BERLUSCONI VUOLE LA GRAZIA “MOTU PROPRIO”
VA A PRESENTARE IL LIBRO DI VESPA MA IN PLATEA NON CI SONO POTENTI… GRIDA AL GOLPE, TRATTA MEGLIO RENZI DI ALFANO…. E RIVELA: “DUDÙ HA APERTO UN PROFILO SU FACEBOOK”
La platea non è più quella di una volta. Il Cavaliere misura la sua espulsione dal Sistema alla presentazione del centesimo, o millesimo, ma poco importa, tomo vespiano, nel senso di Bruno.
Solita location, il tempio di Adriano a Roma, solito pomeriggio buio di dicembre. Le prime file sono sufficienti a concentrare un po’ di fedelissimi, falchi e Forza Gnocca. Poi nulla più.
Manca l’onnipresente Gianni Letta (e chissà perchè), mancano ovviamente ministri e scissionisti del Nuovo Centrodestra. Manca il Potere, insomma. Anzi l’unico potente, sospettato dallo stesso B. di essere un alfaniano in sonno, è lo stesso Vespa che rischia di addormentarsi sul serio, piegando il capo sulle mani giunte, quando il Cavaliere ripete per la settecentesima volta che in Italia il premier “può stendere solo l’ordine del giorno del consiglio dei ministri” e che la Consulta è “un organismo della sinistra” e che “l’architettura istituzionale è fatta per vietare non per decidere”.
Nulla di nuovo dall’ex Re Sole della destra. Berlusconi torna in pubblico una settimana dopo la sua decadenza dal Senato. La pronuncia è sempre trascinata, ma i riflessi sono più veloci rispetto all’ultima conferenza stampa, quella delle fatidiche carte americane sul processo Mediaset
Con Vespa, ci sono Virman Cusenza, direttore del Messaggero, e Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
Polito confonde Kant con Hegel, cui attribuisce la preghiera mattutina del laico eccetera eccetera, ma nessuno se ne accorge.
Gli occhi della platea, che applaude come a un comizio, sono tutti per il quasi ottantenne che definisce la sua decadenza “un colpo di Stato” e pretende la “grazia motuproprio” da Napolitano perchè per lui, “imprenditore, uomo di sport e uomo di Stato” sarebbe “ridicolo fare i servizi sociali per riabilitarsi”.
La notizia che fa eccitare i cronisti politici è che per la prima volta Berlusconi apre alle primarie per il centrodestra, propedeutiche a un accordo con gli alfaniani.
Ma B. si pronuncia pochi minuti prima della sentenza della Consulta. Per il resto si districa tra rabbia, dolore e rassegnazione.
Il Condannato è all’opposizione perchè “la democrazia è stata violata” e adesso il pallino è nelle mani di Matteo Renzi: “La durata del governo Letta sarà decisa da Renzi, non posso fare previsioni”.
Il Cavaliere impotente va a rimorchio del sindaco di Firenze, di cui “non ho mai parlato male”. Vespa fa il provocatore compiaciuto: “Renzi è un piccolo Berlusconi?”. Risposta: “Non posso fare questa affermazione, non vorrei offenderlo”.
Il dolore arriva con Alfano: “Ho provato un vero dolore, ho sofferto molto per quello che è successo. Anche perchè adesso collaborano con un partito che ha fatto l’omicidio politico del capo del centrodestra”.
Silvio è prolisso, non smette mai parlare e di ripetere le stesse cose su magistrati e Pd. Annuncia che rimane “dentro la politica” e lotterà “per la libertà che non c’è più”.
Le riforme del Napolitanistan le voterebbe a patto di avere in cambio quella “totale della giustizia” .
Si autoinveste come “adeguatissimo”. “Nessuno ha più esperienza di me”.
Il finale è tutto per Dudù, il barboncino bianco della fidanzata Francesca Pascale: “È come un bambino, gli manca solo parola”.
Vespa è informatissimo. Chiede: “Dudù ha aperto un profilo su Facebook?”. B. conferma: “Sì e ha già più di 600 amici”.
Il berlusconismo invecchia con malinconia.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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