè vallo a trovare…), ma cede la parte migliore in attivo ( il reparto pasticceria) a un insieme di “filantropi” che sperano di fare un affare e comunque vanno sul sicuro, mentre la parte in passivo va a carico dello Stato ovvero del contribuente.
Il governo Prodi aveva fatto un accordo penoso con Air France, anche se gli esuberi non erano eccessivi, ma il sindacato ha detto no. Arriva Berlusconi e dice che la Compagnia di bandiera non si svende perchè il tricolore sull’aletta è il simbolo dell’Italia.
A parte che Alitalia faceva pena, tra disservizi, personale strapagato, assunzioni clientelari, miliardi regalati a dirigenti come buonuscita, costo elevato dei biglietti, cosa ci fosse da essere orgogliosi non è chiaro, anzi c’era da vergognarsi all’estero. Chiediamo allora al Governo coerenza: facciamo i nazionalisti per il tricolore sulle alette degli aerei e permettiamo che al Governo ci sia un partito che sull’unità d’Italia e sul tricolore sputacchia un giorno sì e un giorno no, minacciando secessioni di armate brancaleonesche con la pancia piena?
Dai Silvio, il tricolore è una cosa seria, troppo seria per difenderlo sulle alette di una Compagnia di bandiera e non tutelarlo davanti alle fanfaronate di una Compagnia di sventura.
Il Governo non doveva impicciarsi di Alitalia, nessuno lo obbligava. Se c’erano dei compratori bene, discutessero coi venditori, altrimenti amen, libri in tribunale e fallimento.
Documentatevi su come in Svizzera e in Belgio, dal fallimento della Swissair e della Sabena, siano nate la Swiss e la SN Bruxelles e non è morto nessuno. Compagnia nuova, nuove regole, chi ci sta si fa assumere, chi no resta a casa e cambia mestiere.
Ma che il Governo di Centrodestra presti il fianco a critiche da tutte le parti per essersi ostinato a voler conquistare il palcoscenico, questo non andava fatto.
Parliamoci chiaro: si sta favorendo, vendendo il ” reparto pasticceria” a un gruppo di industriali italiani, una lobbie funzionale a interessi di buon vicinato confindustriale e ci dobbiamo pure sopportare Colaninno… Non sono filantropi, hanno solo accettato un affare che gli è stato regalato.
I reparti in passivo, bar e sala da the invece a chi vanno sulla schiena? Al contribuente italiano, ovvio, che si pagherà per sette, dicasi sette anni la cassa integrazione degli esuberi, scaricati sullo Stato.
Il problema è non aver considerato che i piloti sanno una cosa: che senza di loro gli aerei non volano e quindi non mollano facilmente. E offrire stipendi tagliati dal 35 al 50% a chi rimane non suscita certo entusiasmi tra il personale di terra.
Un piccolo esempio: se uno percepisce di stipendio 1500 euro e gli tagliate il 30% e quindi arriva a prendere 1.050 euro, il dipendente che differenza vede rispetto alla cassa integrazione per sette anni? Nessuna, quindi non gliene frega nulla di accettare condizioni capestro del genere.
Ma queste cose, queste resistenze non si potevano ipotizzare anche prima? Che senso ha minacciare sempre la chiusura o il fallimento da parte del Governo? Valeva la pena fare la voce grossa per poi ritornare con mezza coda tra le gambe ?
Con la crisi economica che richiede interventi seri, valeva la pena infognarsi per un mese in una trattativa che in ogni caso vedrà tutti perdenti, a parte chi si prenderà i pasticcini a buon prezzo? Comunque vada, sarà un insuccesso (per quasi tutti.)
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