AMATRICE RICOMINCIA DAL CINEMA
AL PALAZZETTO DELO SPORT PROIEZIONI PER RITORNARE A SORRIDERE INSIEME E A SOGNARE IL FUTURO
La signora Fernanda finalmente sorride. Non può più fare la strada che percorreva ogni mattina per raggiungere il suo negozio di parrucchiera. Non può più prendere il caffè nel suo bar e pregare nella chiesa dove è stata battezzata. E non sa spiegarsi perchè, alla fine della giornata, «senza aver fatto niente, ci sentiamo tutti molto più stanchi di prima». Però, da sabato prossimo, la signora Fernanda potrà andare al cinema.
Sedersi con le amiche davanti allo schermo del Palazzetto dello Sport, guardare Toni Servillo che recita in «Lasciati andare» e sapere che dopo arriveranno tutti gli altri, Stefano Accorsi che allena la sorella per il campionato Gt in «Veloce come il vento», Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi che fuggono alla ricerca della felicità ne «La pazza gioia», Emma Stone e Ryan Gosling che volteggiano nel cielo di Los Angeles in «La La Land».
Con il cinema torna la vita. Con due ore di sogni, di passioni e di avventure.
Una piccola felicità passeggera, che scaccia l’angoscia e riempie il vuoto della perdita: «Verranno anche gli attori?» chiede la signora Fernanda. Speriamo di sì. S
periamo che nel paese dove, nel ’68, Pietro Germi aveva girato «Serafino» con Adriano Celentano, i registi e gli interpreti italiani arrivino numerosi, sentendosi per la prima volta veramente necessari.
Non a se stessi, ma a un’intera comunità che, per ritrovarsi, ha bisogno di tornare a ridere e a sognare in coro. Di ammirare la grazia di una diva abbandonando la tristezza nello spazio di un fotogramma, di identificarsi nelle peripezie di un comico, allontanando la paura.
Dietro le quinte della sala temporanea, inaugurata ieri dal ministro Dario Franceschini, dal presidente Anica Francesco Rutelli e dall’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, ci sarà Francesco D’Alessandro, 34 anni, grande fan di Quentin Tarantino, specializzato in impianti home video e ora promosso proiezionista: «Abbiamo bisogno di aggregarci e questa è l’occasione per rivederci perchè, dal terremoto in poi, siamo stati tutti divisi, chi qua, chi là ».
Il sindaco Sergio Pirozzi ricorda che Amatrice aveva sempre avuto il suo «cinema teatro», e, sullo schermo bianco, fa scorrere le immagini dei film americani girati in Italia, di Tom Hanks che corre nelle stradine di Firenze, di Julia Roberts che affronta un piatto di spaghetti.
E poi di Sofia Loren, di Monica Bellucci, di Roberto Benigni e di Paolo Sorrentino che ricevono i loro Oscar a Los Angeles. I borghi antichi non ci sono più, cancellati dalle scosse, ma «l’essere umano ha voglia di ricominciare». E la bellezza, con la fantasia e l’immaginazione, è il migliore dei nastri di partenza.
La cultura non si mangia, diceva qualcuno. Non è una medicina e non restituisce i morti. Eppure respirarla fa miracolosamente tornare in vita.
Muove pensieri, scioglie blocchi di solitudine.
Il ministro ricorda lo stanziamento, nel 2017, di 4 milioni di euro «per le attività culturali di realtà collocate nelle zone colpite dal sisma» e i film di Amatrice, fa sapere Rutelli, saranno «a richiesta», scelti in base ai desideri del pubblico.
Adesso, in un futuro che non dovrebbe essere troppo lontano, si spera che a qualcuno dei nostri autori venga voglia di raccontare la storia di un popolo sfortunato e coraggioso che ha ricominciato a esistere anche guardando film.
(da “La Stampa”)
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