AUTONOMIA, IL COSTITUZIONALISTA AINIS: “IL DECRETO ORA E’ UNO ZOMBIE E L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE RESTA ANCORA POSSIBILE”
“ORMAI E’ UNA SCATOLA VUOTA, L’INTERVENTO DELLA CONSULTA TOCCA I PRINCIPI FONDAMENTALI”
“La legge Calderoli è uno zombie. Resta in piedi, ma è una scatola vuota”. E il peggio potrebbe arrivare col referendum abrogativo, non del tutto superato dalla decisione della Corte costituzionale (ma di questo si occuperà la Cassazione). Michele Ainis, costituzionalista tra i più noti e professore emerito all’Università Roma Tre, premette che per valutazioni definitive sul ddl Autonomia bisognerà leggere la sentenza della Consulta, ma la nota diffusa dalla Corte costituzionale contiene già alcune indicazioni definitive.
Professor Ainis, come ne esce la legge Calderoli? La Lega esulta, le opposizioni pure.
La Corte ha reso la legge sull’autonomia uno zombie: formalmente è viva, ma non può più operare, è stata amputata di parti senza le quali non può essere operativa. La legge è una scatola vuota, così com’è non funziona.
Quindi, due strade: o il Parlamento corregge gli errori o il referendum la seppellisce del tutto.
La Corte spiega che cosa non va in questa legge. Sulla base di questo – e sarà necessario leggere bene la sentenza – e secondo i principi che la Consulta ha messo in chiaro, sta al Parlamento intervenire, se lo ritiene, per correggere le storture.
I referendum restano in piedi?
Di solito funziona così: nel caso in cui, dopo aver raccolto le firme per un referendum, il Parlamento interviene modificando la legge oggetto del quesito, allora la Cassazione procede con un ulteriore esame per verificare se, con le modifiche apportate, il referendum resta valido. Se il Parlamento cambia una virgola della legge, per intenderci, è ovvio che non cambia nulla. In questo caso non interviene il Parlamento, ma la Consulta. Ma sarà necessario lo stesso passaggio, al netto poi di eventuali decisioni politiche dei promotori. Io credo che almeno il quesito che abroga la legge per intero possa restare in piedi, mentre per quelli parziali la sentenza aiuterà a farsi un’idea.
Su che cosa dovrebbe intervenire il Parlamento?
L’intervento della Consulta non è da poco, tocca i principi fondamentali. Alla base della decisione c’è il concetto dell’interpretazione sistematica delle norme, e in particolare dell’articolo 116 della Costituzione, quello che consente il trasferimento di alcune competenze. Lo consente, ma non è un liberi tutti.
Si è esagerato?
La sentenza credo operi una interpretazione rescrittiva di quell’articolo 116, che descrive un’eccezione rispetto a una regola. L’eccezione garantita dalla Costituzione è che esistono delle competenze che possono essere trasferite, ma la legge Calderoli trasformava l’eccezione in regola, con intere materie trasferite in blocco. La Consulta invita a stare attenti su questo: l’articolo 116 va interpretato in modo sistemico, ovvero tenendo conto del sistema costituzionale di cui fa parte. Puoi trasferire alcune funzioni alle Regioni, ma sempre tenendo conto alcuni principi come la sussidiarietà, l’uguaglianza, l’unità della Repubblica, eccetera.
Concetti che stridono con l’attuale iter di determinazione dei Lep, per esempio.
Si tratta di fare ordine nel sistema delle fonti. Non si possono determinare i Lep con un Dpcm. Le leggi sono fatte dal Parlamento, i Dpcm no. Non ci può essere un esproprio del ruolo del Parlamento, scavalcato con deleghe in bianco al governo e con atti ministeriali o della Presidenza del Consiglio.
(da ilfattoquotidiano.it)
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