ELLY SCHLEIN DEVE RECUPERARE AL CENTRO I VOTI CHE IL M5S NON PORTA PIÙ E, PER LA GUIDA DI UN NUOVO RASSEMBLEMENT CENTRISTA, PENSA A ERNESTO MARIA RUFFINI, IL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
CATTOLICO, È IL NOME IN ASCESA PER AGGREGARE I MODERATI DI CENTROSINISTRA
Fanno i calcoli al Nazareno, quartier generale del Pd, e sono calcoli molto semplici quelli riguardanti M5S nelle ultime tornate elettorali nelle regioni: 7 per cento in Sardegna, 7 in Abruzzo, 7 in Basilicata, 6 in Piemonte, 4 in Liguria, 3 in Emilia Romagna, quasi 5 in Umbria.
Una tabellina horror. Con questi numeri – è il ragionamento dei dem – difficile vincere, come centrosinistra o campo largo o chiamatelo come vi pare, le elezioni politiche e sono a rischio anche le prossime regionali nel 2025 (Veneto, Campania, Puglia, Marche, Toscana).
Quindi? Domanda semplice e risposta semplicissima per Elly Schlein: serve recuperare al centro i voti che M5S non porta più.
È necessario – questo il ragionamento che si va facendo nel Pd ma anche negli ambienti culturali, politici, mediatici, di potere che lo fiancheggiano – che esista una gamba centrista della coalizione capace di essere utile alla vittoria. Valorizzando personalità nuove e caratterizzanti, in grado di attirare, come faceva un tempo la Margherita, consensi non di sinistra-sinistra (a quello ci pensa e ci sta pensando con successo il Pd), ma moderati, di centro e di frontiera, provenienti da quella vasta area politico-culturale situata nella terra di mezzo e rassicurante per molti poteri e per molte istituzioni.
Sì, bene, ma quale personaggio nuovo può svolgere questo prezioso lavoro di allargamento della sinistra oltre il campo della sinistra? La figura a cui si sta pensando da più parti e in tante stanze importanti – anche Oltretevere? – sarebbe quella di Ernesto Maria Ruffini. Certo, ad occhio, avere come leader politico chi attualmente dirige l’Agenzia delle Entrate non parrebbe una mossa molto pop. Ma guai a fermarsi alla prima impressione, dicono in certe parti del Pd. Perché Ruffini – classe 1969, palermitano – è una figura istituzionale di valore, un dirigente pubblico stimato e conosciutissimo nei palazzi che contano.
La carta Ruffini, per rinforzare al centro il centrosinistra, rappresenta soltanto una suggestione? No, è qualcosa di più. Se ne parla tanto intorno a lui. Il quale avrebbe il pedigree adatto per svolgere il ruolo di leader politico della zona di mezzo. Viene da tradizioni politiche molto solide: figlio di Attilio Ruffini che è stato più volte ministro Dc e figura di peso nella storia repubblicana; nipote del cardinale e arcivescovo di Palermo, Ernesto Ruffini (1888-1967); fratello minore del giornalista Paolo che è prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Sarà per questo che, tra i dem, quando si parla dell’ipotesi Ruffini, della carta cattolico-progressista che lui rappresenta, si dice sorridendo: «Ci salveranno i preti!».
(da il Messaggero)
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