EDITORIALE
PAREGGIO IN VISTA AL SENATO ? GLI ERRORI DI BERLUSCONI E FINI
I nostri lettori più attenti conoscono già il nostro punto di vista su quello che sarà , a nostro parere, lo scenario post-elettorale: una inevitabile “grossa coalizione” tra i due maggiori partiti. Resta da valutare e qua ognuno ha la propria personale opinione, se a tale soluzione ci si arrivi per “necessità “, o per una “precisa e perseguita strategia” già concordata nei mesi scorsi.
Visto il contesto della “crisi economica internazionale”, del “problema rifiuti in Campania”, della perdita del potere d’acquisto di stipendi e salari è indubbio che nessuno dei due schieramenti faccia “salti di gioia” di fronte alla prospettiva di governare, avendo contro l’altra metà del Paese. I toni in fondo “morbidi” o preoccupati di questa campagna elettorale inducono a qualcosa in più di un semplice sospetto.
Ma è sulla scelta di andare al voto con questo sistema elettorale, il cosidetto “porcellum”, che prevede per il Senato un premio di maggioranza non nazionale ma regionale che si scontra la “governabilità ” del Paese.
Se si fosse modificato questo aspetto ( magari rinviando le elezioni di un paio di mesi), lo schieramento vincente avrebbe avuto un margine di sicurezza per governare ( come avviene per la Camera). Lasciando intatto invece il sistema attuale, ben difficilmente una delle due coalizioni prevarrà sull’altra.
Ricordate il discorso dal predellino di Berlusconi a San Babila? Sembrava deciso ad andare da solo: due partiti a confronto, “il Popolo della Libertà ” ( senza AN) e il PD di Veltroni…chi prende più voti governa, gli altri tutti fuori dai giochi. Ma allora bisognava cambiare il sistema elettorale per poter fare questo, i tempi si sarebbero allungati e Berlusconi non poteva aspettare. Comunque quella poteva essere una soluzione percorribile.
Si è scelto di ritornare alle aggregazioni e di votare subito. A quel punto, (sondaggi di due mesi fa) il Centrodestra partiva da questi dati: FI 30%, AN 12%, vari ( Stefania Craxi, repubblicani, pensionati di Fatuzzo, DC di Rotondi) 2/3%, (totale 44/45%) a cui va aggiunto il 5% della Lega ( totale 49/50%) nonchè l’UDC di Casini ( 6%) e la Destra di Storace ( 3%) per un totale del 58-59%; a quel punto, dicevamo, o per presunzione o per stupidità o per ” non vincere con troppo margine”, qualcuno commette errori troppo grossolani per essere veri.
Si fanno fuori Casini, Storace e Ferrara, rinunciando a un 10%, ci si accorge che la somma dei due partiti maggiori ( Forza Italia e AN), che separati avrebbero dovuto garantire il 42%, perde invece, se uniti, un secco 5%, si rincorre Veltroni troppo spesso dimostrando quasi sudditanza verso le sue mosse, la conversione di Fini determina malumori che alimentano emorragie di voti verso la Destra di Storace.
Nel frattempo aleggia l’ipotesi che “qualcuno non voglia umiliare l’avversario”, con cui si sarebbero poste le basi per una “gestione comune” con ampie garanzie politiche e aziendali.
Al Senato non ha rilevanza di quanto totalmente si “preceda” l’avversario, ma la distribuzione dei voti tra le varie Regioni. Non dimentichiamo che Calderoli impostò questa legge proprio per limitare i danni della coalizione perdente ( allora era la Casa della Libertà ) e quindi il premio maggioranza regionale tra chi vince e chi perde è minimo.
Andiamo al dunque, sulla base di una proiezione attendibile uscita in questi giorni.
Ipotizzando che Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia veda al Senato prevalere il Popolo della Libertà e solo Emilia, Toscana, Trentino, Val d’Aosta. Umbria e Basilicata il PD, con pareggio in Molise, la schermata sarebbe questa: 137 seggi a PdL ( Lega compresa), 104 al PD ( IdV compresa), 27 alla Sinistra Arcobaleno, 4 a Casini. Sono stati considerati anche i seggi esteri con vittoria del PdL, precisiamo.
Restano 5 regioni decisive: Liguria, Marche, Abruzzo, Calabria e Sardegna. Solo se Berlusconi e Fini vincessero in tutte e 5 avrebbero un margine di 162 voti contro una opposizione unita di 153, ovvero 9 seggi di margine…e non dimentichiamo i senatori a vita che lo ridurrebbero ulteriormente.
Se invece Berlusconi vincesse solo in Liguria e Abruzzo e Veltroni prevalesse in Calabria, Sardegna e Marche ( secondo i dati attuali ) la coalizione di Centrodestra avrebbe 154 senatori contro un’opposizione unita di 161 seggi.
Senza contare che in regioni come il Lazio, al Comune e alla Provincia di Roma le divisioni tra Alemanno e Storace ad es. favoriranno i candidati della Sinistra e la vittoria regionale è tutt’altro che scontata.
Quindi i due errori, commessi o voluti ( non aver cambiato il premio di maggioranza portandolo da regionale a nazionale e aver emarginato tre partiti di centrodestra che insieme garantivano il 10% di voti), impediranno probabilmente una vittoria che era scontata, dopo i due fallimentari anni del Governo Prodi.
Se ciò dovesse malauguratamente avvenire, ci auguriamo che Berlusconi e Fini ne traggano le conseguenze, dimettendosi entrambi. Almeno potremo pensare che di errore in buonafede si sia trattato e non di altro. Per perdere una battaglia già vinta sono sufficienti anche i loro colonnelli. A noi gli inciuci non piacciono, preferiamo correre per vincere e soprattutto vincere per cambiare la società italiana, non solo per posare il culo su una poltrona ben remunerata. E come noi il popolo del centrodestra che aspetta una svolta non un pateracchio.
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