CASTELLI: “LA LEGA PER ORA NON È SCALABILE MA SE SALVINI PERDE IN LOMBARDIA PER LUI È LA FINE”
L’EX MINISTRO CHE HA FONDATO L’ASSOCIAZIONE NORDISTA “AUTONOMIA E LIBERTÀ”: “I VERTICI DEL CARROCCIO SONO SPAVENTATI E LA BASE È IN SUBBUGLIO”
L’ex ministro delle Infrastrutture Roberto Castelli, professione ingegnere, ha fondato l’associazione nordista Autonomia e Libertà. “Facciamo un lavoro culturale, nessuno può impedircelo”, dice. È in mezzo al guado: ha la tessera della Lega per Salvini premier in tasca, ma a nessuno è ancora chiaro se cambiare la rotta del partito sia possibile.
Intanto: cosa ne pensa del comitato nord di Umberto Bossi?
“Per una risposta la devo prendere da lontano”.
E sia.
“Salvini prende in mano il partito e con una sua strategia legittima lo cambia da difensore dei diritti del nord, alla bavarese, radicato sul territorio e rappresentante di una precisa area del Paese, ne cambia i connotati. Cambia colore, dal verde si passa al blu; la parola Padania non si può più dire: è un’operazione meta-politica di cancellazione. Non è stata una cosa indolore. Pontida è il luogo dei simboli: tutto blu il palco e i militanti con le camicie verdi sotto, dimostrando la distanza tra chi stava sotto e chi stava sopra”.
Quindi concorda con Bossi.
“Serve vedere come lui, Ciocca e Grimoldi metteranno a terra questo progetto. Rimettersi i fazzoletti verdi è sicuramente bello, ma la controprova sarà vedere che fine farà l’autonomia ora che il centrodestra tornerà al governo. Per un po’ di anni siamo stati a guardare, io compreso mi ero praticamente ritirato. Salvini era intoccabile, del resto chi mai poteva pensare di criticarlo visti i risultati? Però i voti a cosa servono? Chi se ne importa se hai il 34 per cento e poi voti Roma regione in commissione. Meglio allora il 4 e però lavorare per degli obiettivi concreti e con una precisa “ragione sociale””.
Ma secondo lei Salvini è veramente messo in discussione all’interno della nuova Lega?
“Penso che il partito non sia scalabile, il nuovo gruppo parlamentare è stato scelto da lui e dai commissari scelti da lui. Ma i vertici sono spaventati, io vivo di fronte al pratone di Pontida: è tutto un subbuglio, i militanti sono tornati in auge, fanno assemblee, organizzano iniziative. Dopo il voto è successo il finimondo. Sarà interessante capire come replicherà Salvini alle sollecitazioni”.
Zaia è un’alternativa valida alla guida della Lega?
“Ma guardi, le ripeto, non vedo Salvini realmente messo in discussione. Certo, adesso arrivano le regionali in Lombardia. Perderle sarebbe la fine per lui”.
Intanto però Autonomia e Libertà starà a guardare?
“Noi per ora abbiamo 500 iscritti, la maggior parte di loro sono leghisti scontenti. La discesa elettorale di questa Lega non si sta fermando. Fuori c’è la rete 22 ottobre che ha federato 27 sigle autonomiste diverse, non è poco. Quindi il 15 ottobre quindi saremo anche all’altra iniziativa”.
Però è un mondo che non ha ben chiaro come procedere, tra chi sta dentro e chi resta fuori.
“Un risultato intanto lo abbiamo raggiunto: dopo anni che il federalismo era caduto nel dimenticatoio, in questi giorni si torna a parlarne con forza. È un tema cogente: ho clienti che sono passati da 200 mila euro l’anno di bollette ad un milione, con gli utili che sono stati mangiati dai costi dell’energia. Poi sa, la politica dovrebbe guardare avanti: qui in Padania la filiera dell’automotive verrà spazzato via dall’elettrico, rischiamo la desertificazione. Chi se ne occupa?”.
(da agenzie)
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