CASE TROPPO CARE E LAVORO PRECARIO: I BAMBOCCIONI SALGONO AL 60%
BANKITALIA: IL 40% DEI GIOVANI FINO A 34 ANNI CONTINUA A VIVERE CON I GENITORI PER MOTIVI ECONOMICI… IL 30% DI CHI HA UNA CASA L’HA RICEVUTA DA MAMMA E PAPA’
Non sono bamboccioni.
I giovani italiani non vanno via da casa perchè non possono permettersi di pagare l’affitto, e tanto meno di accendere un mutuo.
Negli ultimi 15 anni i salari per i giovani sono calati, le garanzie contrattuali si sono affievolite e il sistema di welfare si è indebolito.
Mentre «i prezzi delle case sono più che raddoppiati nelle maggiori città italiane»: ecco perchè, si legge nello studio appena pubblicato dalla Banca d’Italia, “Uscita di casa e prezzi degli immobili. Il caso italiano”, se nel 1983 viveva con i genitori il 49% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, nel 2009 la percentuale è salita al 59%.
Se si considerano solo gli under 24, sfiora il 90%.
E in ogni caso per la fascia 30-34 anni è al 29% (30% per gli uomini e 20% per le donne).
E se qualcuno ancora pensasse che i giovani italiani rimangono a casa perchè eccessivamente legati ai genitori, la risposta è no: nel 2003 era il 34% a dichiarare (dati Istat) che la scelta dipendeva principalmente da motivi economici, nel 2009 il 40%. Certo, forse gli italiani hanno una tendenza maggiore a rimanere nella casa natale rispetto ai loro coetanei europei: infatti in media passano sei anni tra la prima esperienza lavorativa e la scelta di vivere da soli. In ogni caso i prezzi proibitivi delle case costituiscono un forte impedimento al raggiungimento dell’autonomia per i giovani: un aumento del 10% riduce nella stessa proporzione la propensione a lasciare i genitori secondo alcuni studiosi.
E secondo le autrici della ricerca della Banca d’Italia, Francesca Modena e Concetta Rondinelli, un aumento delle quotazioni immobiliari di circa 700 euro al metro quadro riduce la probabilità di lasciare la famiglia di origine di circa mezzo punto percentuale per gli uomini (al 3,7% dal 4,1) e di oltre un punto percentuale per le donne (al 4% dal 5,2). Poichè i prezzi delle case sono saliti vertiginosamente soprattutto dalla fine degli anni ’90, «la corte nata tra il 1976 e il 1982 è stata maggiormente penalizzata nella transizione all’età adulta».
Una simulazione dimostra che se questo gruppo di giovani a 29 anni (età nella quale si è estremamente propensi ad andarsene da casa) si fosse potuta confrontare con le stesse quotazioni immobiliari con le quali alla loro età si è rapportato il gruppo nato tra il 1971 e il 1975, la propensione ad andarsene da casa sarebbe salita di sei punti percentuali.
L’esplosione delle quotazioni immobiliari ha accresciuto inoltre la disuguaglianza: il 30% dei giovani che vivono da soli ha ricevuto la casa in dono dai genitori.
Ai giovani che non hanno genitori abbienti non rimane che l’affitto, e infatti un’indagine del Censis attesta che i proprietari di casa in Italia sono nella stragrande maggioranza ultraquarantenni, mentre per il 36,3% dei giovani c’è l’affitto a prezzi di mercato.
Gli affitti sono cresciuti di 80 punti percentuali tra il 1998 e il 2006.
Affitti e prezzi di vendita sono volati alle stelle soprattutto dopo l’introduzione l’euro, ammette la ricerca.
Se si vuole che i giovani se ne vadano da casa, bisogna avviare una seria politica per ridurre i prezzi immobiliari, conclude lo studio.
Avvantaggiando soprattutto i disoccupati e coloro che provengono da famiglie a basso reddito.
Rosaria Amato
(da “La Repubblica”)
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