DA CARCERE MODELLO A POLVERIERA: LA PARABOLA DEL “BECCARIA”, L’ISTITUTO PENITENZIARIO MILANESE, DA CUI IERI SONO EVASI SETTE RAGAZZI
SOVRAFFOLLATO, IN RISTRUTTURAZIONE DAL 2008, SENZA DIRETTORE DA 20 ANNI… LO STORICO CAPPELLANO, DON RIGOLDI, DENUNCIAVA: “C’È IL CAOS, O IL MINISTERO SI MUOVE O CI SCAPPA IL MORTO”
“Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto”. Nelle parole del sindaco di Milano Beppe Sala, che dopo l’evasione di sette detenuti e la rivolta avvenuta nel giorno di Natale è tornato a invocare l’intervento del governo, c’è tutta l’amarezza per la parabola discendente di un istituto minorile ritenuto in passato un fiore all’occhiello del sistema penitenziario milanese e non solo. Un esempio di come, grazie anche al ‘dialogo’ tra dentro e fuori, tra il carcere e la città, fosse possibile davvero dare un futuro alle vite spezzate dei ragazzi. Oggi, è un focolaio di problemi mai risolti negli anni, di questioni che si trascinano da tempo
Il carcere Beccaria di Milano e il cantiere infinito
Come tutte le carceri italiane, anche il Beccaria è malato di sovraffollamento. Attualmente sono 44 i detenuti, contro una capienza massima di 36 posti. Ma questo è solo uno dei problemi che si va a sommare a criticità ormai diventate croniche. Su tutte, la vicenda del cantiere infinito dell’istituto.
§La ristrutturazione dell’edificio, in particolare dell’ex padiglione femminile, è iniziata nel 2008: i lavori sarebbero dovuti durare tre anni, ma non sono ancora terminati tra ostacoli e un iter, quello dell’appalto, rallentato. Risultato: un’intera ala è chiusa, con il conseguente dimezzamento dei posti disponibili e il trasferimento del reparto femminile altrove.
Il carcere Beccaria senza una guida
Senza contare che da tempo nell’ormai ex istituto penitenziario modello, che sorge in un quartiere periferico di Milano ma in grande espansione urbanistica come Bisceglie, manca una guida unica e dedicata. Come ricordano ancora Sala e don Gino Rigoldi, lo storico cappellano dei ragazzi, “da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei ‘facente funzione””.
Non solo. I sindacati segnalano come tante tensioni al Beccaria nascano dalla convivenza tra minorenni e maggiorenni. Come dice il segretario del Sappe Lombardia Alfonso Greco: “La legge lo prevede ma è assurdo e non ha senso tenere 25enni con ragazzini di 14 anni. I fatti si commentano da soli”.
Le tensioni e i disordini al Beccaria, l’allarme inascoltato di don Rigoldi
I segnali di tensione e disordini all’interno della struttura minorile erano emersi anche negli ultimi anni. Già nel 2018, dopo un’altra, l’ennesima, rivolta con materassi e coperte dati alle fiamme dai ragazzi, don Gino Rigoldi aveva lanciato l’allarme: “Sono molto preoccupato, molto. La situazione al Beccaria è al limite e nessuno fa niente. Non so se bisogna aspettare che ci scappi il morto, perché il ministero si muova”. Parole cadute nel vuoto.
La storia del Beccaria, da Vallanzasca a Erika De Nardo
L’istituto rappresenta un pezzo di storia della giustizia minorile in Italia. Nato nel 1950, il Beccaria ospitava inizialmente un riformatorio o casa di rieducazione per ragazzi “disadattati, irregolari nella condotta e nel carattere” secondo la definizione del tempo. Nei primi anni ’70 l’istituto assunse l’attuale destinazione di carcere penale minorile.
Qui, negli anni, sono stati tanti gli ospiti. Da un giovanissimo Renato Vallanzasca, l’ex bandito della Comasina, che a soli otto anni trascorse 48 ore al Beccaria dopo aver cercato di far uscire da una gabbia la tigre di un circo che aveva piantato il tendone proprio vicino a casa sua. A Erika De Nardo che, nel 2011, a 16 anni, con il fidanzato Omar Favaro, 17, uccise la madre Susy e il fratellino di 12 anni, Gianluca e che al Beccaria ha trascorso quattro anni, conseguendo anche il diploma di geometra. Fino alle ultimissime vicende di cronaca e ai trapper arrestati tra accuse di sparatorie e furti come Baby Gang o Simba La Rue.
(da La Repubblica)
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