E’ TORNATA LA SPECULAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO L’ITALIA: DOPO LA SBERLA RIFILATA DA GOLDMAN SACHS, CHE HA INVITATO A VENDERE I BTP E RIPIEGARE SUI “BONOS” SPAGNOLI, ANCHE “MOODY’S” METTE ROMA NEL MIRINO E AVVERTE: IL DEBITO ITALIANO RISCHIA DI DIVENTARE “SPAZZATURA”
I MERCATI SONO CERTI CHE I NON ADEMPIMENTI DEL GOVERNO SUL PNRR FARANNO AUMENTARE LO SPREAD, MENTRE MADRID DÀ PIÙ FIDUCIA PERCHÉ HA ADEMPIUTO A TUTTE LE REGOLE DI BRUXELLES… SE L’ITALIA VIENE DECLASSATA E PERDE L’INVESTMENT GRADE, IL COSTO DEL DEBITO POTREBBE DIVENTARE INSOSTENIBILE
Dopo Goldman Sachs, Moody’s. Il rating dell’Italia è a rischio, si sottolinea. A un passo dal livello “junk”, ovvero spazzatura. E c’è la possibilità di un declassamento il prossimo 19 maggio. A preoccupare è l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ma anche la crescita anemica e i maggiori costi di finanziamento, come rimarcato dall’agenzia di rating statunitense. Su quest’ultimo punto, si sottolinea, incidono i rialzi dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (Bce). Che continueranno, e che metteranno sotto pressione i titoli di Stato italiani. Che dovranno essere emessi a tassi più significativi di quelli dell’ultimo decennio.
La perdita della fiducia sull’Italia può materializzarsi. Se è vero che S&P Global Ratings, la maggiore agenzia di rating mondiale, non ha toccato il giudizio sull’Italia venerdì scorso, è altrettanto vero che la collega Moody’s ha lasciato intendere che nulla è scontato quando si parla di Italia. Non è un caso che l’agenzia newyorkese abbia ricordato, a pagina 8 del suo rapporto di ieri, quanto sia precaria la situazione italiana. Sei righe e due grafici, uno su disavanzo e debito pubblico e uno sulla crescita del Pil, per definire una situazione che rischia di deragliare. Netto il giudizio, che sa più di sentenza: «L’Italia è attualmente l’unico Paese sovrano con rating Baa3. I timori dei mercati, tuttavia, non si sono ancora materializzati in azioni concrete. La raccomandazione di Goldman Sachs potrebbe diventare realtà, ma per ora non ci sono state fluttuazioni di rilievo sullo spread fra Btp e Bund, che resta sotto quota 190 punti base.
Guardando i numeri del Documento di economia e finanza, spiega Pagani, c’è un quadro considerato come «realistico», anche se la crescita del Pil all’1 per cento è definita «ambiziosa» ma allo stesso tempo «non è irrealizzabile». Alla luce di questo, fa notare, «il sentimento fra gli operatori economici è ancora positivo, anche se si comincia a vedere un rallentamento». Piuttosto, rimarca, «bisogna guardare al saldo primario, che attualmente è negativo».
Un impatto potrebbe esserci dai rialzi dei tassi. «È pacifico che l’Italia sia vulnerabile alla normalizzazione della politica monetaria», hanno sottolineato gli analisti di Citi. I quali hanno consigliato a loro volta di assumere un atteggiamento cautelativo sul debito del Paese. Specie perché si avvicina il prossimo incremento del costo del denaro. “I dati attuali indicano che si dovrebbe alzare i tassi il 4 maggio, questo non è ancora il momento giusto per smettere di aumentarli», ha evidenziato il capo economista della Bce, Philip Lane, in una intervista a Le Monde. Uno scenario, quasi inevitabile, che potrebbe mettere ancora più pressione a Roma.
(da La Stampa)
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