BEIRUT CONNECTION: COME DELL’UTRI, ANCHE MATACENA VERSO IL LIBANO
TUTTE LE STRADE PORTANO A BEIRUT: PER EVITARE IL CARCERE DOPO LA CONDANNA PER MAFIA
È Beirut la terra promessa per chi, come gli ex parlamentari di Forza Italia Marcello Dell’Utri e Amedeo Matacena, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il primo, amico da una vita di Silvio Berlusconi, si trova nella capitale libanese da quasi un mese e il ministero della Giustizia ha già spedito le carte per chiederne l’estradizione.
Infatti sull’ex senatore siciliano pende un mandato d’arresto. Inoltre a breve la Cassazione dovrà esprimersi sulla condanna a 7 anni inflitta a Dell’Utri dalla corte d’Appello.
Anche Matacena, che è stato condannato in via definitiva per lo stesso reato a 5 anni di carcere, ha cercato di raggiungere Beirut, ma senza successo.
Infatti l’ex parlamentare, dopo essere fuggito dall’Italia ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all’aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorità italiane.
Pochi giorni dopo, però, Matacena è tornato in libertà in quanto non è stata completata la procedura di estradizione in Italia.
La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalità organizzata e con i quali l’Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della libertà oltre un certo limite di tempo.
Matacena non poteva però lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto.
Per la giustizia italiana è rimasto un latitante. È in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Claudio Scajola – arrestato per procurata inosservanza di pena- che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano.
Nella sua ordinanza, il gip scrive che le investigazioni “vedono Scajola in pole position nell’impegno volto all’individuazione di uno Stato estero che evitasse per quanto possibile l’estradizione di Matacena o la rendesse quantomeno molto difficile e laboriosa. Tale Stato Scajola lo individuava nel Libano, impegnandosi con personaggi esteri di rango istituzionale per ottenere tale appoggio per tramite di importanti amicizie “. Come ad esempio Vincenzo Speziali, nipote e omonimo dell’ex senatore del Pdl.
Ma perchè proprio Beirut?
E qui torna in ballo il reato per cui sono stati condannati i due ex compagni di partito.
Difatti in Libano il concorso esterno in associazione mafiosa non sanno nemmeno cosa sia. Eccolo, dunque, l’inghippo. La contemplazione da parte dell’ordinamento giuridico libanese del tipo di reato in questione risulta determinante.
E su questo punto i tempi per il caso Dell’Utri potrebbero allungarsi. Per Matacena forse potevano.
“Stiamo parlando della capitale, giusto? Che inizia con la L, no, che inizia con la B”.
A dirlo è la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, in una delle tante telefonate intercettate con l’ex ministro Claudio Scajola.
Una telefonata che secondo gli investigatori testimonia come Scajola si sia impegnato per fare in modo che Matacena potesse proseguire la sua latitanza in Libano, ed in particolare nella capitale Beirut. La moglie di Matacena, infatti, si corregge con le iniziali dopo che Scajola le dice “Beh, il paese con…”.
Ma non c’è solo questo passaggio, scrive il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare, a fare “comprendere che la città individuata da Scajola sia Beirut”.
In un’altra telefonata, infatti, l’ex ministro, sempre parlando con la Rizzo, le dice: “ti ricordi di Beirut? Prova a concentrarti perchè passa così… questi miei amici, quando sono andato a Beirut, poi sono venuti su… amici miei, l’ex presidente, hai presente?”.
Nella stessa telefonata Scajola poi prosegue: “ieri ho visto questo tizio e il discorso è venuto lì. Mi dice ‘noi siamo amici di la, poi ho capito perchè, perchè Beirut è una grande Montecarlo e Dubai è una grande Montecarlo, tanto per essere chiari. Io vado a Roma prima perchè domenica questo qui viene su, suo zio. Viene su lo zio e mi dice ‘stiamo a cena insieme’ e devo trovare… va beh, basta, hai capito più o meno… devo dirti delle cose e devo sapere delle cose, se tu lo desideri, in modo che io possa trasmettere giusto, punto.”
(da “il Fatto Quotidiano“)
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