CHI E’ ANDREAS KALBITZ IL LEADER AFD NEL BRANDEBURGO, COSI’ VI FATE UN’IDEA
I PRECEDENTI DEL NEONAZISTA “IMPRESENTABILE” CHE E’ ANCORA A PIEDE LIBERO
Alla testa dell’Afd in Brandeburgo c’è un ex paracadutista criticato per le sue frequentazioni con i neonazisti: Andreas Kalbitz, 46 anni
Kalbitz è considerato uno dei politici più potenti di AfD: vicinissimo a Bjà¶rn Hà¶cke, guida con lui la corrente più radicale del partito, l’«Ala».
Sposato e padre di tre figli, ex Republikaner (il partito di estrema destra sospettato di attività anticostituzionali), è stato membro di associazioni revisioniste fondate da reduci nazisti, ha partecipato a un campeggio della Heimattreue Deutsche Jugend, i «Giovani tedeschi fedeli alla patria», un’associazione eversiva modellata sulla gioventù hitleriana e ora bandita, e nel 2007 ha fatto parte di una missione di estremisti tedeschi ad Atene.
Il gruppo – «14 neonazisti» li definiva un rapporto dell’epoca dell’ambasciata tedesca – sfilò con i neofascisti di Alba Dorata, dopo aver esposto una bandiera con le svastiche dal proprio hotel (Kalbitz ammette la spedizione ma dice di non aver avuto niente a che fare con la bandiera).
Normalmente in Germania basterebbe assai meno per esser considerati impresentabili.
Ma ai suoi elettori tutto questo non sembra far paura. Merito anche della campagna portata avanti da AfD in Brandeburgo e in Sassonia. Per i due Là¤nder orientali il partito neonazista ha invocato una «Svolta 2.0» («Vollende die Wende», «porta a compimento la svolta» è lo slogan in rima su manifesti e siti internet), perchè quella dalla Ddr alla democrazia promessa trent’anni fa – sostiene – non è stata realizzata davvero.
E ha chiesto ai cittadini dell’Est di ribellarsi a coloro che «opprimono chi oggi la pensa diversamente» come si sono ribellati alla dittatura del partito unico.
Una strategia aiutata dal fatto che negli ultimi 30 anni, da quando cioè la fine del Comunismo e la riunificazione hanno permesso libere elezioni, in Sassonia governa la Cdu e in Brandeburgo la Spd, cioè gli stessi due partiti che guidano lo Stato federale (o «Ddr light» come amano chiamarlo i militanti di AfD).
Kalbitz e AfD hanno compiuto il capolavoro del populismo identitario. Anzi micro-identitario: non basta più opporre i tedeschi agli stranieri, secondo la tipica retorica sovranista, ora AfD punta sull’identità tedesco-orientale.
Dopo le promesse mancate della riunificazione (l’Est rimane economicamente più debole dell’Ovest) e il trauma dell’adattamento all’economia di mercato, molti tedeschi orientali si sono sentiti «colonizzati» dall’Ovest. L’appello in positivo all’Est che deve «rialzarsi» piace. Anche se in realtà fa vincere un nazionalismo autoritario che è all’opposto dei dissidenti che trenta anni fa combatterono la Ddr dall’interno.
(da agenzie)
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