EXPO, LA DENUNCIA: “HO LAVORATO IN NERO, MAI PAGATO”
GIOVANNI, 26 ANNI, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA: “AL MOMENTO DEL CONTRATTO MI HANNO LASCIATO A CASA”
“Ho lavorato due giorni al padiglione Expo del Belgio, senza essere pagato”. Comincia così la testimonianza di Giovanni Tomasino, 26enne fresco di laurea in Scienze politiche che ha fatto sulla propria pelle l’esperienza di lavorare nel padiglione che ha fatto registrare il primosciopero e la prima defezione di lavoratori dal sito dell’Esposizione universale di Milano.
Il motivo? Una ventina di addetti alla ristoriazione e sala hanno scoperto in busta paga cifre diverse da quelle prospettate e che le due settimane di lavoro antecedenti all’inaugurazione non erano state trretruite.
Hanno incrociato le braccia giovedì e venerdì hanno deciso di fare le valigie per tornare a Bruxelles.
Ma a Giovanni è andata anche peggio.
“Ho lavorato in quello stesso padiglione per due giorni senza essere pagato”.
Da lì un racconto della brutte sorprese in cui può incappare chi cerca fortuna all’ombra dei padiglioni.
“Sono stato lì dall’8 al 9 maggio. Mi sono presentato alle 10.00 all’ingresso ovest di Cascina Triulza, dove trovo un collaboratore del padiglione con altri ragazzi per fare una giornata di formazione come barista presso il padiglione belga”.
Queste le premesse, ecco come proseguono.
“Entriamo in fiera con dei pass non nostri, perchè “tanto non li controllano”. Arrivati al padiglione scopriamo che il bar era ancora chiuso e passiamo la prima giornata a pulirlo e sistemare tutte le cose mancanti, facendo lavoro da magazzinieri.
Ci viene spiegato come usare il forno e verso le 21.00, prima di andarcene, parliamo con un esperto di spillatura che ci spiega che avremmo dovuto spillare solo in bicchieri di plastica e che quindi non era necessario alcun corso accelerato di spillatura”.
E siamo al secondo giorno. “Partecipiamo all’evento di inaugurazione del padiglione servendo qualche birra e qualche croissant gratis. Al pomeriggio, visto che il bar non avrebbe aperto, vengo mandato a lavare i piatti in cucina e verso le 16.00 veniamo convocati per fare finalmente il punto della situazione.
Speranzoso di poter finalmente firmare il mio contratto, mi viene invece detto che avevo finito di lavorare con loro perchè “not fast”, troppo lento.
I ragazzi che erano con me a sentire queste parole si sono messi a ridere pensando fosse solo uno scherzo: tra noi l’ingiustizia è stata da subito evidente”.
Giovanni vive a Buccinasco, a 20 km dall’aera Expo.
Tornerai lì a cercare lavoro? “Francamente no. Certo ci speravo, perchè per un neolaureato un’esperienza formativa anche retribuita poco è un occasione. Ma la formazione lì non c’è mai stata, solo un modo di avere manodopera gratis. Dopo 48 ore non sapevo neppure cosa sarebbe stato di me, come accaduto ad altri. Quando sono tornato a casa mi sono reso conto di aver semplicemente lavorato gratis. E che questo non era giusto”.
“Di sicuro non sono stato “not fast” in quei due giorni di lavoro in cui non ho visto un soldo nè un contratto. Ero lì in nero, sotto la bandiera di uno Stato europeo, sotto gli occhi di milioni di visitatori. Mi sono sentito trattato in modo disonesto, sfruttato. Sarebbe stato più facile far finta di niente, perchè “tanto ci sono cose più gravi”, Cercare lavoro è una sfida in cui è facile farsi cadere le cose addosso e restare giornate a casa a far nulla: non voglio arrendermi”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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