ECONOMIST METTE IN COPERTINA UN GELATO-BOMBA TRICOLORE: “MANEGGIARE CON CURA”
“SUL LUNGO PERIODO C’E’ DA PREOCCUPARSI”: UNA LUCIDA ANALISI DEI MALI ITALICI
“Maneggiare con cura”. Con l’immagine di un gelato-bomba tricolore, le micce già accese. È la copertina scelta dall’Economist per la sua edizione europea. Un chiaro riferimento alla crisi italiana, non tanto politica quanto strutturale.
Secondo il settimanale economico, infatti, nel breve periodo la crisi dovrebbe almeno in parte rientrare, malgrado i segnali allarmanti dei giorni scorsi (spread in crescita e sofferenze sul mercato azionario).
“L’Italia – scrive l’Economist – è meno vulnerabile al panico degli investitori di quanto molti realizzino. La sua economia, per non parlare della sua democrazia, non è affatto vicina al collasso. Ma le debolezze profonde stanno peggiorando e diventando più difficili da risolvere. Per evitare un’eventuale esplosione, l’Italia ha bisogno di un’attenta gestione e di un cambio di mentalità , sia dei suoi politici che dei politici europei. La preoccupazione è che nessuno dei due sembra probabile”.
“Qualunque sia l’esito degli intrighi a porte chiuse di questa settimana a Roma, l’Italia rischia di avere il suo primo governo populista – se non ora, molto presto, dopo un’altra elezione. Ciò potrebbe portare a politiche spendaccione (v. flat tax e reddito di cittadinanza, ndr) […].
Scrive ancora il settimanale:
“Il vero problema dell’Italia è la combinazione debilitante di una crescita cronicamente bassa e di un debito pubblico elevato. Una bassa crescita significa che gli standard di vita sono stagnanti e che l’Italia non può eliminare facilmente il proprio debito; un alto debito significa che non può utilizzare lo stimolo fiscale per rilanciare l’economia, specialmente se c’è un altro rallentamento. Anche con la ripresa globale degli ultimi anni, l’Italia rimane una delle economie con le peggiori performance dell’Europa […].
Il problema più grande è che i populisti hanno poca idea di come affrontare la miriade di cause della stagnante produttività dell’Italia: un rigido e duplice mercato del lavoro; mercati del prodotto non competitivi; la proliferazione di imprese a conduzione familiare che non crescono; un sistema bancario bloccato da crediti inesigibili; un sistema educativo poco efficace; e, più recentemente, una fuga di cervelli […].
L’Economist non risparmia critiche neanche all’Ue, alla zona euro e alla Germania:
“Lo stesso vale per la zona euro nel suo complesso. La sua “unione bancaria” è incompleta; i suoi mercati dei capitali sono sottosviluppati. E tutte le proposte per un bilancio sostanziale per aiutare i paesi nella camicia di forza dell’euro ad adattarsi agli shock sono state respinte. I paesi creditori, guidati dalla Germania, hanno affermato che non accetteranno una maggiore condivisione del rischio senza una maggiore riduzione del rischio. La richiesta dei populisti italiani di abolire le restrizioni di bilancio non fa altro che approfondire la convinzione della Germania che non ci si può fidare dell’Italia.
*Fondatore dell’UE, l’Italia è stata a lungo uno dei membri più europei; è ora tra i più euroscettici. Ma i populisti sanno che la maggior parte degli italiani, anche quelli che hanno votato per loro, non vogliono vedere i loro risparmi tagliati e il loro lavoro distrutto lasciando la moneta unica. Questo è il motivo per cui hanno attenuato la loro retorica anti-euro. Ma non capiscono che vivere in una moneta unica richiede un’economia flessibile. Allo stesso modo, la Germania deve ancora accettare che, se vuole prosperare, la zona euro deve avere una maggiore condivisione dei rischi.
Una riforma inadeguata e visioni incompatibili del futuro dell’euro sono una combinazione velenosa e insostenibile. Se le turbolenze in Italia e la paura dei mercati servissero come promemoria di tali pericoli, e quindi a stimolare le riforme a Roma e a Bruxelles, allora potrebbe accadere qualcosa di buono. Il rischio è che renderà ogni riforma più difficile, se non impossibile”.
(da “Huffingtonpost”)
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