EDITORIALE
A CHI INTERESSA IL FEDERALISMO ? QUALI LE MOTIVAZIONI REALI ? IL CENTRODESTRA DEVE DAVVERO FARNE LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE? IL PROBLEMA DEL MEZZOGIORNO E DI UNA ITALIA SPEZZATA IN DUE
Partiamo da considerazioni crude, ma reali: negli anni della prima Repubblica ci hanno rotto le palle con le “convergenze parallele”, il “compromesso storico”, “il riformismo”, “l’antifascismo”, “il governo di unità nazionale” e amenità varie che per anni diventavano dogmi indiscutibili, guai a metterli in dubbio. Partiti tra il 5 e il 10 per cento ricattavano gli altri ogni giorno, presunti leader si ergevano a “grandi mediatori” e costanti mestatori, con l’unico scopo di acchiappare sempre più potere ed affari. La prima Repubblica, travolta da Mani Pulite, è finita, ma il vizio italico di rappresentare solo se stessi, senza una visione globale della società italiana, siamo certi sia stato lasciato fuori dall’uscio della seconda Repubblica?
Oggi è di moda parlare di “federalismo”, prima in termini più istituzionali, ora esclusivamente “fiscali” ( e più sinceri). Dimenticando che pochi anni fa, con un referendum, la stragrande maggioranza degli Italiani aveva respinto nettamente ogni ipotesi in tal senso, di fronte all’emergenza “credibilità dei partiti”, si assiste al tentativo di salvataggio dei medesimi grazie al “federalismo fiscale”, panacea di tutti i mali. Da Miglio si è passati a Calderoli ( e questo dovrebbe dirla lunga sulla qualità della nuova offerta), dalla “riforma dello Stato” siamo arrivati a coltivare l’orticello nordista del “federalismo fiscale”, edulcorato dal “fondo di solidarietà ” per le Regioni più povere.
Agli elettori del Lombardo-Veneto, diciamolo chiaramente, la Lega si è rivolta dicendo “i vostri soldi devono rimanere a voi, l’80% delle tasse che pagate devono essere impiegate qua, non devono finire al Sud”. E chi ha votato Lega lo ha fatto nella speranza che la cosa più importante nella loro scala di valori, ovvero il denaro, restasse nelle loro mani. E la battaglia sulla sicurezza si innesta nello stesso filone, la tutela della proprietà e dei beni personali.
Intendiamoci, ci sono ragioni reali e condivisibili in tutto ciò, se non vengono portate all’eccesso e soprattutto se non diventano l’unico argomento di un programma politico. Un conto è rivendicare maggiore attenzione alle opere pubbliche che garantiscono sviluppo, un conto è assicurare sfogo alla necessità di moderne vie di comunicazione all’industria del nord, un conto è veder tutelato il diritto a uscire senza pericoli la sera, un altro è pensare che l’unico scopo della politica debba essere quello di tutelare gli egoismi localistici e le miserie edonistiche.
Anche perchè se poi la corruzione ( fenomeno comune al nord come al sud, Mani Pulite docet) invece che a Roma, si manifestasse anche nelle regioni del Nord, il federalismo fiscale porterebbe solo a un moltiplicarsi dei centri di corruzione. Il fatto che i soldi restati al Nord ve li rubi un politico locale invece che “romano” che differenza farebbe? Il fatto che sia padano invece che meridionale incide forse sulla tangente ?
Seconda considerazione: se i soldi a disposizione sono poniamo 100, sempre 100 rimangono anche col federalismo. Quindi se prima poniamo al nord ne andavano 35 e col federalismo si salisse a 45 vuol dire che il centro sud da 65 scenderebbe a 55, non si scappa. Uno del nord può anche gioire e dire “che me ne frega del Sud”, ma non potrà certo impedire che uno del Sud dica giustamente “padania ladrona”.
Terza considerazione conseguenziale: se al Sud i soldi vengono succhiati da mafia, camorra e corruzione la colpa è dei cittadini meridionali o non dello Stato che non sa imporre regole certe e la propria autorità ? E “lo Stato” non è fatto dagli stessi partiti che siedono in Parlamento, nessuno escluso ? Come vedete, alla fine, il problema non è la “forma istituzionale o fiscale”, il problema sono “i politici”, la loro “integrità morale” ( e visti certi leghisti di nostra conoscenza al nord, Dio ci scampi e liberi…), il senso dello Stato.
Altro che palle sulle percentuali di quattrini da distribuire, la priorità qua è ricostruire una classe dirigente onesta e disinteressata. Dato che la competenza degli eletti è giustamente una valutazione dei partiti, basterebbe agire su due piani: da un lato dimezzare i guadagni, così politica la farebbe solo chi ci crede, dall’altro punire con trent’anni di galera senza sconti chi si fa corrompere, fosse anche per 1000 euro. Nessuna pietà .
La mafia e la camorra al sud si combattono con la presenza dello Stato, quindi assicurando lavoro, imprese e appalti in regola… E uno Stato che non guardi in faccia nessuno: anche chi delinque ha una famiglia, ha genitori, figli, mogli. Devono sapere che non li rivedranno mai più , che perderanno persino la casa dove vivono.
Associazione mafiosa? Punirla con 30 anni di galera in un’isola a spaccare pietre, senza permessi di vedere i familiari. Lo Stato deve suscitare più timore e rispetto del capoclan , solo cosi se ne esce. Ma anche lavoro per gli onesti, occasioni di impresa, agevolazioni per iniziare un’attività .
Pensa davvero il Centrodestra di fare del federalismo la madre di tutte le battaglie? Ritiene davvero che il problema sia sentito in tutto il paese? Ha ragione Vittorio Feltri quando su Libero , qualche settimana fa, ipotizzava che un nuovo referendum anti federalismo boccerebbe impietosamente il progetto Calderoli. Il centro Sud è contrario e l’Italia, checchè ne pensi Bossi, va da Bolzano alla Sicilia, quindi gli Italiani non sono fessi.
Hanno capito che il problema sta nella Casta politica ( leghisti compresi, anzi ben introdotti) e non nelle alchimie fiscale. Chi ruba sempre ladro è , sia che sia napoletano o veneto, ligure o calabrese, lombardo o romano. E il Centrodestra sul discorso Casta ci sente poco, anzi quasi nulla, come la Sinistra peraltro.
Alla fine ne uscirà un federalismo annacquato, tanto per dare un contentino alla Lega, e non cambierà una mazza. Tutti faranno finta di essere contenti e ognuno, dal nord al sud, continuerà a vivere di sogni e di tangenti.
D’altronde da un dentista ministro della Semplificazione e da un’altro che accusa la Gelmini di non essere adatta a fare il ministro dell’Istruzione perchè non ha mai insegnato, dimenticandosi di essere Ministro delle Riforme senza aver mai preso in mano un libro di diritto in vita sua, ci si potrebbe aspettare di più ?
Meglio fare un giro al parco in cerca di aria pulita, credetemi.
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