CENE DI AUTOFINANZIAMENTO, RENZI NON SA CHI HA PAGATO
COMMISSARIAMENTO DEL PD CAPITOLINO: ARRIVA ORFINI MA NEGA DI CONOSCERE SE LA COOP VICINA A CARMINATI ABBIA FORAGGIATO I DEM
“Sono sconvolto perchè vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia mi colpisce molto”.
Matteo Renzi, nello studio di Bersaglio Mobile, davanti al direttore del Tg La7, Enrico Mentana, al giornalista dell’Espresso, Marco Damilano e al condirettore del Fatto, Marco Travaglio, va subito al punto.
La vicenda è talmente grave da essere ineludibile. “Ho accolto la disponibilità del segretario del Pd romano, Lionello Cosentino, che è una persona seria, a fare un passo indietro, e ho deciso il commissariamento di Roma, nella persona di Matteo Orfini”. Poi, difende il ministro Poletti: “Non c’entra”.
Una scelta, quella del commissariamento, tanto obbligata, quanto tardiva.
Perchè che il Pd romano fosse fuori controllo da tutti i punti di vista, con questioni di malaffare sempre più evidenti (vedi il caso Di Stefano) il premier e i suoi ne erano consapevoli da tempo.
Tanto che l’ipotesi del commissariamento era già in campo.
Ma il punto è quanto il segretario ex rottamatore controlli il suo partito. La domanda, diretta, arriva da Damilano: “Il punto è che uomini di Carminati sono arrivati alla cena di autofinanziamento di Roma. Coratti e Patanè hanno organizzato tavoli. Buzzi era alla cena per la raccolta fondiper il Pd all’Eur?”.
Risponde il premier: “Non ne ho la più pallida idea” ma noi “facciamo cene trasparenti”.
Se qualcuno tra i coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale c’era, “i nomi si vedono. I nomi sono pubblici e registrati”.
In realtà l’elenco non c’è da nessuna parte.
Alle cene di fundraising del Pd, a Roma e a Milano, è arrivata gente senza controllo e senza filtro. Bastava che pagasse.
Per sapere davvero chi c’era, serve una liberatoria dei partecipanti, che ancora deve essere chiesta.
Quando loro daranno il permesso, allora ci sarà un elenco. Parziale. Solo di chi ha acconsentito. Come è già successo per i finanziatori della Leopolda negli anni.
Mai come in questa vicenda appare evidente che Renzi, segretario del Pd da un anno, poco controlli il territorio.
E poco ha potuto o voluto, a causa di accordi pregressi alle primarie che l’hanno eletto segretario, mettere le mani sui vertici locali.
Come dimostrano le recenti Regionali (in Emilia di fatto è rimasto in piedi il sistema Errani, in Calabria ha vinto il candidato della minoranza, Mario Oliverio) e le candidature perle prossime, che ancora vedono in primo piano la vecchia guardia.
La linea renziana era già tracciata dall’altroieri, quando erano diventati sempre più chiari i confini dell’inchiesta “Mondo di mezzo”.
Con il coinvolgimento di molta parte del Pd romano. “Chi ha sbagliato dovrà pagare. La politica intera si deve interrogare profondamente e reagire con forza per fare pulizia dentro e fuori di sè. Il Pd, per parte sua, è al fianco della magistratura in questa battaglia per fermare ogni forma di criminalità organizzata”, aveva detto il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini.
Linea ufficiale ribadita dal ministro Boschi. Tuonava ieri il renzianissimo responsabile Giustizia dem, David Ermini: “I magistrati devono lavorare senza guardare in faccia a nessuno”.
Ma al di là delle dichiarazioni formali, i renziani per tutta la giornata convulsa di ieri, ci tenevano a chiamarsi fuori. Perchè, spiegavano, il Pd romano coinvolto nell’inchiesta nulla avrebbe a che fare con il segretario-premier.
Tant’è vero che da settimane i vertici del Nazareno cercavano una soluzione. Con il commissariamento come soluzione sullo sfondo.
In una situazione di guerra tra bande ingovernabile. “Il partito a Roma va rifondato” , diceva ieri l’ancora solo presidente del partito Matteo Orfini, invitando a una “riflessione di sistema” su primarie e preferenze che “rendono la selezione dei dirigenti più permeabile”.
Quanto all’ipotesi di azzeramento delle tessere, Orfini spiegava che “va data una risposta sulle classi dirigenti mentre l’azzeramento riguarda gli iscritti”. Un altro file, un’altra falla, questa volta tutta politica, che si apre con Renzi che ribadisce: “Difendo le primarie e porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale, non credo che siano una forma di inquinamento”.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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