DALL’ARTICO A KHARKIV, I SOLDATI DI GHIACCIO SACRIFICATI DA PUTIN
DECIMATA LA 200° BRIGATA MOTORIZZATA DI FUCILIERI… COSI’ PUTIN MANDA AL MASSACRO L’ELITE DELL’ESERCITO RUSSO
Gli uomini venuti dal ghiaccio sono stati spazzati via. Non tutti, ma quasi. Erano tra i migliori soldati della Russia, raggruppati nella famosa 200esima brigata motorizzata di fucilieri che, nel gelo del Circolo polare artico, fa da cuscinetto con la Nato e protegge i porti dei sottomarini nucleari della Flotta del nord.
Quelle stesse basi da cui, nel film di John McTiernan, salpava l’Ottobre Rosso di Sean Connery. A gennaio Putin ha mandato al confine ucraino due reggimenti della 200ma senza specificare cosa andassero a fare. “Esercitazioni”, è stato detto loro. Erano 1.400, a maggio erano diventati 900. Adesso sono anche meno, in condizioni pietose.
Aggregati a soldati mal addestrati e peggio equipaggiati provenienti dall’involontario bacino della mobilitazione russa.
Nella rovinosa caduta della 200ma, ricostruita da una lunga inchiesta del Washington Post, si trova uno dei motivi per spiegare come mai il secondo esercito più potente del mondo non sia riuscito a prendersi l’Ucraina in poco tempo, come era nei piani di Mosca.
E perché Putin si mostri assai preoccupato per l’andamento dell'”operazione speciale”, tanto da convocare due giorni fa i vertici militari: il ministro della Difesa Shojgu, il capo di stato maggiore Gerasimov, i comandanti delle forze armate. A tutti ha fatto la medesima richiesta. “Vorrei sentire le vostre proposte sulle nostre azioni a breve e medio termine”. Non esattamente l’indice di una situazione in controllo.
Secondo fonti qualificate, anni fa Putin ha segretamente usato i fucilieri dell’Artico in Siria, per sostenere il regime di Assad. Li considera, a ragione, reparti di élite. In Ucraina dovevano conquistare Kharkiv in poche ore. Stando ad alcune testimonianze, gli è stato detto il vero motivo per cui avevano lasciato la penisola di Kola solo alle tre del mattino del 24 febbraio, due ore prima dell’invasione. “Non è un’esercitazione, ci sarà da sparare”, si sono sentiti dire da un generale. Un convoglio di cento veicoli blindati si è allora messo in marcia, attraversando la frontiera e puntando verso la seconda città più popolata dell’Ucraina. Hanno potuto raggiungere solo i sobborghi: finiti in un’imboscata dopo l’altra, hanno lasciato per strada cadaveri, carri armati in fiamme, sistemi lanciamissili distrutti.
Il Washington Post ha avuto accesso a documenti interni della brigata, riferibili al periodo di maggio, che testimoniano come in meno di tre mesi il contingente si sia dimezzato. Il comandante era ferito alla testa, vomitava e non ricordava cosa fosse successo sul campo. Nella lista delle unità attive figuravano in realtà feriti, ospedalizzati, disertori e soldati che si rifiutavano di combattere.
“La brigata ha sofferto gli stessi problemi che affliggono altre unità russe: poco cibo e poco carburante”. La decisione di Putin di tenere all’oscuro anche i più alti in grado sulla strategia complessiva – emerge dalla documentazione – ha impedito ai comandanti della brigata artica la preparazione adeguata delle truppe e il coordinamento con altre unità.
Putin, che ieri è stato sfidato a un duello corpo a corpo da Volodymyr Zelensky (“Sono pronto, anche domani”, ha detto il presidente ucraino a un canale televisivo francese), sta cercando di tenere in piedi la 200ma brigata con forze fresche, ma inesperte. Incurante della sorte dei suoi uomini migliori. “È disposto ad accettare la morte o il ferimento di 300mila soldati, e per un tempo indefinito”, dicono i generali dei Paesi Nato.
(da La Repubblica)
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