FARE IL COATTO E’ DIVENTATO UN MODELLO DI BUSINESS E CULTURALE
UNO DEGLI YOUTUBER DI “THEBORDERLINE” SI VANTA DELLA POTENZA E DEL COSTO DELLA SUA AUTO. IL MESSAGGIO E’ CHE PER FARE I SOLDI NON SERVA PIÙ LAVORARE; ANZI, SE STUDI, LAVORI E FATICHI SEI UN DEFICIENTE, PERCHÉ I SOLDI SI FANNO PIÙ FACILMENTE FACENDO IL COATTO
Quello che colpisce davvero nella tragedia capitata l’altro giorno a Roma in cui ha perso la vita un bimbo di 5 anni, è il contesto in cui è avvenuta. Non l’incidente stradale in sé. E nemmeno il fatto che siano coinvolti dei ragazzi.
È il contesto a lasciare sgomenti perché ci dice molto di noi, di quello che siamo diventati. Mi riferisco alle “sfide” per alimentare il proprio canale di video in cui si superano prove più o meno incredibili; e – in questo modo – guadagnare soldi.
Qui quattro ragazzi che gestiscono un canale YouTube di medio successo – TheBorderline – affittano una Lamborghini per viverci «per 50 ore di fila».
A spiegare meglio il contesto è un video pubblicato su TikTok qualche istante prima dello scontro con la Smart in cui era a bordo il bimbo con la mamma e la sorellina: qui uno di loro si vanta della potenza e del costo della sua auto («vale un miliardo! Vale quanto Amazon!»; mentre l’altra auto, la Smart, «costa 300 euro usata» al supermercato.
Il costo, i soldi, sono la misura di tutte le cose.
Quel ragazzo fa il coatto insomma, si vede che recita, che esagera, ma in questo modo i follower del canale YouTube crescono e crescono i guadagni del gruppo che così è incentivato a fare challenge ancora più estreme e coatte per avere più successo.
Chiariamo, i coatti, come gli incidenti stradali, ci sono sempre stati. Ma prima almeno c’erano dei filtri: non potevi andare in tv o sui giornali soltanto facendo il coatto. Potevi farlo con gli amici al muretto sotto casa. O al bar. Finiva lì. Eri al massimo un coatto di quartiere.
Ora grazie al web uno ha per palcoscenico, teoricamente, il mondo intero: puoi diventare un coatto planetario. Inoltre se un tempo ti piacevano le auto da corsa e avevi un disagio giovanile serio dentro dovevi essere James Dean per permetterti di morire guidando una spider su una strada della California a 23 anni. Per incarnare «la gioventù bruciata», insomma, dovevi essere in qualche modo «un gigante». Ora invece possono farlo tutti.
Con i social network non sono soltanto crollati i filtri per diventare famosi ma in più gli algoritmi delle società tecnologiche, per massimizzare i loro profitti, premiano contenuti con comportamenti estremi e li fanno diventare «virali». E gli inserzionisti fanno lo stesso: allergici ad ogni possibile recensione critica, ormai preferiscono gli influencer ai giornalisti
Fare il coatto insomma è diventato prima un modello di business – guadagno con le visualizzazioni e i like – e poi anche un modello culturale. Gli youtuber e i tiktoker delle sfide impossibili non si limitano a fare soldi con i like ma in ogni gesto, in ogni frase trasmettono agli altri il messaggio che per fare i soldi non serva più lavorare; anzi, se studi, lavori e fatichi sei un mezzo deficiente, perché i soldi si fanno più facilmente facendo, appunto, il coatto. Va detto che in rete ci sono anche challenge innocue e alcune a fin di bene, ma in generale quest’epoca sarà ricordata come quella che ha consentito di elevare il coatto a una impresa e poi a un modello. È questo il vero problema dei social, e quindi la loro colpa. Ma anche, un po’, la nostra.
(da la Stampa)
Leave a Reply