DECADENZA: CON SCELTA CIVICA SPACCATA, ORA SALVARE BERLUSCONI È POSSIBILE
VERSO IL VOTO SULLA DECADENZA: 12 SENATORI NEL NUOVO GRUPPO VICINO AL PDL.. MONTI ACCUSA: “AVETE SCELTO BERLUSCONI”
Ieri è arrivato a gamba tesa anche Pier Ferdinando Casini, finito nella lista nera di Mario Monti dopo la sua decisione di dimettersi da presidente di Scelta Civica, decisione ribadita anche ieri come “irrevocabile”.
“Prima mi chiedeva posti — ha sibilato l’ex leader di Scelta Civica — ora mi accoltella”.
L’ormai ex alleato ha sferrato un attacco durissimo all’ex premier sostenendo che “le accuse nei miei confronti sono semplicemente ridicole”. Di più.
Casini si è spinto fino a definire quello di Monti un “atteggiamento rissoso sull’azione dell’esecutivo” perchè “questi continui distinguo, non sono accettabili”.
Presa di distanza anche sulle dimissioni: “Non gli chiederò di ritirarle perchè questo non mi riguarda”. Altro che sobrietà . Non poteva finire peggio.
Persino Corrado Passera, ieri, ha martellato Monti: “Scelta Civica mancava di radicalità , temevo che il progetto potesse finire così, ecco perchè dissi no”.
Il senatore a vita rimasto solo? L’immagine è quella.
Mentre ribolle il terreno del centro politico che proprio oggi vedrà quella che sembra la nascita di un nuovo partito popolare: si parte dal Veneto “bianco” e da Villa Maschio, a Villafranca Padovana (Pd).
A parlare di “Il Partito Popolare e il futuro dei moderati” ci saranno il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, Gaetano Quagliariello, Mario Mauro e Flavio Zanonato.
La vecchia balena bianca, sembra proprio lì lì per risorgere. Tolto di mezzo un ingombrante Monti, che voleva fare di Scelta Civica il “suo personale” partito di sponda europea (questo, almeno, a sentire alcuni dei suoi detrattori), ora il primo passo sarà la creazione di un gruppo autonomo al Senato, composto da circa 12 dei 20 senatori ex Sc e che avrà la parola “popolare” nel nome: si tratta di Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D’Onghia, Marino, Mauro, Merloni, Olivero, Romano e Rossi.
Ne resterebbero dunque fuori sette, con i ‘lealisti montiani’ in minoranza.
Diverso il discorso alla Camera, dove tra i 47 deputati i montiani sono al momento la maggioranza. Ma in parallelo a quanto sta avvenendo, al Senato potrebbe anche a Montecitorio staccarsi da Sc e creare una componente autonoma.
Il tutto, comunque, accadrà lunedì, a partire da Palazzo Madama dove — a questo punto — il pallottoliere sulla salvezza di Berlusconi potrebbe rimettersi in moto, complice il voto segreto.
Il Pdl, per quanto devastato dall’imminente scissione, si terrà unito nel nome della salvaguardia del “Padre Nobile”, la Lega non mancherà all’appello, mentre i 5 Stelle e il gruppo misto dovrebbero in teoria essere compatti per il no.
Poi, però, ci sarà il Gal, che potrebbe scegliere di votare contro la decadenza.
E il Pd che nel segreto dell’urna — è noto — potrebbe anche non tenere; nel partito, le spinte verso le elezioni a marzo sono forti e un voto per Silvio renderebbe la situazione ancor più fragile nella maggioranza che sostiene Letta.
Dunque, i voti dei prossimi “popolari” serviranno. E molto.
L’aveva capito, d’altra parte, anche Monti che nel pranzo che Mario Mauro ha consumato mercoledì scorso al circolo ufficiali di Roma, con Angelino Alfano e Berlusconi, non si è parlato di manovra economica.
Ma di un’altra manovra, quella della fondazione di un partito centrista, cui Mauro vorrebbe dare la leadership al segretario del Pdl, ma anche una sorta di garanzia che un gruppo di senatori, gli ex Sc, potrebbero, nel segreto dell’urna, fargli sponda nel giorno più importante.
Il clima lo chiarisce Casini che, a proposito della decadenza, dice: “Non ho ancora deciso. Non è vero che ho contrattato con Berlusconi, non ho parlato con lui e non gli parlerò. Sarà¡ un voto che appartiene alla mia coscienza e basta. Al momento giusto lo dirò”.
Il partito centrista che verrà , composto per lo più da alfaniani di complemento, da ex democristiani di sempre e forse persino da qualche centrista del Pd costretto ai margini in caso di vittoria di Matteo Renzi (come Beppe Fioroni), si avvia a diventare una sorta di succursale del berlusconismo in salsa Dc che in prima battuta si muoverà , però, su un unico binario definito: salvare il Cavaliere al Senato.
Poi verrà il resto.
La diaspora degli ex Sc, comunque, non sarà completa.
Alcuni resteranno fedeli a senatore a vita. A partire da Ilaria Borletti Buitoni; la sottosegretaria ieri se l’è presa con Mauro, che “ha usato Scelta Civica per un altro progetto che non è Scelta Civica”.
L’ultima resa dei conti martedì, durante il comitato di presidenza di Sc. Dove quelle che si conteranno saranno soprattutto le sedie vuote.
Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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