CHI HA UCCISO ENRICO LETTA?
IL MOSTRO DI FIRENZE HA TANTI COMPAGNI DI MERENDA
Il mostro di Firenze e il Nipote assassinato.
La produzione giallistica del Partito democratico è incessante, copiosa. Dalla carica dei famigerati 101 anti-Prodi alla pugnalate politiche per ammazzare il fu premier Enrico Letta.
L’indagine parte dall’immagine regina di martedì scorso: il Nipote entra nell’aula di Montecitorio, non guarda mai il suo successore (in pratica, bissa il gelo della campanella a Palazzo Chigi) e va dritto ad abbracciare Bersani.
Ovazione. E schiaffo a Renzi.
Il nuovo mostro di Firenze, appunto. Il quale, però, la sera a Ballarò non si trattiene: “Io sono molto triste per come è stata riportata la vicenda del cambio della guardia a Palazzo Chigi: io so com’è andata e non solo io. Ma il tempo è galantuomo”. Traduzione: sul pugnale non ci sono solo le mie impronte digitali. Anzi. La soluzione riecheggia l’epilogo di Assassinio sull’Orient Express, di christiana memoria.
La liturgia nordcoreana per congedare il Nipote
L’ovazione antirenziana di Montecitorio è l’esatto contrario della liturgia nordcoreana della famosa e decisiva direzione di giovedì 13, titolo di un altro horror del Pd.
Renzi introduce, poi tocca a Luigi Zanda, capogruppo al Senato, aprire le orazioni funebri per il defunto governo.
Tutti coniugano i verbi al passato. Eppure, ufficialmente, si è fermi alla conferenza stampa di ventiquattr’ore prima, al culmine di un’altra giornata convulsa.
Mercoledì 12 febbraio. Renzi e Letta si vedono di mattina. Ognuno fa sapere che è rimasto sulle sue posizioni.
Ma il sindaco di Firenze ai fedelissimi confida: “Ho sentito Enrico tantissime volte in queste ore e mi ha detto che se ne va”.
Invece, il premier tenta l’ultima disperata mossa. Convoca una conferenza stampa per rilanciare il suo governo. Impegno Italia.
Carlo Bertini sulla Stampa rivela che c’è stata anche una telefonata tra Letta e Bersani, ancora convalescente: “Enrico vai avanti”.
È la strategia per guardare in faccia i traditori. Non solo Renzi.
Il sindaco assiste alla resistenza lettiana in tv e sbotta: “Mi ha preso per il culo, stamattina non mi ha detto nulla”.
Il numero dei Giuda ripartito per correnti
La sera del 12, tra Montecitorio e il Nazareno, sede democrat, la preparazione dell’assassinio sul Letta Express non subisce scossoni di rilievo.
In Transatlantico un notabile centrista del Pd si diverte a contare i “Giuda” che stanno tradendo Letta.
È questo il termine che usa: “Giuda”. Il primo della lista è Dario Franceschini. Seguono nell’ordine: i giovani turchi (ex dalemiani) Matteo Orfini e Andrea Orlando, il capogruppo bersaniano alla Camera Roberto Speranza, persino Gianni Cuperlo e i cuperliani.
Un’altra fonte autorevole distingue: “I veri traditori sono stati i mediatori, cioè chi trattava tra Enrico e Matteo”.
Ricorrono due nomi già citati: Franceschini e Speranza.
Salvare il Pd salvare la legislatura
Tutto il partito, tranne civatiani e lettiani, vuole inchiodare Renzi all’atto estremo: fargli prendere Palazzo Chigi.
È l’unico modo per tentare di arrivare a fine legislatura e di rallentare la corsa dell’Italicum sottoscritto con Berlusconi.
Fino alla settimana prima Renzi e i suoi fedelissimi negavano l’ipotesi della staffetta, ritenuta un “trappolone”. Per la serie: enricostaisereno.
La situazione precipita nel weekend e così lunedì 10 il sindaco va a cena al Quirinale e martedì 11 annuncia che la direzione convocata per il 20 febbraio è anticipata al 13. I numeri sono dalla sua parte, per effetto dell’accordo con le maggiori correnti del partito.
Solo in 16 votano contro. Ben 136 i favorevoli alla staffetta.
La prova? La composizione del governo. Tutti toccano palla, compresi i bersaniani che vanno all’Agricoltura con il lombardo Martina.
Venerdì 14 è l’amaro San Valentino di Letta, che usa il plurale per sfogarsi: “Sono dei farisei”.
Non solo Renzi. Il letticidio è compiuto e l’immagine di martedì scorso va vista per intero.
Dopo l’a bbraccio con Bersani, il Nipote va a sedersi altrove, lontano dal plaudente gruppo del Pd.
E se D’Alema andrà in Europa da commissario il cerchio più che stringersi si chiuderà .
Il mostro di Firenze ha tanti compagni di merende.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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