FESTA DELL’UNITA’ 2014: ALFANO (INVITATO) SNOBBA RENZI E NON VA
L’ELENCO DI CHI CI SARA’ E DI HA DATO FORFAIT
Governo, governo e ancora governo. Ma nella lunga sfilata di ministri che sfileranno al Parco Nord di Bologna, prima festa dell’Unità dell’era Renzi, manca Angelino Alfano, titolare dell’Interno e leader del principale partito alleato del Pd.
Ma non perchè il premier non l’ha invitato, ma perchè lo stesso Alfano ha detto di no. “Il ministro è stato invitato, ma per motivi logistici e impegni precedenti non ha potuto accettare”, confermano gli uomini del ministro.
“L’invito è stato mandato, problemi di agende che non si sono incastrate”, prova a gettare acqua sul fuoco il responsabile delle feste Pd Lino Paganelli.
Non è l’unico ministro a non essere presente a Bologna, con lui anche Federica Guidi, titolare dello Sviluppo.
Ma l’assenza di Alfano spicca su tutte le altre, anche perchè la festa è tutta concentrata sulla sfida di governo, sul programma dei 1000 giorni che fa da filo rosso a tutti i dibattiti.
Di immigrazione e sicurezza si parlerà eccome, negli oltre dieci giorni della festa Pd. Ma a parlarne ci sarà il viceministro Marco Minniti, che da mesi i rumors romani indicano come successore di Alfano al Viminale, nel rimpasto che prenderà il via dopo l’eventuale nomina di Federica Mogherini alla commissione europea.
E che potrebbe vedere Angelino dirottato proprio alla Farnesina.
L’assenza di Alfano brilla anche perchè la pattuglia Ncd è molto folta: i ministri Lupi e Lorenzin e due big come Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello (che si confronterà con il ministro Boschi).
“Impegnatissimo sul fronte immigrazione”, Alfano non aggiunge una riga in più per motivare il suo forfait: “Precedenti impegni e motivi logistici”.
“Capita spesso che dica dei no”, spiegano dal suo staff. Solo che stavolta è un no pesante, un no alla lunga kermesse che Renzi dedica al rilancio dell’azione di governo.
Assenze di peso si segnalano anche in casa democratica, a partire dall’ex premier Enrico Letta, che non risulta presente nel programma.
Così anche la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro, reduce dal duro lavoro sulla riforma della Costituzione.
Il suo nome non compare neppure quando si parlerà , il primo settembre, di legge elettorale: a discutere ci saranno Lorenzo Guerini, Maurizio Lupi e Giovanni Toti, unico big di Forza Italia presente in casa Pd.
Dall’opposizione all’appello ha risposto il leader di Sel Nichi Vendola, nonostante gli ultimi mesi di tensioni con i dem; mancano invece grillini e leghisti.
Il Pd, dopo le polemiche scatenate dall’invito (poi respinto) a Federico Pizzarotti, hanno rinunciato a invitare Luigi Di Maio e Roberto Fico.
“Non vogliamo intrufolarci in casa d’altri per cercare interlocutori”, spiega Paganelli. “Non ci è sembrato che da parte loro ci fosse voglia di dialogare”.
Con Salvini invece ci sarebbe stato realmente un problema di agende incompatibili. Problemi di agenda anche per i due capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda, che non figurano nel programma.
“Ma ci stiamo lavorando”, assicurano dallo staff. Molto presenti sindaci e governatori, da Fassino a Merola, da Zingaretti a Nardella e Chiamparino, Decaro, Enzo Bianco. Così come i giovani della segreteria, da Alessia Morani a Francesco Nicodemo e Davide Faraone e le capolista alle europee, da Alessandra Moretti a Simona Bonafè. Assente invece Pina Picierno.
Ci saranno i due ex segretari Bersani ed Epifani, e così anche Massimo D’Alema (in faccia a faccia con Pierfedinando Casini sull’Europa nell’occhio del ciclone) e Walter Veltroni, con una serata dedicata al suo film su Berlinguer.
Presente anche Rosy Bindi, in una serata dedicata alla lotta alle mafie con Caterina Chinnini e Nando Dalla Chiesa.
E così anche Franco Marini, silurato da Renzi ai tempi della corsa al Colle, che parteciperà a un dibattito (mattutino) con Giorgio Benvenuto sul periodo tra la Grande Guerra e la Resistenza.
Della minoranza spazio anche a Stefano Fassina, che presenterà il suo libro “Lavoro e Libertà “.
Mentre Pippo Civati se la vedrà con Matteo Orfini, Gennaro Migliore e i sindaci Doria e Pisapia sul tema della sinistra.
Molto presenti le parti sociali, nonostante i complicati rapporti col premier: ci saranno i tre leader sindacali, e il leader degli industriali Giorgio Squinzi (a dialogo con Graziano Delrio).
Il numero uno della Cisl Bonanni discuterà di lavoro con il ministro Poletti, Angeletti di burocrazia e sprechi con il ministro Marianna Madia.
A Susanna Camusso infine toccherà un super dibattito il 6 settembre con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il responsabile economico Pd Filippo Taddei.
Lo stesso giorno Federica Mogherini sarà a confronto con il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, uno degli ospiti internazionali di peso insieme al neoleader del Psoe Pedro Sanchez.
A coronare il parterre anche i presidenti delle due Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini.
Tra i giornalisti-moderatori, si segnala una presenza duplice di Monica Maggioni, direttore di Rainews24, che coordinerà un dibattito con Fassino e Zingaretti e sarà ospite in una discussione con Roberta Pinotti e Fabrizio Cicchitto su difesa e sicurezza.
Tra i direttori spiccano i nomi di Mario Orfeo (Tg1), Giovanni Morandi (Qn) e Stefano Menichini di Europa.
Tra le firme presenti anche Maria Latella, Marco Damilano, Fabrizio Roncone, Alessandra Longo e Marcello Sorgi, oltre ai giornalisti tv Serena Bortone, Giuliano Giubilei e Paola Saluzzi.
Spicca l’assenza di habituè delle feste dell’Unità come Bianca Berlinguer ed Enrico Mentana
La serata d’apertura, dopo un dibattito con Sandro Gozi e Piero Ignazi sul semestre europeo, sarà dedicata a un concerto della cantante israeliana Noah e della collega palestinese Mira Awad, perchè “per noi del Pd ci deve essere un’altra strada”.
Secondo il tesoriere Bonifazi, i “conti dell festa saranno in assoluto pareggio, 480 mila euro di costi già coperti da alcuni contratti pubblicitari”.
Bonifazi si è definito “l’uomo del pareggio”, con l’obiettivo di portare in pari i conti del Pd nonostante il taglio del finanziamento pubblico.
Per questo al Parco Nord ci sarà un “banchino” dove sperimentare il 2 per mille (previsto dalle nuove norme), il crowfunding e le iscrizioni online.
A tagliare il nastro domani al Parco Nord non ci sarà Renzi, ma il vicesegretario Debora Serracchiani, insieme al segretario regionale Stefano Bonaccini (possibile candidato anche alla guida della Regione Emilia Romagna).
Il leader chiuderà con un comizio (vecchio stile?) il 7 settembre.
(da “Huffingtonpost“)
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