ARRIVANO I COLONNELLI: OGGI A LAMEZIA IL COLONNELLO IN PENSIONE FABIO FILOMENI, EX INCURSORE, GIÀ BRACCIO DESTRO DI VANNACCI NELLE OPERAZIONI IN AFGHANISTAN, DARÀ VITA A UN MOVIMENTO CULTURALE ULTRACONSERVATORE, CHE PRENDERÀ IL NOME DAL LIBRO “IL MONDO AL CONTRARIO”
UN PRIMO PASSO PER LA FORMAZIONE DI UN PARTITO GUIDATO DAL GENERALE DESTITUITO, CON L’OBIETTIVO DI PESCARE NELLA DESTRA SCONTENTA DA SORA GIORGIA
Operazione Vannacci, secondo atto. Sta per nascere un partito dichiaratamente ispirato alla figura e alle tesi del generale. Una formazione di ultradestra che sposa tesi all’insegna della xenofobia, l’intolleranza, il tradizionalismo più vieto. Si comincia oggi, a Lamezia, con Roberto Vannacci in probabile collegamento telefonico, come annuncia un colonnello in pensione, Fabio Filomeni, ex incursore, già suo braccio destro nelle operazioni in Afghanistan e altrove.
Per il momento è una semplice associazione culturale, che prenderà il nome del libro, Mondo al contrario. E però, secondo il coordinatore Filomeni, sarà «un centro di aggregazione del pensiero di tutti coloro che credono nella libertà di espressione, diritto sancito dalla nostra Costituzione».
L’uomo è ormai pronto al grande salto. Ieri è arrivato a commentare le parole del Capo dello Stato, pronunciate al Meeting di Rimini. Ed è una prima assoluta che un generale si permetta di dire la sua sul presidente della Repubblica che, secondo Costituzione, ha il comando delle Forze armate e la presidenza del Consiglio supremo di difesa.
Ma torniamo all’appuntamento di Lamezia. L’ambizione è creare un partito che magari possa farsi largo alle Europee, pescando tra gli scontenti della svolta governista di Giorgia Meloni. Qualche segnale è già arrivato da sigle sindacali minori di polizia o delle forze armate. Ma è molto più vasta l’area che occhieggia anche al putinismo e all’antiamericanismo.
L’ex colonnello Filomeni ha un curriculum militare anche lui di tutto rispetto, incursore paracadutista che ha partecipato dagli inizi degli Anni’90 a numerose missioni in Africa, Balcani e Medioriente. Ebbene, il Filomeni è anche lui autore di un paio di pamphlet come il suo idolo Vannacci. Dove l’idea forte è il ripudio della Nato e l’ammirazione per la Russia.
Nel 2021 ha già scritto «Baghdad: ribellione di un Generale: Non abbandono i miei uomini esposti all’uranio impoverito», per raccontare lo scontro di Vannacci con il Capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Cavo Dragone.
Con il suo nuovo volume, però, uscito ad aprile, segna una svolta politica. Morire per la Nato?, il titolo. La risposta è scontata. «La Nato, l’alleanza militare più longeva della storia, dopo la caduta del Muro di Berlino ha cambiato pelle. Con il crollo dell’Unione Sovietica, venendo meno la sua principale ragione d’essere, la Nato è divenuta paradossalmente sempre più aggressiva trasformandosi in uno strumento in mano alla nazione che esercita la più forte influenza destabilizzante del pianeta: gli Stati Uniti d’America».
Inutile ricordare che quella di Filomeni è la tesi di Mosca, di una Nato sempre più aggressiva e degli Stati Uniti che destabilizzano il mondo. E Vannacci, con maggiori cautele essendo in servizio, ha scritto anche lui pagine encomiastiche sulla Russia di Putin, «società ordinata», dove «incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno»
(da La Stampa)
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