DOPO IL FLASHMOB-FUNERALE CON CERINI E ABITO SCURO, I DOCENTI IN SCIOPERO CONTRO LA TRUFFA DELLA “BUONASCUOLA”
DIECIMILA INSEGNANTI IN CORTEO A ROMA CONTRO I VANEGGIAMENTI RENZIANI
Abito nero e cerino acceso in 70 piazze d’Italia per celebrare il funerale della scuola pubblica e chiedere al governo Renzi di ritirare il disegno di legge sulla buona scuola. Ieri sera, giovedì 24 aprile, migliaia insegnanti hanno tenuto un flashmob con un lumino da cimitero in mano, in protesta contro la riforma della scuola
Il coordinamento è partito sui social network, ma la manifestazione ha invaso il Paese da Nord a Sud, da Bari a Roma, da Reggio Calabria a Foggia, da Rieti a Modena.
Gli insegnanti hanno inscenato una veglia funebre, restando immobili per cinque minuti.
Poi un applauso finale al grido “sciopero, sciopero” ha anticipato la prima manifestazione contro il ddl sulla scuola, iniziata questa mattina a Roma, indetta da alcuni sindacati, tra cui Usb, Unicobas e Anie
Il corteo – diecimila persone secondo gli organizzatori – sfila tra le strade del centro storico della capitale e arriverà a Piazza Santi Apostoli.
Tra gli striscioni esposti, “Vendesi libertà di insegnamento” e ‘Disegno di legge la buona scuola bocciato!”.
“Bisogna stracciare e buttare nel cestino il ddl “Buona Scuola” – dice Stefano D’Errico, segretario di Unicobas – La scuola voluta da Renzi è medievale, incentrata sulla figura autoritaria e padronale del dirigente scolastico”.
Uno spiraglio in tal senso sarebbe stato aperto nei giorni scorsi proprio dal premier, preoccupato di perdere il consenso della classe docente, da sempre zoccolo duro dell’elettorato Pd.
Per questo le prossime modifiche al ddl potrebbero riguardare il ridimensionamento dei poteri del preside-capo azienda e maglie più larghe per l’assunzione dei precari.
Ad essere contestata dagli insegnanti è la trasformazione della scuola in senso verticistico, con un preside che potrà scegliere direttamente la propria “squadra” di professori scelti, sulla base dei curricula, direttamente dagli albi territoriali.
Requisito per l’iscrizione nei registri gestiti dagli uffici scolastici regionali, a partire dal 2016, sarà il superamento di un concorso.
Ed è questo il secondo motivo di protesta: in questo modo, chi da anni insegna nelle scuole da supplente senza aver mai conseguito un titolo di abilitazione (frequentando la ex Siss o tfa) – ovvero fa parte della cosiddetta “terza fascia” – sarà inevitabilmente tagliato fuori e non potrà più lavorare.
Su twitter intanto, con l’hashtag #lascuolalacambiano noi, gli insegnanti chiedono che i soldi risparmiati dallo Stato in questa giornata di sciopero vengano utilizzati per l’edilizia pubblica e risanare le scuole fatiscenti.
(da “Huffingtonpost”)
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