BERSANI RILANCIA UN ESECUTIVO PD: “NO AL VOTO E ALLE LARGHE INTESE. IO OSTACOLO? SONO A DISPOSIZIONE”
“PRONTO A INCONTRARE BERLUSCONI, MA NELLE SEDI ISTITUZIONALI”
Il governissimo con Berlusconi è escluso.
Bersani non cambia schema di gioco: «Noi siamo partiti dalle condizioni del paese, anche se la cosa può apparire un po’ esoterica…».
A un’Italia che ha perso la fiducia, bisogna offrire il cambiamento che chiede.
Rifà il punto, il segretario del Pd, con una premessa importante: «Il ritorno al voto sarebbe un’ipotesi disastrosa ».
Ripete più volte — nella prima conferenza stampa da non-più premier pre-incaricato — di «pensarci bene» all’offerta del Pd: quel doppio binario dell’esecutivo di cambiamento e della convenzione per le riforme con il Pdl resta la carta giusta.
Ne è convinto al punto da rivolgere l’ennesimo appello ai 5Stelle: «Guardate meglio alla nostra proposta, non mettete in frigorifero 8 milioni di voti ottenuti».
Diverso è l’invito al Pdl: prenda atto cioè, dell’ingovernabilità a cui porterebbe un governissimo. Sarebbe la prova provata di una politica chiusa nel suo fortino.
Nella sede del partito al Nazareno, il vice Enrico Letta accanto, il segretario democratico tornato dalla Pasqua in famiglia, a Piacenza, ammette innanzitutto che il suo pre-incarico è «assorbito, in questa nuova fase, dai saggi. Il che non vuol dire che vado al mare. Io ci sono, non intendo essere un ostacolo ma ci sono ».
Ecco, se il partito è attraversato dai malumori, se alcuni gli chiedono un’autocritica per lo stallo politico, questo non è avere il partito contro: «Prendete sul serio quel che dice una persona seria: quando ci sarà il congresso, girerà la ruota».
Intanto nel risiko del governo — garantisce il segretario, parlando di sè in terza persona — «se Bersani serve nella strada del cambiamento, l’unica possibile, allora Bersani c’è, ma se è di ostacolo è a disposizione, perchè prima c’è l’Italia. Non si dica che mi ostino».
La partita politica è in realtà cambiata, perchè prima viene l’elezione del successore di Napolitano e poi l’esecutivo.
La formazione del nuovo governo attende una «ripartenza», che è tutta nelle mani del nuovo capo dello Stato: riconosce il leader del Pd.
Ora ci sono i saggi che è quanto «Napolitano doveva e poteva fare per dare continuità istituzionale».
Ma chi sarà il candidato del centrosinistra al Colle? Sarà Prodi, in un braccio di ferro con il Pdl?
«Prendeteci in parola, per favore! — risponde Bersani — La Costituzione prevede una convergenza parlamentare larga o largissima. Il Pd lavorerà per questo», consapevole della figura di garanzia che il presidente della Repubblica rappresenta.
Pronto, il segretario del Pd, ad incontrare Berlusconi: «Non un incontro ad Arcore o a Palazzo Grazioli, ma nelle sedi istituzionali sì. Sarei stato contento se fosse venuto alle consultazioni».
Non è un problema di non-riconoscimento, è che una maggioranza con il Cavaliere è un film già visto: «Abbiamo un’esperienza alle spalle, il governo Monti, e abbiamo già visto l’impasse ».
Nelle prime tre votazioni per il Quirinale occorre non a caso la maggioranza dei due terzi, e quindi la condivisione sarà la stella polare del centrosinistra.
Lo ripete Dario Franceschini. Ma no a ricatti o a scambi indecenti.
Solo la prossima settimana, i Democratici dovrebbero convocare una Direzione.
Qui si discuterà dei nomi per il Colle e anche delle mosse per il governo: Matteo Renzi, i Popolari di Fioroni, Veltroni e un fronte sempre più ampio nel Pd è a favore di un governo di scopo o “istituzionale”, di breve durata e con poche indispensabili riforme da condurre in porto.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
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