CAPUA VETERE: “IN MANO AI MAGISTRATI ALTRI VIDEO PIU’ RACCAPRICCIANTI CHE NON SONO STATI DIFFUSI”
IL GIP: “LA VIOLENZA ERA UNA COSTANTE”
Non un evento estremo, non un caso isolato. Le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere erano la norma.
Lo sostiene il gip Sergio nell’ordinanza con cui ha disposti 52 misure cautelari per gli agenti penitenziari dell’istituto campano. Ciò che accadde la notte del 6 aprile 2020 non fu, si legge nelle carte, “un mero incidente di percorso”.
Si trattava, molto probabilmente, scrive il magistrato di “una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti”. Una relazione in cui violenze e umiliazioni sono la regola tra le mura del penitenziario è “inaccettabile” in uno Stato di Diritto, ha evidenziato Enea, che si è detto particolarmente colpito dalla “assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime”
E anche quel video, diffuso in esclusiva dal quotidiano Domani, non sarebbe l’unico. “Le foto e le immagini viste sono solo una parte, quelle più raccapriccianti ce le ha solo la Procura”, ha rivelato il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, in conferenza stampa con gli altri garanti territoriali.
Quel 6 aprile, lo ricordiamo, gli agenti entrarono nel reparto Nilo del penitenziario Sammaritano e sottoposero a violenze e umiliazioni molte decine di reclusi. Un’azione organizzata, lo testimoniano le chat che si sono scambiati nelle ore precedenti alcuni dei protagonisti della mattanza, nata come rappresaglia. Pochi giorni prima, infatti, i detenuti avevano iniziato una rivolta perché avevano scoperto che nel carcere c’era un caso di Covid e chiedevano di essere tutelati.
La risposta è arrivata in quelle quattro ore di violenza, riprese dalle videocamere di sorveglianza. L’inchiesta era partita quasi subito, dopo i racconti dei detenuti e gli esposti del garante e delle associazioni che si occupano delle carceri. Lunedì 28 giugno la svolta con le 52 misure cautelari. Tutto il Paese ha saputo, tranne, stando a quanto raccontato dalla garante dei detenuti di Caserta, i diretti interessati: i reclusi del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
A loro è stato impedito di guardare la tv e di leggere i giornali nel giorno successivo all’esecuzione dell’ordinanza del gip. “Sono balzata dalla sedia – ha spiegato Emanuela Belcuore – quando diversi familiari di detenuti mi hanno parlato di un blackout elettrico nell’istituto e che i detenuti non hanno potuto guardare la tv, e che i quotidiani regolarmente pagati non erano stati distribuiti. Ci è stato raccontato che alcuni agenti avrebbero riferito ai reclusi di voler dare loro i giornali, ma togliendo prima le foto degli agenti raggiunti da misure cautelari”.
I garanti, che chiedono di incontrare il Dap, si domandano poi perché 32 detenuti siano stati trasferiti nei giorni scorsi dal carcere campano ad altri penitenziari. Chiedono che siano riportati a Santa Maria Capua Vetere e rendono pubblica la “preoccupazione delle famiglie, per un anno costrette a fare videochiamate per parlare con i parenti detenuti e ora, quando si aprono le porte delle carceri, si prendono i detenuti e si spostano a 600 km di distanza”
(da agenzie)
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