CONTRORDINE GIUSTIZIA: LA “MESSA IN PROVA” NON SI PROVA PIU’
NO AI LAVORI SOCIALMENTE UTILI PER CHI DEVE SCONTARE PENE FINO A 4 ANNI… AN E LEGA AFFOSSANO IL DECRETO PROPOSTO DAL MINISTRO ALFANO PER TIMORE DI RISVOLTI MEDIATICI NEGATIVI… IL PROBLEMA DELLE CARCERI
Il Consiglio dei Ministri due giorni fa ha deciso di rinviare l’esame di un disegno di legge, presentato dal Guardasigilli, Angelino Alfano, che conteneva una norma definita tecnicamente “messa in prova”.
In altre parole: chi, incensurato, fosse accusato di reati che prevedono pene detentive fino a 4 anni, potrebbe vedersi cancellato il reato ( e non solo la pena) se accetta di aderire ad un piano di lavori socialmente utili.
In pratica oggi esiste la “condizionale” fino a due anni per cui il condannato viene “perdonato” entro questo limite e nulla deve fare in cambio, la proposta invece porterebbe la condizionale a 4 anni, ma con l’obbligo a ripagare la società con dei lavori sociali per la comunità , altrimenti sconterebbe in carcere tutti gli anni che gli spettano.
La misura che secondo il ministro Alfano sarebbe stata condivisa dall’Associazione Magistrati, è stata bloccata da An e Lega in quanto sarebbero stati cancellati troppi reati connessi all’immigrazione clandestina e mal si sarebbe conciliata con il battage mediatico sulla “linea dura” adottata virtualmente dal Governo.
L’opposizione invece rimarca che sarebbero stati così cancellati reati quali il furto, il falso in bilancio, l’usura, la truffa, la corruzione di minorenne.
Alfano ribatte che non si tratterebbe di una mini amnistia e ricorda che anche Di Pietro aveva sollecitato un intervento in tal senso. A stretto giro l’ex Pm ha replicato che “avevo proposto che, a processo celebrato e condanna avvenuta, la pena potesse essere scontata anche con i lavori socialmente utili, per un periodo di tre anni. La proposta di Alfano prevede la totale impunità , non verrebbero neanche celebrati i processi”.
Il Pd sarebbe favorevole ma solo per un periodo di condanna entro i due anni ed escludendo i reati particolarmente odiosi.
Insomma il solito gioco delle parti, da un lato chi urla per “la certezza della pena” da garantire, dal’altro chi grida al “colpo di spugna” sui reati finanziari.
In realtà alle spalle ci sono i problemi del funzionamento della giustizia in Italia, con magistrati sommersi di processi per reati di poco conto che durano anni e bloccano magari procedimenti più rilevanti e dall’altro il solito sovraffollamento delle carceri.
Gli effetti dell’amnistia in due anni sono evaporati e i dati ci dicono che i detenuti in Italia attualmente sono 56.768 (stesso livello precedente), di cui 21.178 stranieri.
Dato che la capienza regolamentare dei nostri istituti di pena è di 42.974 posti, siamo già in presenza di 13.794 esuberi .
Il ministro Alfano ha precisato “Non vedo perchè non si possa sospendere un procedimento, subordinandolo alla condizione di dire: caro giudice, dammi la possibilità di dimostrarti che il mio è stato solo il comportamento sbagliato di una volta: mettimi alla prova con una serie di lavori, se sgarro, si torna al punto di partenza del procedimento. Come vedete non si regala un bel nulla”.
E a Maroni e La Russa che hanno chiesto uno stop al provvedimento, temendo che la linea tolleranza zero ( finora popolare a livello mediatico) possa subire contraccolpi negativi tra la gente, Alfano replica a muso duro “A me interessa che chi ha sbagliato paghi davvero, non virtualmente”, assestando un colpo da ko a quanti, come Maroni, la politica della sicurezza la fanno a suon di annunci televisivi, senza poi far seguire alcuna sostanza.
Fino a poco mesi fa a denunciare le palle mediatiche di Maroni eravamo quasi i soli, ora che siamo in tanti, ci fa piacere poter rilasciare una tessera ad honorem del club “chi non si fa prendere per i fondelli” anche al Ministro della Giustizia Alfano che ha avuto il coraggio di dire la verità .
Quanto al suo progetto lo condividiamo, ma limitando notevolmente il numero di reati cui applicarlo: nel caso poi di reati giovanili saremmo più per lavori “socialmente pesanti”, diciamo utili a raddrizzare tante schiene e cervelli balenghi.
In linea di principio, come in tanti Paesi esteri, l’idea di far lavorare per la società chi al vivere civile ha creato un danno, per fargli ritrovare la retta via, non è certo malvagia.
Basta che tale soluzione non diventi da operetta e i lavori utili non siano poi in realtà “inutili”.
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