CI MANCAVA IL SEDICENTE FASCISTA DA AVANSPETTACOLO DI CHIOGGIA: INVECE CHE LA DIGOS CHIAMATE IL REPARTO DI PSICHIATRIA
ANNI FA VOLEVA L’ACCESSO SOLO AI “BELLI”, ORA SI E’ RICICLATO IN MACCHIETTA TRA APOLOGIA DEL MANGANELLO E “ME NE FREGO”… E PENSARE CHE DE FELICE AVEVA CERCATO DI ANALIZZARE IL FENOMENO STORICO, ORMAI SIAMO AL BAGAGLINO
Il cartello all’ingresso del parcheggio parla subito chiaro. “Zona antidemocratica e a regime. Non rompete i c…”. Ma è niente rispetto a quello che si vedrà e si sentirà più avanti, sotto gli ombrelloni, tra “camere a gas”, inni al Duce e al regime fascista, scritte sessiste.
Lungo il sentiero di traversine in legno che porta verso la spiaggia altri cartelli avvisano i bagnanti: “Regole: ordine, pulizia, disciplina, severità “; “difendere la proprietà sparando a vista ad altezza d’uomo, se non ti piace me ne frego!”; “servizio solo per i clienti… altrimenti manganello sui denti”.
Poi un’insegna indica i servizi igienici: “Questi sono i gabinetti per lui, per lei, per lesbiche e gay”.
Benvenuti alla “Playa Punta Canna” di Chioggia, lido balneare da 650 lettini tra le ultime dune di Sottomarina verso la foce del Brenta. Altro che stabilimenti marini ai tempi del Ventennio: in questo vasto pezzo di arenile, se possibile, il titolare Gianni Scarpa, 64 anni, da Mirano, bandana nera e ufficio straboccante di gadget mussoliniani con tanto di cannone che spunta da una finestrella, è riuscito a fare persino meglio. “Qui valgono le mie regole”, mette in chiaro. Già .
Intanto questa mattina – dopo la denuncia di Repubblica – sulla spiaggia fascista sono arrivati agenti della Digos e della polizia scientifica, inviati dal questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi. Ma torniamo alle “regole”.
All’inizio il “comandamento” di “Punta Canna” era “niente bambini e buzzurri” (in effetti di bambini non se ne vedono).
Poi si è aggiunto molto altro. “La legge della giustizia nasce dalla canna del fucile”, ammonisce l’ennesima scritta choc. Di fronte c’è l’angolo doccia col nebulizzatore, protetto da una cinta di canne.
Sta di fronte alla cabina bianca dove il cartello sulla porta dice “camera a gas, vietato entrare”. Lo slogan è parte di un crescendo. A destra, prima del bar e lungo il sentiero che porta alla spiaggia, su un pannello di legno è stampata in bella vista la “summa” del lido, il pantheon del proprietario.
Sì, insomma: le sue regole. Diversi poster di Benito Mussolini e di saluti romani.
Elementi d’arredo alla cui vista i numerosi clienti del lido sono talmente abituati che nessuno – tranne qualche nuovo avventore – ci fa più caso.
Il motivo lo capisci appena prendi posto sui lettini (650 di cui 70 coperti da tende bianche tipo gazebo) tutti occupati.
Ogni mezz’ora, o comunque quando ne ha voglia, il titolare della spiaggia “intrattiene” i bagnanti alla sua maniera: con delle “comunicazioni” diffuse dagli altoparlanti, dei mini comizi da spiaggia.
Inni al regime e insulti alla democrazia (“mi fa schifo”), intemerate contro Papa Francesco (“Lui vuole costruire ponti e non muri? Gliene costruiamo uno noi da Roma a Buenos Aires, così lo rispediamo da dove è venuto”), lotta senza frontiere alla “sporcizia umana del mondo, che è il 50% e qui dentro per fortuna non entra”, “tossici da sterminare”.
Sabato pomeriggio, l’imprenditore balneare del “me ne frego” ha dato il meglio di sè sotto il sole delle tre e un quarto. Sentitelo. “Sono molto contento di avere una clientela esemplare. Guardatevi in giro, oggi siete 650, non c’è una cicca, non c’è una salvietta a terra. A me la gente maleducata mi fa schifo…a me la gente sporca mi fa schifo…A me la democrazia mi fa schifo…Io sono totalmente antidemocratico e sono per il regime. Ma non potendolo esercitare fuori da casa mia, lo esercito a casa mia. A casa mia si vive in totale regime… qui è casa mia e di conseguenza si vive a regime”. Gianni Scarpa plaude ancora ai suoi clienti esaltandone il comportamento.
Poi dalle casse spara un attacco modello Duterte. “Voi sapete che io sono per lo sterminio totale dei tossici (alcuni bagnanti sorridono). Di conseguenza penso che è meglio che girino molto al largo da qui. Chi viene qui sa come la penso io… se vuole viene se vuole non viene e io me ne frego… Perchè qui dentro voglio gente educata “.
A che cosa punta Scarpa coi suoi comizi nostalgici da spiaggia? Probabilmente solo a fare cassa.
Ma si compiace: “Sono contento di avere gente che ha capito il mio messaggio. La maggior parte l’ha capito, quelli che non l’hanno capito si autoeliminano da soli. Dovete essere anche voi orgogliosi…”.
Di che cosa? La voce arriva stentorea tra gli ombrelloni: “Immaginate 650 persone dalle altre parti… con un afflusso di gente così… quanta merda ci sarebbe in giro. Voi sapere meglio di me che il 50% della popolazione mondiale è merda. Di conseguenza io quella roba lì qui non la voglio”.
Fa fede il cartello sulla cabina accanto al bar: “Vietato entrare, camera a gas”. A “Punta Canna” è ora di tramonto e di aperitivo.
Quelli che “non hanno capito” il messaggio del “capo” in bandana una domanda se la pongono: è tutto vero quello che ho visto e ascoltato in una spiaggia in mezzo a 650 bagnanti o è stato un colpo di sole? Giriamo la domanda a chi ha una risposta da dare.
Dopo la denuncia di “Repubblica” questa mattina le autorità di Chioggia e Venezia – questura, prefettura, Comune – si sono subito attivate.
Sulla spiaggia fascista sono arrivati gli agenti della Digos e della polizia scientifica. I poliziotti – inviati sul posto dal questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi – hanno effettuato un servizio per acquisire materiale audio e video che confluirà nel fascicolo di denuncia a carico di Gianni Scarpa, il titolare dello stabilimento.
“Una vicenda raccapricciante”, ha commentato il questore. “Stiamo raccogliendo tutti gli elementi possibili, anche sulla concessione demaniale ottenuta dal proprietario del lido. Invieremo una denuncia alla magistratura la quale, a sua volta, prenderà i necessari provvedimenti”.
Sessantaquattro anni, Scarpa sarà quasi certamente denunciato per apologia di fascismo. Probabile anche che venga rivista la concessione del lido – un pezzo di arenile – da parte del Demanio. “Stiamo facendo tutte le verifiche – dice il vicesindaco di Chioggia Marco Veronese -. Condanniamo ogni atto che va contro la democrazia, qui c’ un reato ed è giusto venga perseguito”.
(da “La Repubblica”)
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