CASALEGGIO: “CARO CRIMI, CI VEDIAMO IN TRIBUNALE”
DAVIDE E’ FURIOSO E AMAREGGIATO PER LA DIFFIDA DI CHI NON HA TITOLO PER PARLARE A NOME DEL MOVIMENTO
“Se vogliono andare in tribunale andremo in tribunale”. È furioso Davide Casaleggio. Sul tavolo del suo ufficio a Milano è appena piombata la diffida di Vito Crimi. Nel testo si intima l’associazione ad “astenersi da qualsiasi trattamento dei dati degli iscritti, che non sia finalizzato alla consegna dei medesimi dati al Movimento entro 5 giorni”.
Il capo reggente dei 5 stelle è deciso a valersi del provvedimento d’urgenza ex. Articolo 700 del codice di procedura civile. Fuori dal giuridichese: la richiesta al tribunale è quella di far valere da subito l’obbligo di consegna del database degli attivisti “evitando che il tempo occorrente a far valere il proprio diritto nel processo ordinario di cognizione possa produrre un pregiudizio imminente e irreparabile”.
Come a dire: dacci i dati, perché altrimenti ci crei un danno grave.
O come lo interpretano in molti sia nella stanza dei bottoni M5s sia nel capoluogo lombardo: non ci fidiamo di che fine possano fare i dati qualora dovessimo aspettare l’esito di un processo.
Anche perché, al momento, non si vede come si possa evitare una guerra che di politico ha ben poco, con stracci che volano da una parte all’atra tra denunce, avvocati, carte bollate e tribunali.
Casaleggio è furioso e amareggiato. Nonostante il precipitare sempre più vorticoso dei rapporti con gli ex compagni di strada, chi l’ha sentito nelle ultime ore racconta che non si aspettava un tale inasprimento della situazione, soprattutto per i toni e i modi utilizzati.
Da Rousseau si sottolinea velenosamente che una medesima richiesta è arrivata anche dall’avvocato Silvio Demurtas.
Un piccolo riassunto: nel caos pazzesco che è diventato il Movimento, davanti ad alcuni ricorsi, il tribunale di Cagliari ha stabilito che i 5 stelle attualmente non hanno un responsabile legale, nominando a tal fine proprio l’avvocato Demurtas. Pronunciamento contro il quale Crimi ha fatto ricorso, venendo bocciato.
Ecco la linea di Casaleggio, che disconosce Crimi quale legale rappresentante dei 5 stelle: se Demurtas ha presentato un’analoga richiesta, significa che Crimi non ha titolo ad avanzarla, o che per lo meno la materia è controversa, consentendogli di prendere tempo e tenere sotto chiave in un server il database tanto agognato dai colonnelli pentastellati.
Niente database, niente possibilità di votare Giuseppe Conte capo politico, un loop che tiene inchiodato l’intero partito in un limbo dal quale rischia di uscire a pezzi. Perché Casaleggio non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro, convinto di avere ragione, convinto di poterla ottenere, se costretto, anche da un tribunale.
Una soluzione per avviare intanto il nuovo Movimento ci sarebbe, ma piace molto poco a Conte e a gran parte dei maggiorenti pentastellati.
Ovvero quella di procedere intanto alle votazioni per l’organo collegiale a cinque votato a inizio anno, votazione a seguito della quale Crimi è formalmente decaduto. Non piace politicamente per l’incertezza assoluta del risultato che ne uscirebbe fuori.
E non piace perché comunque prevederebbe un qualche tipo di accordo con il figlio del co fondatore, che dovrebbe attivarla su Rousseau del quale detiene le chiavi.
È anche una questione di soldi. Casaleggio continua a pretendere 450mila euro, cifra che comprende le morosità di tutti i parlamentari eletti nel 2018, senza distinzione alcuna per espulsi e fuoriusciti.
L’ultima offerta del Movimento arriva a quota 200mila, un calcolo che comprende gli arretrati solo di chi è attualmente nel Movimento.
Colmare questa distanza potrebbe sbloccare la situazione, “ma ormai siamo al braccio di ferro, la cosa è andata troppo avanti, dubito che si arriverà a un accordo da quel punto di vista”, dice chi ha sentito il fondatore di Rousseau.
Alcuni dirigenti pentastellati hanno presentato a Conte una soluzione: tassiamo con un’una tantum i parlamentari per colmare il “buco” che c’è tra domanda e offerta, all’incirca un migliaio di euro a testa, in modo tale da archiviare la questione e ripartire senza il fardello di una decisione del tribunale da attendere.
Soluzione che convince poco l’ex premier, che teme di diventare estremamente impopolare nel gruppone parlamentare esordendo alla guida con una richiesta pecuniaria.
Gli espulsi anti-draghiani intanto si organizzano. Ieri una riunione che ha visto partecipare 14 deputati e 5 senatori, e continuano le interlocuzioni anche con le teste più pesanti cadute dopo il no al governo dell’ex governatore della Bce, come Barbara Lezzi e Nicola Morra.
È soprattutto quest’ultimo a meditare l’opportunità di dare vita a liste civiche sul territorio che si possano appoggiare a Rousseau per portare avanti i temi fondativi della creatura di Beppe Grillo.
Casaleggio al momento aspetta, in altre faccende affaccendato, e timoroso che mettere la firma su un’operazione che elettoralmente potrebbe racccogliere un bottino piuttosto magro possa essere controproducente.
“Non abbiamo nessuna preclusione, nei confronti di Casaleggio”, dice Pino Cabras, deputato e rappresentante del gruppo dei fuoriusciti che hanno dato vita a L’Alternativa c’è, una prudenza dettata dal fatto che anche da quelle parti la figura di Casaleggio raccoglie consensi non unanimi.
“Ma sarebbe interessante organizzare con loro eventi, per esempio sull’innovazione”, aggiunge Cabras, specificando che “non vogliamo dare le chiavi della macchina in mano a nessuno, ma una collaborazione potrebbe essere importante”.
Da quelle parti si guarda piuttosto ad Alessandro Di Battista, perché “in questa fase potrebbe riunire l’opposizione al governo, e lo inviteremo a fare una battaglia comune su questo”. Al momento l’unica vera battaglia è però quella che continua tra il partito e Rousseau, che sta già lasciando macerie dietro di sé, e che si preannuncia ancora lunga e sanguinosa.
(da Huffingtonpost)
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