CAPOLINEA ALEMANNO, CINQUE ANNI VISSUTI MALDESTRAMENTE
DOMANI ROMA RISCHIA DI PERDERE IL SUO PRIMO SINDACO DI DESTRA… QUANDO FU ELETTO I TASSISTI FECERO I CAROSELLI IN CITTà€… ORA, TRA PARENTOPOLI E AMICI INDAGATI, È DATO IN FORTE CALO
Entrò in Campidoglio più incredulo che felice, con tanti saluti romani a fargli da ala e i clacson dei tassisti a strombazzare come colonna sonora.
Cinque anni dopo quel 28 aprile 2008 in cui venne eletto sindaco di Roma, battendo il favorito Francesco Rutelli, Gianni Alemanno deve guardare negli occhi la sua grande paura.
Quella di perdere il Palazzo Senatorio: forse l’ultimo fortino della destra figlia più o meno diretta dell’Msi di cui Alemanno fu orgoglioso dirigente.
La destra che Berlusconi ha sempre sopportato come un passeggero che non si può far scendere, ma a cui non si possono lasciare i comandi.
Il sindaco, orfano di B., dei tassisti e di tanta destra spera ancora nella rimonta su Marino. E forse ripensa agli anni della sua giunta.
Tali da riempire un dizionario degli errori.
Camerati
Durante il lustro di Alemanno, le società comunali hanno accolto tanti reduci dell’estrema destra. Come Stefano Andrini, nominato nel settembre 2009 ad dell’Ama Multiservizi, municipalizzata che si occupa di rifiuti.
L’avventura di Andrini come ad è finita pochi mesi dopo: coinvolto nell’inchiesta sul senatore Pdl Di Girolamo (accusato di riciclaggio e compravendita di voti), si è dimesso.
In Campidoglio sbarcò anche Mario Vattani. Venne scelto da Alemanno come consigliere diplomatico, ma ruppero nel maggio 2010.
Tanti altri i nomi: da Francesco Bianco, ex Nar assunto dall’Atac (municipalizzata dei trasporti) e sospeso per aver ospitato insulti antisemiti su Facebook (è stato poi riassunto), a Gianluca Ponzio, ex Terza Posizione, capo servizio relazioni industriali in Atac.
Mancini
Solo a sentirne il cognome, Alemanno s’infuria. Riccardo Mancini, ex ad di Eur Spa ed ex tesoriere del comitato Alemanno, è stato arrestato in marzo con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 600mila euro per pilotare un appalto da 45 filobus in favore della Breda Menarini.
Ha ammesso di aver ricevuto 80mila euro, che ha poi restituito alla Breda, ottenendo i domiciliari.
Alemanno ripete da mesi: “Mancini non era il mio braccio destro”. Ma come tesoriere scelse proprio l’ex Avanguardia Nazionale, condannato nel 1988 a un anno e 9 mesi per violazione della legge sulle armi. Colpisce un’intercettazione dello scorso settembre, in cui Alemanno strapazza così Mancini: “Perchè non m’hai chiamato? Ma che cazzo c’avete nel cervello? Uno vi aiuta, non c’è niente da fa’, capito? Siete scemi”.
Metro
L’ha inaugurata nel giugno 2012, convinto che fosse il volano per recuperare consensi.
Ma la metro B1, prolungamento della linea B con 3 fermate in 4 chilometri, è stata una Caporetto per Alemanno.
Già il giorno dopo il varo, la linea si è bloccata per 40 minuti: il primo di innumerevoli guasti e ritardi.
L’Atac ha puntato subito il dito contro i macchinisti, accusandoli di sciopero selvaggio. E il sindaco si è accodato, invocando il prefetto.
Ma il personale ha sempre smentito: “Gli straordinari sono all’ordine del giorno”. Alemanno ha nominato una commissione sul caso, che ha dato una chiara risposta: “Le cause sono imputabili a problematiche organizzative e tecniche che avrebbero dovuto trovare soluzione prima dell’apertura degli impianti”.
Tradotto, la B1 è stata aperta troppo presto, senza personale e mezzi necessari.
Neve
Nel febbraio 2012, su Roma cadono tra i 30 e i 60 centimetri di neve: abbastanza per paralizzare la capitale d’Italia, con code di decine di chilometri sul raccordo anulare e mezzi pubblici in gran parte fermi.
Il sindaco se la prende con la Protezione Civile: “Ci avevano annunciato 35 millimetri di neve”.
Il capo Dipartimento, Franco Gabrielli, replica: “I 35 mm sono riferiti a cumulate di precipitazione di acqua equivalente: se riferiti a neve si trasformano in centimetri”. Nel frattempo, criptiche ordinanze sull’obbligo o meno delle catene per le auto e caos nelle scuole: aperte, ma con dentro solo insegnanti e impiegati.
Una foto impietosa ritrae gli operatori comunali con pacchi di sale da cucina.
Pajata
L’ha ammesso persino lui: “Il pranzo con Bossi non lo rifarei”. Il pasto, consumato nell’ottobre 2010 in piazza di Montecitorio, doveva sancire la pace tra Roma e Padania dopo una battutaccia del senatur: “Sono porci questi romani”.
Alemanno e Renata Polverini mangiarono pajata e coda alla vaccinara assieme al padre della Lega. La governatrice imboccò più volte Bossi.
Parentopoli
Nell’era Alemanno, Atac e Ama hanno assunto circa 2000 persone: in parte con chiamata diretta, con buona pace di bandi.
Negli atti dello scorso settembre, la procura elencava 49 casi sospetti in l’Atac: dalla moglie di un assessore al nipote dell’ex ad Adalberto Bertucci, sino a diversi dirigenti Pdl.
Ma il volto simbolo rimane un’ex cubista, segreteria di un dirigente.
L’Ama ha dato un lavoro, tra gli altri, al genero dell’ex ad Franco Panzironi e alla figlia del caposcorta del sindaco, Giorgio Marinelli, dimessosi dopo l’esplodere del caso (il figlio era stato assunto in Atac).
In tv, Alemanno ha rivendicato: “Su 2000 assunzioni i casi su cui si indaga sono solo 80”.
Gli 850 assunti in Atac costano decine di milioni, a un’azienda che nel 2012 ha chiuso con perdite per 157 milioni e che in 5 anni ha cambiato sei ad.
Sicurezza
Per Alemanno fu la chiave per arrivare al Campidoglio.
Nella campagna contro Rutelli, l’ex An parlò di “una città in pericolo”, visitando i luoghi di aggressioni e omicidi.
Ma nei suoi anni da sindaco è esplosa la guerra tra bande, con sangue a profusione.
E Alemanno ha scoperto una verità : “Non esiste la bacchetta magica, sulla repressione dei reati ho le mani legate”.
La nemesi, per il sindaco che prometteva ordine.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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