“COSI’ LA LEGA TRUFFO’ MILIONI”: I RIMBORSI TRUFFA, LA TANZANIA E LA FAMILY”
LA PROCURA DI GENOVA: “HA INCAMERATO UNA VALANGA DI MILIONI PUBBLICI CHE NON LE SPETTAVANO, UNA GIGANTESCA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO”
Per la Procura, molto semplicemente, la Lega Nord di Umberto Bossi con tesoriere Francesco Belsito incamerò una valanga di milioni pubblici che non le spettavano, e portò a termine una gigantesca truffa ai danni dello Stato.
Per questo il pm Paola Calleri chiede 4 anni di carcere per il Senatùr e 4 anni e mezzo per il suo cassiere, ornai travolto da innumerevoli vicende giudiziarie.
Nella requisitoria del magistrato c’è anche tempo per una mazzata al partito, poichè ammonta a 56 milioni la richiesta di confisca.
Il calcolo deriva dalla somma di due tranche di rimborsi, ottenute secondo l’accusa grazie a certificazioni truffaldine : 40 milioni per il 2008 e il 2009, e altri 16 richiesti per il 2010.
Quest’ultimo contributo, congelato durante lo scandalo dei fondi in Tanzania, venne sbloccato nel 2012 grazie alle relazioni favorevoli dei revisori dei conti leghisti Diego Sanavio e Antonio Turci (chiesti per loro 2 anni e 9 mesi), e Stefano Aldovisi (richiesta 2 anni e 4 mesi), ma poi fu ritenuto anch’esso fuorilegge.
Quindi deve essere restituito dal partito.
Il “tesoro” in Afric
È invece di cinque anni la richiesta di condanna per i faccendieri Paolo Scala e Stefano Bonet, accusati di riciclaggio per aver aiutato Belsito a portare i capitali all’estero.
La Lega, contrariamente a quanto fatto dalla Camera dei deputati, non si è costituita parte civile, per scelta di Salvini.
Era cominciato (quasi) tutto da lì: dai 7 milioni che a Natale 2011 volarono dai conti leghisti alla Tanzania e a Cipro, illuminarono la figura di Belsito e fecero da antipasto all’Armageddon – giudiziario, politico, familiare, sentimentale – delle spese folli che la “family” di Umberto Bossi sosteneva con i soldi del Parlamento .
Poi sarebbero venuti l’addio del medesimo Bossi, le ramazzate in pubblico di Maroni, neoleader censore fino all’elezione in Lombardia, e la scalata di Matteo Salvini, mentre Bossi junior detto il Trota decideva di darsi all’agricoltura, per far sbiadire il ricordo delle lauree comprate in Albania.
La truffa ai danni dello Stato si materializza per aver chiesto e ottenuto decine di milioni che in teoria dovevano servire per attività politiche e invece finanziarono ben altro.
Al solo Belsito si contesta l’appropriazione indebita, per l’uso personale di un po’ dei soldi pubblici che gestiva con disinvoltura.
La pista dell’uomo dei cla
Un troncone di quest’inchiesta è rimasto a Milano. Ed è quello dedicato ai singoli, e impresentabili, esborsi sostenuti dal cerchio magico di Bossi senior: «Paghiamo anche il gigolò di Rosy Mauro (ex vicepresidente del Senato, ndr)» diceva sempre Belsito intercettato con la mitica segretaria leghista Nadia Dagrada, snocciolando un elenco di benefit a spese dei contribuenti inclusivo pure di auto, case, dentisti, fuochi d’artificio, mutui e sovvenzioni a sindacati padani.
Alla sbarra, nel capoluogo lombardo, c’è un po’ di vecchia Lega e ancora Belsito. A Genova l’affaire spese è circoscritto alla richiesta “complessiva” delle sovvenzioni a Roma.
Altri ragionamenti innesca il filone riciclaggio, il mistero del denaro esportato da Francesco Belsito in posti strani, attraverso società altrettanto sospette e con la sponda di Bonet e Scala.
«Ottimi investimenti» è la giustificazione che l’ex tesoriere ripete da sempre. E però incrociando quel fiume di soldi e le inchieste di altre Procure, Reggio Calabria in primis, venne fuori che del tesoro leghista s’interessava l’iscritto al Carroccio Romolo Girardelli detto l’Ammiraglio, uomo di fiducia d’un boss della ‘ndrangheta.
Non a caso genovese, Girardelli. E non a caso, forse, quando lui e Belsito litigarono venne giù tutto.
(da “il Secolo XIX”)
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