DOMANI SI VOTA IN BASILICATA CON CENTRODESTRA FAVORITO, QUATTRO GLI SFIDANTI
ALLE POLITICHE UN ANNO FA: M5S 44,3%, CENTRODESTRA 25,4%, CENTROSINISTRA 19,6%
Un generale della guardia di Finanza in pensione, Vito Bardi, per il centrodestra. Un farmacista, Carlo Trerotola, per il centrosinistra. E un imprenditore che organizza feste per bambini, Antonio Mattia, per i grillini. Dopo anni difficili tra inchieste giudiziarie e promesse non realizzate, la Basilicata sceglierà il proprio futuro nella società civile.
I tre principali candidati alla presidenza della Regione non hanno infatti un passato politico e amministrativo: si propongono come facce nuove, garantendo così un maquillage ai partiti che li sostengono. In corsa anche un outsider per la sinistra: Valerio Tramutoli.
Il centrosinistra si lecca le ferite della presidenza Pittella: Marcello, il governatore uscente, fratello dell’europarlamentare Gianni, non si ripresenta dopo lo scandalo giudiziario che ha travolto lui e la sua giunta. Pittella è stato arrestato. Ma a sorprendere è stato, principalmente, lo spaccato clientelare che emergeva dalle centinaia di pagine di intercettazioni telefoniche con nomine nella sanità , nella pubblica amministrazione decise non per merito ma a tavolino dai politici.
Per questo il segretario Nicola Zingaretti è arrivato personalmente per benedire la candidatura di Carlo Trerotola, farmacista comunque vicino alla famiglia Pittella, che è alla prima esperienza partitica ma viene da una storia familiare politica diversa.
Suo padre è stato uno dei fondatori del Movimento Sociale della Basilicata, primo sindaco dell’Msi in provincia di Potenza. Lui, ha raccontato nel corso di un convegno, non ha “mai fatto politica. In vita mia non sono mai andato ai comizi se non a quelli di Giorgio Almirante. Ogni tanto lo ascolto anche adesso”.
Negli ultimi giorni è spuntata anche una tessera dell’Msi intestata a lui. “È vero – dice Trerotola – da ragazzino andavo ai comizi di Almirante perchè mio padre era dell’Msi. Io sono orgoglioso di mio padre, dell’educazione che mi hanno dato lui e mia madre che era presidente dell’Azione cattolica. È stata un’educazione basata sulla tolleranza, leggevamo le lettere di Moro. Non sono di destra e non lo sono mai stato. Penso però che la lezione che ci arriva dai leader politici del passato è che ci si possa battere per i propri ideali, da avversari, ma sempre con grande stile e rispetto. Questa la politica che voglio praticare. Su temi centrali so da che parte stare: serve lavoro vero, non sussidi. Ed è necessario praticare l’accoglienza”.
Parole che marcano la distanza con il centrodestra. Berlusconi, convalescente dopo un guaio con un’ernia, nelle ultime ore non si è visto. Ha battuto la Basilicata in lungo e largo, invece, Matteo Salvini che punta a prendersi la prima regione del Sud con il candidato Vito Bardi e sancire il “7 a 0” contro il Pd. Il ministro degli Interni usa i suoi soliti temi. Per dire, qualche giorno fa da un palco di Muro Lucano gridava: “Mi piace il nome di questo paese. Altro che ponti: ogni tanto insomma, decidere chi entra o non entra in casa tua, non è male”.
Bardi invece sta girando la Basilicata per farsi conoscere dalla gente, mentre il suo nome era ben noto all’establishment italiano da anni, a destra e a sinistra. Generale in pensione della Guardia di Finanza, fu tra i primissimi, quando ancora l’inchiesta era coperta dal massimo riserbo, a conoscere dai suoi sottoposti tutti i segreti dell’inchiesta sulle escort che Gianpaolo Tarantini portava alla corte di Silvio Berlusconi. Una storia, quella, che ebbe lunghissimi strascichi giudiziari senza però, come tutte le altre inchieste in cui il nome di Bardi era stato tirato in ballo, avere alcun seguito.
Bardi ha costruito la sua carriera altrove ma qui in Basilicata ha lasciato i pezzi principali della sua vita: Filiano, il paese tra Matera e Melfi, dove la sua famiglia è nata, cresciuta e dove ancora oggi rappresenta un’istituzione.
L’unico a mettere in dubbio la forza dei Bardi era stato John Woodcock che aveva inquisito prima il cugino, Piervito, avvocato assai influente. E poi, a Napoli, aveva sfiorato nelle sue indagini anche il Generale. In entrambi i casi, tutto è stato archiviato. Il Generale in campagna elettorale ha parlato di “lavoro e innovazione”, “tradizione e futuro” mentre tutti i maggiorenti del partito si preparano a organizzare, dopo anni di governo di centrosinistra, il potere.
Un’ipotesi, quella della vittoria del centrodestra, quasi impensabile alcuni mesi fa.
Alle politiche il Movimento 5 Stelle aveva raccolto il 44.4 per cento dei voti. I favoriti erano loro che hanno scelto di candidare un imprenditore, Antonio Mattia, con passate frequentazioni al centro (destra), che ha avuto la meglio nelle consultazioni on line su due esponenti di lunga data del Movimento.
Qualcosa però nelle ultime settimane sembra cambiato: stando agli umori della gente, prima ancora che ai sondaggi, il Movimento pare aver esaurito la spinta di novità e freschezza. “Ce la faremo” continuano però a ripetere i vertici regionali grillini, che però lamentano sottovoce una scarsa attenzione da parte dei big nazionali nonostante le possibilità di passerelle ci fossero, vedi Matera capitale della Cultura.
In realtà , anche in politica, in Basilicata tutto ruota attorno al petrolio: nel corso degli anni il Movimento era stato in primissima linea nella battaglia contro le compagnie petrolifere e le estrazioni, accanto ai movimenti No Triv ambientalisti in Val d’Agri e nel resto della Regione.
Luigi di Maio e Alessandro di Battista avevano arringato le folle contro “gli speculatori dell’oro nero” dopo gli arresti della procura di Potenza nell’inchiesta che portò alle dimissioni, anche se mai indagata, dell’allora ministro delle Attività produttive, Federica Guidi.
Una volta al governo, però, i 5 Stelle hanno dovuto stracciare una norma che prevedeva nuove esplorazioni petrolifere e non sono riusciti a bloccare le vecchie autorizzazioni, pur avendo alzato in maniera importante le royalties a carico delle società di estrazione. Risultato: la base, o per lo meno quella ambientalista, li ha abbandonati.
Proverà a riempire quello spazio il quarto incomodo: Valerio Tramutoli, professore di Fisica alla guida della lista civica “La Basilicata Possibile”, che mette al primo punto del suo programma la volontà di trasformare la Basilicata come la prima regione in Italia “carbon free”. In attesa di sapere che fine farà il carbone, comunque vada, tra qualche giorno la Basilicata ritroverà la politica.
(da “La Repubblica”)
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