“COSI’ NON SI PUO’ ANDARE AVANTI”: MONTA IL MALESSERE NEI CINQUESTELLE
SITUAZIONE TESA NEL MOVIMENTO, GESTIONE DI MAIO SOTTO ACCUSA
“Così non si può andare avanti”. Nell’inner circle di Luigi Di Maio i volti sono sbiancati già quando sono iniziati a circolare i primi exit poll riservati a ridosso della chiusura delle urne. E dire che le sensazioni erano buone. “Hai visto gli ultimi sondaggi? Ce la giochiamo”, confidava speranzoso appena venerdì Gianluca Vacca, sottosegretario alla cultura e abruzzese doc. E invece…
E invece è arrivata la doccia gelata di un risultato dimezzato rispetto alle politiche, con la Lega che invece raddoppia. Sara Marcozzi si palesa davanti alle telecamere quasi tre ore dopo le prime proiezioni. Volto tesissimo. Sono stati centottanta minuti a compulsare illusorie sorprese dai dati reali, ma soprattutto attaccata al telefono per capire cosa fare, cosa dire, come uscirne. La linea che alla fine ha prevalso è stata: minimizzare, minimizzare, minimizzare.
Così ecco partire l’ennesima tiritera dei venti candidati contro le armate avversarie, dei portatori di voto degli altri partiti, della peculiarità delle elezioni amministrative, della sostanziale “conferma dei risultati di cinque anni fa”.
Fatto salvo per quest’ultima, argomentazione piuttosto risibile, tutti elementi che hanno contribuito al desolante quadro del day after.
Ma se il massimo a cui si arriva sono le parole di Danilo Toninelli, secondo il quale “certamente c’è un po’ di delusione perchè se avessimo vinto avremmo dato una enorme mano a quella popolazione”, o quelle del senatore abruzzese Gianluca Castaldi (“Grazie anche di aver condiviso con noi la delusione per risultati che ci aspettavamo migliori”) di certo non basta.
Non basta perchè il capo politico si è speso assai per la corsa della sua candidata. Insieme a Alessandro Di Battista e a una larga fetta del gruppo parlamentare. E se l’Abruzzo è un segnale di un qualcosa ma non è il tutto, è pur sempre un indicatore molto preoccupante.
“Così non va bene — commenta un dirigente stellato — al di là delle locali dove andiamo sempre peggio non possiamo non nasconderci dietro un dito”.
Qui la parte più interessante dell’analisi: “Era un voto amministrativo anche per la Lega, e loro hanno raddoppiato i consensi in una Regione dove storicamente non esistevano”.
E quindi il primo effetto che sta maturando nel post voto è un lento ribaltamento del tavolo.
Con Salvini, fino a ieri accreditato come quello che più facilmente avrebbe potuto imboccare la porta d’uscita dagli stipiti gialloverdi a predicare calma e “nessuna conseguenza sul governo”.
E con il M5s ad interrogarsi sul come, se e quanto questo strano ircocervo gli dreni voti, e fino a quando sarà accettabile prestarsi al gioco.
La fibrillazione è alle stelle. Il deputato Giorgio Trizzino dà voce alle perplessità di tanti: “La Lega ha puntato scientificamente fin dal primo momento ad indebolire ideologicamente e politicamente il Movimento 5 stelle, con il chiaro obiettivo di usarlo fino in fondo prima di gettarlo via”.
Al momento nessuno mette in ballo la tenuta del governo. Almeno non fino alle europee, non fino a che la macchina del reddito di cittadinanza avrà faticosamente cominciato a camminare. Ma la riflessione è aperta.
E investirà con tutte le tensioni del caso i due dossier più delicati al momento sul tavolo: Tav e autorizzazione a procedere per Salvini.
Senza dimenticare la delicata questione delle autonomie. La posta verrà alzata al massimo.
Se sul no a mandare il ministro dell’Interno alla sbarra erano persuasi tutti i vertici, che si costruivano con pazienza la strada, oggi filtra molta più incertezza e preoccupazione.
Una situazione totalmente fuori controllo, nella quale il neo-governatore di Fratelli d’Italia Marco Marsilio può tranquillamente dire che “il voto dimostra l’inconcludenza e l’incompetenza del M5s”, pur appoggiandosi su una maggioranza che per quasi i due terzi ne condivide l’esperienza di governo.
“Ora il momento di una seria analisi”, dice Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei di Montecitorio, mentre l’opposizione interna, da Paola Nugnes a Elena Fattori, alza la voce, guarda a Roberto Fico e chiede un netto cambio di passo.
Dall’identificazione dell’analista dipenderà tutto il futuro prossimo delle 5 stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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