ARRIVATI I PRIVATI, AUMENTATE LE TARIFFE: IN ITALIA I COSTI PIU’ ALTI D’EUROPA
LE LIBERALIZZAZIONI NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI: ACQUA, ENERGIA, AUTOSTRADE, BANCHE….ALTI COSTI E SCARSA TRASPARENZA… GLI AUMENTI DELLE TARIFFE NON SONO RAPPORTATI AD UN AUMENTO DELL’EFFICIENZA DEL SERVIZIO
Acqua ed energia, autostrade e banche: dopo la privatizzazione, le ex aziende pubbliche hanno aumentato i profitti.
Ma si tratta di un effetto legato più agli aumenti delle tariffe che ad un recupero di efficienza.
E’ quanto risulta da un’analisi della Corte dei Conti che lancia un avvertimento sulla necessità di evitare in futuro di ricadere nell’errore di un modello sbagliato, ovvero costi altissimi per il contribuente e obiettivi incerti.
Nel rapporto “Obiettivi e risultati delle privatizzazioni di partecipazioni pubbliche”, la Corte dei Conti invita il governo a definire una “strategia aggiornata di medio termine”, superando “incertezze e contraddizioni”.
Se è vero che in Italia le privatizzazioni sono un processo di portata storica, per gli incassi siamo secondi solo al Giappone e rimangono ancora troppo alti i costi delle procedure, stimati in 2,2 miliardi di euro.
Quanto alle modalità scelte per dismettere le partecipazioni pubbliche, la Corte rileva “una serie di importanti criticità “: dagli alti costi a casi di “scarsa trasparenza”.
Per quanto riguarda il nodo tariffe, “l’aumento dei profitti delle imprese è in gran parte dovuto più che a un recupero di efficienza sul lato dei costi all’aumento delle tariffe, che risultano molto più elevate di quelle richieste agli utenti degli altri Paesi europei. E senza alcun correlazione che tali aumenti siano destinati ad una promozione delle politiche di investimento delle società privatizzate”.
In pratica non ci sarebbe nessuna relazione tra aumenti tariffari e piani di investimento per migliorare servizi e infrastrutture.
A differenza di altri Paesi, dove il privato investe, da noi prevarrebbe una logica del profitto immediato, elevando la tariffazione, senza un piano organico di miglioramento del servizio.
Le associazioni dei consumatori confermano un “sistema di saccheggio” a danno degli utenti che avrebbe contribuito a sfilare dalle tasche dei cittadini “ben 9.270 euro di rincari a famiglia, per un totale di oltre 170 miliardi di euro”.
Viene naturale chiedersi che controlli vi siano su queste forme di privatizzazione senza piani di investimento adeguati, anche alle luce delle future privatizzazioni annunciate in altri settori chiave della nostra economia.
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