CON L’EUROPA IN FIAMME, A STRASBURGO SI VOTA SULLE FOTO AL PANORAMA
I MONUMENTI SI POSSONO FOTOGRAFARE LIBERAMENTE O BISOGNA PAGARE I DIRITTI D’AUTORE?
Per dimostrare di disporre di senso dell’opportunità e rispetto dei bisogni dei cittadini, la scelta dei tempi è tutto.
Da questo punto di vista un’assemblea di klingoniani – bellicosi extraterrestri della serie Star Trek – avrebbe forse più coscienza del ridicolo di quanta giovedì ne dimostrerà il Parlamento europeo.
Succede che, con le banche chiuse ad Atene e l’euro al culmine della sua crisi più grave, a Strasburgo dopodomani in sessione plenaria si discuterà se — con la riforma del diritto di autore — un turista potrà scattare una foto notturna della torre Eiffel per pubblicarla su Facebook, o dovrà prima aver ottenuto l’autorizzazione e pagato i diritti a chi ha creato i giochi di luce che illuminano il monumento.
L’Europa ha un certo talento nel dimostrare un’attenzione non sempre comprensibile verso le priorità dei propri cittadini, tanto che negli anni è fiorita un’ampia aneddotica sui regolamenti degli euroburocrati.
Dal calibro delle banane, al diametro dei piselli, alla curvatura del cetriolo — pregasi astenersi da grossolane ironie — sono decine di migliaia le norme che disciplinano ogni aspetto dei prodotti comunitari, con trasporto verso il dettaglio e causidica passione non sempre comprensibili.
Ma la disfida sulla «libertà di panorama», come è già stata ribattezzata la questione, è in corsa per piazzarsi nella top ten delle sciocchezze.
I nostri rappresentanti sono chiamati a votare una presa di posizione sul diritto d’autore che non è vincolante, ma sarà di indirizzo per le future decisioni della Commissione.
Il documento in origine era stato elaborato al fine di rimuovere i limiti alla ripresa di immagini in luoghi pubblici: «Non si privatizza lo skyline», aveva affermato Julia Reda, la parlamentare dei pirati tedeschi che lo aveva presentato.
Ma per eterogenesi dei fini, un suo collega francese, il liberaldemocratico Jean-Marie Cavada, nei lavori in commissione è riuscito a infilarvi un emendamento che dice il contrario: non si può pubblicare l’immagine di monumenti a meno di non aver avuto l’autorizzazione di chi li ha costruiti o di chi ne detiene i diritti.
La cosa è comprensibile per chi voglia sfruttare economicamente uno scenario, per esempio per uno spot, ma suona assurda nel caso di privati.
La faccenda è resa ancor più intricata dal fatto che in alcuni paesi europei, come in Francia, in Belgio e nella stessa Italia, limitazioni in realtà esistono.
La torre Eiffel, ad esempio, secondo il legale Bruno Saetta si potrebbe fotografare solo di giorno, perchè l’ingegnere Gustave è morto e i diritti scaduti, ma non di notte, perchè gli autori dei giochi di luce sono vivi e (speriamo) in ottima salute.
L’Atomium di Bruxelles non ha potuto essere riprodotto su Wikipedia per gli stessi motivi.
Niente multe, ma i detentori dei diritti potrebbero, almeno in teoria, imporre a Google e Twitter di rimuovere i contenuti non conformi.
Migliaia le reazioni allarmate in rete, incluso l’appello del fondatore di Wikipedia Jimmy Wales.
A ieri sera la petizione per chiedere ai parlamentari europei di non limitare la libertà di panorama aveva superato le 315 mila firme.
Comunque vada il voto di giovedì, non accadrà nulla. Tranne lo spreco, per il Parlamento, di un’occasione per essere rilevante nelle nostre vite.
A meno che l’intera vicenda non fosse un suggerimento per il premier greco Alexis Tsipras.
In effetti gli architetti di Partenone, Propilei, della reggia di Micene e Olimpia sono morti da qualche migliaio di anni, i diritti estinti.
Ma basta un gioco di luce notturno per riattivare il copyright. E facendo pagare a ognuno degli oltre diciotto milioni di turisti annuali cento euro per le foto ricordo, nelle casse di Atene entrerebbe un miliardo e 800 milioni.
Un po’ più del miliardo e 600 necessario per saldare la rata degli aiuti del Fondo monetario che ha provocato il default.
Hai visto mai.
Massimo Russo
(da “La Stampa”)
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